Ecco perché il Mercato FIVI è sempre meglio

PIACENZA, 29 novembre – Dopo averlo presentato qualche settimana fa, sono stato a visitare il Mercato FIVI di Piacenza per GeishaGourmet.com. Al popolo dei Vignaioli indipendenti sono affezionato da tempo e ad alcuni di loro pure legato da un’amichevole conoscenza, il che non m’impedisce di mantenere il consueto atteggiamento critico anche nei confronti delle loro iniziative: mica per niente mi chiamano il Prof!

Il problema – si fa per dire – è che qui a Piacenza, anno dopo anno, c’è sempre meno da criticare, segno evidente dell’attenzione e dell’ascolto degli organizzatori. Per quanto si tratti di un classico padiglione, la sede è stata resa più confortevole dall’allestimento di un vero bar: servizio fondamentale, anche solo per un buon caffè o un semplice bicchiere d’acqua, soprattutto in questa circostanza… Per la seconda volta il ristorante è firmato dai fratelli Spigaroli (scusate se è poco) ed è stato ampliato con qualche tavolo in più, così la coda è tollerabile anche all’ora di punta.

L’ampiezza degli spazi resta l’elemento distintivo del Mercato. Le larghe corsie tra le lunghe file di banchi d’assaggio permettono l’agile transito dei carrelli da supermarket, sempre più numerosi e carichi di bottiglie, di scatole e persino di casse, malgrado il galoppare della crisi: d’altro canto, un buon vino può essere un regalo natalizio conveniente per chi lo fa e molto gradito a chi lo riceve.

Bottiglie_logo_FIVI

Qui si parla con i produttori senza dover ululare né tendere l’orecchio, degustando con calma varietà e tipologie che rappresentano l’intera Italia vinicola, raccontate dalle dirette voci di chi in vigna e in cantina mette impegno e fatica. Si scoprono vini e vitigni dimenticati e recuperati, antiche tradizioni declinate modernamente, anziani vignaioli tecnologici a tu per tu con giovani neoconservatori: «Cioè, io questo rosso non lo tocco proprio, come viene viene». A volte non viene poi tanto bene, ma poco importa.

Mercato_2

E i banchi, a ogni edizione, continuano ad aumentare di numero (sono arrivati a 265); la qualità media degli assaggi pure, tanto da rendermi impossibile darvi suggerimenti precisi. Preferisco dedicare qualche menzione, tutta mia, ad alcuni Vignaioli che ho conosciuto – o riconosciuto – in questa occasione, indicando una e una sola loro bottiglia che mi ha colpito e ho portato a casa. Non me ne vogliano tutti gli altri, ché alla FIVI tengo davvero!

La sorpresa: Vignai da Duline, San Giovanni al Natisone (UD). Federica e Lorenzo sono una coppia originale «tornata in sinergia con la Terra»; Morus Alba (IGT delle Venezie Bianco, da malvasia istriana e sauvignon) è in completa sinergia con le mie papille gustative.

La conferma: Longariva, Borgo Sacco di Rovereto (TN). Trentanove vendemmie per arrivare a una gamma molto ben assortita; Graminè (IGT Vigneti delle Dolomiti, da pinot grigio) è un rosato imperdibile, dal bel colore buccia di cipolla.

Trentino-bis: Bellaveder, Maso Belvedere di Faedo (TN). Se qualcuno ha pregiudizi nei confronti dei vitigni incrociati, un solo assaggio di San Lorenz (DOC Trentino, da Müller-Thurgau) glieli farà passare immediatamente.

La principessa: è Elisa Mazzavillani della cantina Marta Valpiani, Castrocaro Terme (FC). Tempra romagnola con volto di porcellana, protagonista del rilancio del sangiovese – che propone in varie interpretazioni -, è pregata dal sottoscritto di continuare a produrre anche l’unico bianco Delyus (da albana, pignoletto e grechetto). Grazie.

Col fondo fuori dal Veneto: Roberto Porciello della Cascina Boccaccio di Tagliolo Monferrato (AL), giovane “dolcettista” della DOCG Ovada, ha sperimentato un bianco frizzante rifermentato in bottiglia sur lie. L’ha battezzato Infernot: a me è piaciuto.

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Commenti

  1. Una bella e onesta recensione. Condivido le note e mi segno i produttori, tutti ancora da provare per me. Anche io ho lasciato le mie impressioni e una mia lista di segnalazioni sul Blog di Trovino

    a presto e buon inizio settimana

    Massimo

    • Luca Amodeo
    • 1 Dicembre 2014

    Grazie per l’apprezzamento, gentile Massimo.
    Non sarò certo io a giudicare la “bellezza” dei miei stessi pezzi; l’onestà, quella sì, sono sicuro di metterla in ogni parola.
    Al piacere di incrociarci di persona, magari sulle colline del mio Oltrepò!

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