Mirabella e il coraggio di credere nel Pinot Bianco

Potrebbe essere definita la Maison del Pinot Bianco, vitigno difficile e delicato, che soffre molto le instabilità climatiche. Ma Mirabella ha sempre amato il suo carattere elegante e distintivo «perché in gradi di interpretare al meglio il terroir della Franciacorta, restituendo un’espressione del territorio autentica e radicale». Così, degli attuali 78 ettari di Pinot Bianco  coltivati in provincia di Brescia, Mirabella ne conta ben il 9%.

E parte dal Pinot Bianco la serie di tre nuove etichette che la cantina, che da poco ha festeggiato i 40 anni, ha dedicato ai monovitigni che più la rappresentano: Pinot Bianco, appunto, Chardonnay e Pinot Nero. Manca poco al lancio sul mercato, previsto per inizio 2020, ma io ho avuto la fortuna di poterli assaggiare in anticipo, qualche mese fa, ed erano già tutti e tre davvero interessanti. A colpirmi in particolare Pinot Bianco e Chardonnay. Tutte e tre le etichette riposano 36 mesi sui lieviti e sono non dosati.

Il Pinot Bianco Metodo Classico in purezza di Mirabella, in particolare, stupisce per le sfumature e la persistenza, unite a un perlage elegantissimo. «Abbiamo pensato tante volte di omaggiare in termini assoluti quella che è da sempre una delle note stilistiche di Mirabella: il Pinot Bianco. Vitigno, che insieme al Pinot Nero, inaugura la storia della Franciacorta, ma che negli anni si è perso – dichiara Alessandro Schiavi, che con il padre Teresio e il fratello Alberto conduce Mirabella -. Noi non l’abbiamo mai tradito, convinti della sua unicità, del suo carattere elegante e distintivo; l’abbiamo accudito in vigna con pazienza e amore e oggi è arrivato il momento di indagarlo in purezza, restituendoci allo stesso tempo un’espressione del territorio autentica e radicale. Autentica perché il Pinot Bianco è l’uva in grado di far “parlare” il nostro terroir senza maschere, mantenendo la sua sottile e costante personalità; radicale perché non potrà essere denominato Franciacorta, ma vogliamo che ne sia nostra rappresentazione pura e semplice».

Un nome, quello di Mirabella, forse oggi ancora non così conosciuto come meriterebbe, ma che è tra i fondatori del Consorzio Franciacorta. Oggi conta su una produzione di 300mila bottiglie all’anno per 57 ettari totali, dal 2018  certificati biologici interamente.

Oltre al cofanetto dei monovitigni per i suoi primi 40 anni Mirabella ha lanciato anche la versione rosé del suo vino si punta, il DØM Rosé, prodotto con le uve raccolte a mano dai vigneti storici di Mirabella, i Cru di Paderno: Pinot Nero per il 60%, Pinot Bianco per il 25% e per il 15% Chardonnay. Alessandro Schiavi, enologo della Cantina, descrive così il nuovo Rosé: «Sorprendente e carnoso, si apre nel bicchiere con i colori di un tramonto dalla velatura antica. Il Pinot Nero regala note pungenti di sinuosa speziatura che virano in una brezza fumosa, elegante e netta. La rotondità golosa delle bacche rosse selvatiche viene rincorsa dalla dolce effervescenza del pompelmo rosa. Chiude materico, denso e appagante». L’affinamento è sui lieviti per almeno 100 mesi, per poi riposare in bottiglia almeno 6 mesi dopo la sboccatura.

Quattro Franciacorta da assaggiare.

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