Storia di Valentino Sciotti: un impero del vino senza vigneti

Qual è il discrimine tra sogno e follia? Si sa, sono condizioni che confinano, a volte persino si confondono.

“Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta”. “Come lo sai che sono matta?”, disse Alice. “Altrimenti non saresti venuta qui”, disse il Gatto.

Andiamolo, dunque, a scovare un gran sognatore folle, o un gran folle sognatore che dir si voglia. Per farlo dobbiamo inerpicarci su per le stradine che, in Abruzzo, lasciata la statale Adriatica poco prima di Ortona, tenendo le onde alle spalle e puntando quindi decisi la Maiella, dopo una ventina di chilometri ci conducono a Crecchio, il nostro Paese delle Meraviglie, 200 metri sul livello del mare, un agglomerato di pietra che profuma di storia, abbarbicato su un costone collinare col suo bel castello medioevale, le viuzze e poi tanti casolari sparpagliati per la campagna ondulata fitta di boschi, olivi, viti. «Nella piazzetta ogni sera era una festa: tutti i contadini della zona, di ritorno dal lavoro, si riunivano ed erano suoni, canti e balli. Era magico», raccontava nonna Rita Baccile, che con la memoria tornava alla sua vecchia contrada proprio dirimpetto a Crecchio, poche centinaia di metri in linea d’aria, non molto più di strada a superare il letto del fiume Moro. Oggi quella contrada, rimasta a lungo abbandonata, è tornata a vita. Si chiama Borgo Baccile, sorta di luogo dell’anima e dell’ospitalità rurale voluto e realizzato da Fantini Wines.

Sgambettava qui in pantaloncini corti – erano gli anni Sessanta e lui li aveva accolti fin dall’inizio, è nato il 2 ottobre 1960 – il creatore di Borgo Baccile, che poi è soprattutto il creatore di Fantini Wines nonché il folle sognatore di cui sopra: Valentino Sciotti, figlio della citata Rita e di Domenico Sciotti, quest’ultimo commerciante di uve e vini d’Abruzzo, una delle zone dove la vite ha la maggior diffusione in Italia. «Sono nato tra i grappoli», chiosa Valentino ricordando quei giorni. E non è difficile dunque capire come tale mondo di riti ancestrali – la vendemmia, la pigiatura, l’assaggio dei mosti… – gli sarebbe rimasto per sempre nel cuore, una passione che avrebbe determinato le sue scelte di vita insieme a un’altra, quella per il ciclismo.

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Un genio in bicicletta

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