Il nuovo “patto di sistema” tra i soci della Federazione Trentina della Cooperazione è stato al centro, oggi, dei lavori dell’assemblea riunita a Trento. Il documento ha avuto l’assenso della maggioranza, nessun voto contrario e sei astensioni: sono le cooperative Dao, le Famiglie Cooperative di Terme di Comano, Aldeno, Pinzolo, Valle di Non, e la Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella.
Erano presenti 189 cooperative su 539, con 446 voti su un totale di 841, pari a 53%.
L’intervento di Diego Schelfi
In apertura di assemblea il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi ha espresso solidarietà ai soci della cooperativa Nicolini Bagno di Pieve di Bono, nata tre anni fa dal coraggio di alcuni ex dipendenti, e qualche giorno fa messa in liquidazione. “La cooperazione è nata per rispondere a bisogni economici e sociali delle persone, non dimentichiamolo mai – ha detto Schelfi – tutto il sistema ci ha creduto, purtroppo è mancato il mercato”.
Per quanto riguarda il documento, Schelfi ritiene che esso rappresenti un ulteriore passo verso la piena responsabilità di essere socio di cooperativa, e di consapevolezza di far parte di un sistema. “Esso introduce alcune regole – ha detto Schelfi – ma non ha alcuna intenzione di limitare la libertà delle singole cooperative e dei loro amministratori. Piuttosto, libertà significa avere tutti gli elementi per poter decidere con cognizione e senza costrizioni. A meno che non si voglia utilizzare l’autonomia come una affermazione di potere, che non va bene.
Il dibattito è stato ampio, qualcuno ritiene che il testo all’approvazione di questa assemblea sia troppo morbido, altri eccessivamente invasivo. E’ semplicemente la sintesi delle posizioni emerse, e nel complesso è un buon documento”.
Sulla formazione degli amministratori e dei dirigenti, Schelfi ha invitato a non separare la formazione tecnica da quella “cooperativa”. “Possedere, da parte dei cooperatori, una ‘base comune’, una idea comune della storia del pensiero cooperativo, aiuta moltissimo ad interpretare il nostro stare nei mercati, il nostro organizzare le imprese cooperative, il nostro modo originale di esercitare la professionalità a tutti i livelli: da quelli manageriali a quelli organizzativi e manuali”, ha affermato il presidente della Cooperazione.
Le politiche di genere. Schelfi ha sottolineato l’importanza di considerare, nella vita delle cooperative così come nella composizione die consigli di amministrazione, la parità di genere come elento qualificante e strategico. “Le donne sono state il pilastro della nostra economia rurale, devono continuare ad esserlo anche nella cooperazione”, ha concluso.
I contenuti principali delle “linee guida” su cui dibatte l’assemblea
Un primo gruppo di proposte riguarda il rapporto tra Federazione, organismi di secondo livello e società di base e gli strumenti per prevenire le criticità attraverso un uso responsabile dell’autonomia; il secondo è dedicato al tema della formazione e dello sviluppo delle competenze, culturali, gestionali e tecniche della classe dirigente del movimento; il terzo gruppo, infine, è dedicato al tema della partecipazione dei soci e del controllo democratico della cooperativa.
Sviluppo coordinato del sistema
Al fine di prevenire tempestivamente l’insorgenza di eventuali criticità, il presidente o il direttore della Federazione potrebbero, con richiesta motivata, intervenire nei consigli di amministrazione ed eventualmente in assemblea dei soci per informare su fatti dai quali può derivare pregiudizio per l’attività della cooperativa o per lo sviluppo del sistema.
Sullo stesso filone della prevenzione, le assemblee dei soci potranno prevedere, in sede di approvazione del bilancio, l’importo massimo degli impegni finanziari passivi che la società può assumere. Gli amministratori dovranno richiedere specifica autorizzazione dell’assemblea per nuove operazioni che superassero tale limite. I soci, dal canto loro, dovranno impegnarsi a non lasciare la cooperativa se d’accordo, mentre potranno recedere in caso contrario.
Formazione alla cultura e imprenditorialità cooperativa
La formazione degli amministratori e dei dirigenti del movimento è diventata ormai esigenza imprescindibile per garantire in maniera efficace lo sviluppo delle cooperative.
Le cooperative saranno tenute a predisporre un piano formativo per gli amministratori, i sindaci e il gruppo dirigente, i cui contenuti potranno essere determinati in modo autonomo da ciascuna cooperativa, tenendo conto delle linee guida di carattere generale che saranno predisposte dalla Federazione, di intesa con gli altri organismi centrali del movimento e con la società Formazione Lavoro.
Partecipazione e controllo democratico dei soci
Il documento elenca una serie di indicazioni, che potranno essere recepite dalle associate, riguardo la rieleggibilità degli amministratori e dei sindaci, il coinvolgimento dei lavoratori dipendenti, l’incremento della base associativa delle cooperative, le modalità di svolgimento delle assemblee e l’elezione delle cariche sociali. Tutti strumenti volti a migliorare la partecipazione democratica e la trasparenza nel rapporto tra amministratori, management e soci.
IL DIBATTITO
Giuliano Beltrami – componente cda Federazione e presidente fc Val del Chiese
Non sono d’accordo su tre aspetti.
Primo: la formazione preventiva. Pur sostenendo da anni l’obbligatorietà della formazione per gli amministratori, trovo francamente fuori luogo l’idea di effettuare la formazione prima che un candidato sia eletto. Perché non far sottoscrivere ai candidati l’impegno a formarsi qualora eletti? Sarebbe più ragionevole.
Secondo: l’impossibilità di candidarsi per un socio ex dipendente per i primi tre anni dopo la sua uscita dalla cooperativa di cui era dipendente. Non mi convince. Ma voi pensate che, aspettando tre anni, il rancore passi all’eventuale licenziato? La vendetta è un piatto che si serve freddo.
Terzo: passaggio in assemblea per uscire dalla Federazione o dal consorzio di secondo grado. Ritengo che debba essere il cda della coop a decidere e non l’assemblea. Non credo ai cda a sovranità limitata. Stare o non stare in Federazione o in un consorzio di secondo grado non può essere una norma statutaria.
Alcune considerazioni.
Non dirò che la montagna ha partorito un topolino, ma credo che la signora attempata, cioè la Federazione, abbia fatto un po’ di lifting dopo 120 anni. Ma era di questo che avevamo bisogno. Avrei preferito che si nominasse un gruppo di lavoro per una sorta di rifondazione. Avrei preferito che ci si lavorasse un anno o due per portare a casa una vera riforma del nostro movimento. Il problema è serio. Gruppo di lavoro scelto non tra persone oberate di lavoro che si trovano a spot ma un gruppo di lavoro composto da uomini e donne di buona volontà e di competenza della base e non trovandosi tutte le settimane. Altrimenti corriamo il rischio dell’inutilità di un documento, di un lifting, di un maquillage.
Schelfi precisa che la formazione preventiva non esiste. Si raccomanda l’organizzazione di corsi formativi anche per i soci.
Erman Bona – presidente Cr Mori Val di Gresta
Se c’è qualcosa da dire ai nostri cda e ai nostri soci è giusto che la Federazione venga a parlare di una determinata cosa.
Formazione: le nostre società sono così complesse che le persone elette dalla base hanno necessità di seguire un adeguato percorso di formazione.
Suggerimenti. Di gente preparata ne abbiamo tantissima ed è giusto che dopo tre mandati ci sia qualcun altro. E nel sacco di persone che il movimento cooperativo ha, ce ne sono di particolarmente preparate.
Mauro Rizzi – presidente della Fc Campitello di Fassa
E’ possibile creare buoni cooperatori per statuto? Di carte, regole, statuti ne abbiamo abbastanza. I vertici degli organismi centrali non sono mai stati cacciati dalle nostre cooperative e dalle nostre riunioni, ma anzi spesso sono stati invitati proprio per legittimare determinate scelte.
La formazione deve essere libera, fruibile e interessante. Non mi sembra giusto accollare per Statuto ulteriori obblighi ai nostri cda. La formazione preventiva non blinda gli attuali amministratori? Forse è il caso di considerare le persone per ciò che valgono e non per ciò che costano.
Non temere chi ragiona con la propria testa e non riempire i cda con yes man.
Luca Rigotti, vicepresidente Mezzacorona
Una convinzione: è stato un grande lavoro di mediazione e credo debba essere l’inizio di una discussione interna più che calare regole dall’alto. Più partecipazione e intercooperazione. Il sistema è valido: le cooperative sono nate nella crisi, contro la crisi. Hanno superato periodi molto difficili. Oggi ci sono elementi di crisi che provengono dall’esterno. Le crisi passano, il sistema ci sarà ancora. Magari diverso ma con gli stessi principi.
Maggiore discussione al proprio interno, le regole calate dall’alto sono da evitare. Serve partecipazione e non regole coercitive perché rischiano di allontanare il socio dalla cooperativa di primo grado e il socio dalla Federazione.
Se al socio diamo il giusto valore nelle assemblee, diamo credibilità nel gestire l’azienda. Il socio fugge quando non siamo in grado di dare una via di uscita dalla crisi. Condivisione dal basso, intercooperazione per riuscire a creare economia e capitale civile.
Mauro Ferretti, presidente Consorzio elettrico di Storo
Porto un esempio di una cooperativa molto particolare e molto anomala, che però conta oltre 3000 soci.
La cooperazione è una ricchezza straordinaria e i trentini sono maestri in questo. Ricchezza economica e sociale e tutto nasce dal punto di partenza che è il socio, cioè il cittadino.
La vecchia signora ha 120 anni e forse bisogna rifondare qualcosa. Rifondare può essere un passaggio morbido a partire dalla presa di coscienza su aspetti sociali ed economici del territorio. Il 10% della popolazione in Trentino ha sofferenze economiche: una enormità per un territorio ricco, autonomo.
Il concetto di formazione è un elemento essenziale di fronte alla fotografia che abbiamo davanti ai nostri occhi. Abbiamo un modello delle nostre cooperative che abbiamo educato più che formato. Ma non obbligatoriamente facendo frequentare dei corsi. E’ segno che è arrivato a maturazione questo rinnovamento che deve avvenire gradualmente.
Altro termine importante: libertà. Se sono libero devo esserlo anche nel nominare quella persona perché credo abbia i requisiti per rappresentarmi. E non la voglio vedere rieducata per legge, per norma. Vorrei che i nostri cda invitassero e non obbligassero i loro componenti a frequentare corsi di formazione. La coercizione non è un termine che si adatta alla cooperazione.
Francesco Bettalli, cooperativa Grazie alla vita
Il cda della cooperativa ha giudicato positivamente quanto contenuto nel documento. Era opportuno farlo.
Primo: necessità di adottare il piano formativo obbligatorio. Nessuno di noi ha dubbi sull’importanza della formazione per il ruolo che andranno a ricoprire. Perplessità sulle modalità.
Secondo: il rapporto con la politica. La consapevolezza è il patto, è uno strumento anche educativo. Per assicurare indipendenza occorre qualche passo in più- Spronare a forme di subalternità o ventilato collateralismo potrebbe condizionare l’azione sociale e imprenditoriale.
Terzo: la mutualità interna del nostro sistema. Crediamo nel valore del movimento per il bene di tutti. Convenzione che si deve dimostrare con i fatti quando le cose non vanno bene. In presenza di una situazione di crisi, i primi a mettere mano al portafoglio dobbiamo essere noi cooperatori. Impegno mutualistico comune. Almeno a livello di consapevolezza. Imparare a sfruttare le sinergie del sistema.
Presidente di cooperativa
Non è stato preso in considerazione un elemento che fissi delle quote di giovani all’interno dei consigli di amministrazione. Non ci sono idee maschili buone e idee femminile cattive e viceversa ma ci sono le buone e le cattive idee.
Barbara Grassi, presidente Associazione Donne in Cooperazione
Formazione: ottimo punto di partenza per favorire un concreto processo di cambiamento culturale per una cooperazione moderna, competitiva, democratica.
Mi auguro che i temi e le riflessioni possano trovare spazio di dialogo, riflessione e confronto costruttivo. Con l’orgoglio di cooperatrice il nostro movimento si dimostri all’avanguardia. Un grazie anche al nostro presidente, nostro grande sostenitore.
Luciano Imperadori – Strenna Trentina
I guai sono arrivati quando abbiamo voluto scimmiottare gli altri, quando abbiamo voluto costruire modelli che non ci appartenevano. Quando abbiamo abbandonato il modello Raiffeisen che colloca la Federazione al centro e non al vertice. Un modo per riaffermare la centralità della Federazione non in senso impositivo ma di appartenenza a un sistema. I soci non sono solamente soci della cooperativa ma di un sistema e allora, in questo, certe regole sono opportune. Ritengo che i soci devono avere la responsabilità se uscire o no dal movimento cooperativo. E quindi l’assemblea deve essere coinvolta in questa decisione.
Sergio Vigliotti – direttore Risto 3
Primo: avevo chiesto che si intervenisse con una profonda riorganizzazione ancora prima dell’ultima elezione. E mi ritrovo con alcune proposte parziale, alcune irricevibili.
I tre punti li ha esposti Giuliano Beltrami in precedenza. Aggiungo alcune cose. Se vogliamo far crescere le persone possiamo portarli nel cda. Non è accettabile esistano figli e figliocci, chi può e chi non può essere eletto. Se il cda decide di aderire agli organismi centrali non può che essere il cda a determinare l’uscita dagli organismi centrali.
Nella storia della Cooperazione Trentina c’è un punto che ci ha fatto decidere di creare le cooperative: il mangiare, comprare le sementi per la stagione dopo. Oggi il punto centrale è il lavoro. Qui non si parla di lavoro. E’ un momento centrale. Non possiamo fare un documento di questo genere senza parlare di lavoro oggi. Lo dico come società cooperativa che ha il maggior numero di dipendenti in Trentino.
Proposte nel cda: sono contro i presidenti eletti dall’assemblea.
Rilanciare le fusioni anche in altri settori: credito, consumo, e in altri settori dove le problematiche cominciano ad esserci.
Concludo con una citazione di Sant’Agostino. La speranza ha due fini: la rabbia come grinta necessaria da parte di tutti noi e il coraggio di innovare, di fare le cose. Fondamentali per evitare di rimanere ancora fermi.
Primo Vicentini – presidente Cr Bassa Valsugana
Nel merito delle proposte abbiamo condiviso il buon senso che le caratterizza e il conseguente adattamento alle singole realtà.
Poiché la Federazione interviene per salvare il sistema deve avere il diritto di garantire consulenze e verifiche per attenuare difficoltà del singolo. Riteniamo ovvio che gli esponenti della Federazione abbiano il diritto dovere di prendere la parola come riteniamo opportuna la formazione per gli amministratori.
Confermiamo la nostra valutazione positiva sulle linee guida del documento che ci rafforzano nella convinzione, come Cassa Rurale, di aver lavorato al meglio negli anni scorsi.
Pamela Gurlini – Associazione Giovani Cooperatori
Inserire più giovani nella base sociale delle cooperative perché, considerato il rinnovato interesse dei principi e dei valori del nostro movimento, possano portare linfa nuova. Fondamentale se vogliamo affrontare concretamente l’innegabile problema dell’invecchiamento della base e del ricambio generazionale.
Francesco Pederzolli – presidente Coop Consumatori Alto Garda
La valutazione del nostro cda è stata positiva perché al nostro interno queste proposte sono applicate praticamente da sempre. E’ un inizio per migliorare il nostro essere cooperatori.
Giorgio Turri, presidente Famiglia Cooperativa Val di Non
Per il recesso dalla Federazione il nostro statuto prevede già il passaggio dall’assemblea.
La formazione è necessaria per tutti ma non deve essere imposta nei contenuti o dove deve essere fatta. Mi pare di capire che tutti i problemi sono delle cooperative. Ma la Federazione ha fatto il possibile per evitare queste situazioni? I soci della Federazione devono essere tutti uguali, nei diritti e nei doveri.
Lino Orler – direttore Cla
Questa Federazione “eppur si muove” anche se a mio avviso ci vuole più coraggio. Abbiamo bisogno di una realtà che sia più profondamente cooperativa. Essere rete vuol dire continuare a muoversi.
La formazione serve moltissimo a tutti i livelli e non solo a quelli che vengono eletti ma deve essere estesa a tutti i soci. E non sono d’accordo che come socio sia il cda a decidere tutto. Le linee strategiche devono essere discusse nell’assemblea e i soci vengano portati a ragionare su questo.
Sulla presenza della Federazione: riteniamo giusto ci sia. Anzi come Consorzio noi invitiamo sempre un rappresentante della Federazione ai nostri cda e a noi dispiace registrarne l’assenza per altri impegni assunti dall’invitato.
La risorsa femminile è forse più valida di quella maschile. Lo vedo quotidianamente nella mia esperienza.
Marina Castaldo – presidente Movitrento
Molto di quanto contenuto nel documento viene applicato dalla nostra cooperativa.
Formazione: fondamentale anche per far capire cosa significa lavorare in cooperativa come avviene per tanti nostri collaboratori stranieri.
Donne: auspico l’impegno della Federazione perchè nel suo cda ci sia almeno una donna per settore. Cerchiamo di avere un po’ di coraggio. Cerchiamo di essere innovativi anche in questo campo. Come dice il prof Morelli invito a modificare il “Siccome è difficile non si fa” in “Nonostante sia difficile ci proviamo”.
Mario Ventura – presidente Fc Fiemme
Quanto è contenuto nel documento è sostanzialmente condivisibile.
Proposta: ma perché la formazione non viene gestita dalla Federazione prendendosi l’onere di organizzare per gli amministratori di cooperativa di una determinata zona due tre incontri all’anno nelle comunità di valle?
Patrizia Montermini – vicepresidente Cr Caldonazzo
Mi sono resa conto che nella cooperativa è importante essere uniti. Per il bene di tutti è importante accettare queste proposte confrontandosi all’interno della cooperativa e con gli organismi centrali. Importanza quote femminili e giovanili.
Silvano Deavi – presidente Consolida
Viviamo un momento di miseria: decadimento dei valori e propensione all’egoismo e all’individualismo. Cooperazione: strumento per coltivare valori e seminarli.
Regole: non scelte individuali ma di sistema. Dovere che compete agli amministratori attuali. Aderire alle regole è una libera scelta. Aderire non perché imposte dall’alto ma perché la comunità trentina ha bisogno di un sistema cooperativo sparso sui territori.
Più giovani e donne per proporre Cooperazione come soggetto innovativo che merita un futuro.
Renato Dalpalù – presidente Sait
Il consiglio di amministrazione del Sait ha condiviso il documento nella sua struttura, anche se non all’unanimità. Non documento di regole ma un lavoro, una linea di direzione, un pensiero sul quale evidentemente bisogna costruire.
Sistema: dobbiamo capire e metterci d’accordo se Cooperazione Trentina si ritiene un sistema cooperativo. Perché se si ritiene tale è logico e doveroso che, una uscita dalla Federazione, è una delibera di carattere strategico e diretta conseguenza dell’aver sentito il parere preventivo dei soci.
Collaboratori: non esiste un ostracismo da parte degli amministratori a impedire una entrata dei collaboratori nei cda.
Elena Cetto – presidente Cooperativa La Srada
Tutto parte dalla volontà di applicare queste regole e questi principi. Come giovane e come donna: non vogliamo prendere il posto a nessuno. Chiediamo di farci un po’ di spazio e di camminare insieme.