Non chiamatelo Mezcal né, tantomeno, Tequila. Agalía è sì un distillato di agave, ma non solo: tra le botaniche si trovano fichi d’india, arance, limoni verdello e persino foglie d’ulivo. «Quanto di meglio possa rappresentare la Sicilia», spiega uno dei fondatori di Agalìa, Federico Vincenzi.
Agalìa è un progetto che parla di Sicilia in ogni dettaglio, nato dalla passione di quattro amici che hanno infuso competenze e ambizioni nella creazione di un innovativo distillato d’agave di 43,3 gradi alcolici, un prodotto che ha richiesto anni di ricerca prima di giungere al risultato finale. Un viaggio iniziato oltre dieci anni fa, dalla passione di Federico, Michele Di Carlo, Davide Fregonese e Augusto Prusso, anime e corpo del progetto. Provenienti da esperienze diverse e affini al contempo, Michele (unico custode della ricetta Agalìa), “Gustosofo”, ha portato nel progetto la propria esperienza internazionale e pluriennale di mixology, distillazione e analisi sensoriale. Federico, sommelier insignito di numerosi riconoscimenti e imprenditore nel food e beverage aggiunge al team la sensibilità legata al settore.
La visione e la progettualità sono parte del background di Davide e Augusto. Davide, dopo una carriera internazionale nel risparmio gestito, è imprenditore nel settore agro alimentare e “startupper”, Augusto, imprenditore nell’ambito assicurativo e finanziario condivide con i compagni il desiderio di innovazione in un campo che emoziona tutti.
Per la grande ricerca che ha definito il percorso di lavoro, Agalìa è una società riconosciuta come “impresa start-up innovativa”.
«Abbiamo acquistato delle botti di Marsala – spiega Federico – dove sta riposando Agalìa per uscire con una versione Riserva, tra 3 anni. Oltre a questo stiamo iniziando una coltivazione di agave nel messinese. Stiamo iniziando rapporto di collaborazione con l’ente parco di Pantelleria per avere una sorta di piccola vetrina di tutti gli ingredienti di Agalìa, una sorta di campo sperimentale. E poi vorremmo anche contribuire al rifacimento di un giardino pantesco da noi curato dove avere all’interno una o più delle nostre botanico, adiacente al campo sperimentale».
Un condensato di sicilianità, a partire dal brand, dalla sonorità tipicamente “sicula”, un nome che nasce dall’unione tra “agave” e “Rosalia” (Santa Rosalia è Patrona di Palermo e Protettrice della Sicilia).
«L’idea era quella di dare vita a un prodotto originale, totalmente inedito. Dopo attenti studi, prove e ricerche, abbiamo scelto come ingrediente principale l’agave, detta localmente zammara o zabbara, una pianta che ha una storia lunghissima in Sicilia utilizzata per delimitare i campi o per scopo ornamentale, capace di conferire una forte impronta distintiva al gusto e arricchito di note aromatiche grazie alle botaniche di Sicilia». Nel ventennio fascista nella zona di Messina, per seguire la politica autarchica di autonomia, utilizzavano coltivazioni di zammara per fare i tessuti, utilizzando la foglia (mentre per produrre Agalìa viene utilizzata la pigna).
Agalìa ha un colore giallo/verdolino trasparente, e intrigantissime note di frutta candita, la freschezza degli agrumi, l’imponenza dell’ulivo oltre ad altre botaniche di Sicilia, e ancora peculiari note fumé, salmastre e minerali (per via dell’utilizzo di acqua di mare purificata per tagliare la parte alcolica). Senza zuccheri aggiunti, la nota alcolica (43,3 gradi) di Agalìa non è troppo presente, la morbidezza del sapore prevale lasciando a lungo una gradevole percezione che avvolge. L’abbinamento più curioso? Sicuramente con il panettone, provare per credere.
Prodotto esclusivamente in Sicilia, Agalìa è racchiuso in una bottiglia da 0,50 litri (65 euro), decorata con il logo serigrafato e con una piastrella di ceramica di Caltagirone numerata e applicata a mano su ogni singolo contenitore. Su ogni piastrella compare – in blu – il profilo stilizzato della Sicilia avvolto da una raggiera di petali gialli e blu ispirati dalle foglie d’agave e dipinti nei colori del sole e del mare tipici di queste terre. Sul retro di ogni piastrella si trova scritto a mano il numero progressivo di ogni singola bottiglia.
Da bere liscio come after dinner, Agalìa è perfetto anche per la mixology, tanto che c’è già un cocktail “Tramonto a Selinunte”, ispirato ai caldi tramonti estivi della Sicilia, un drink fresco ed esuberante che riflette il calore degli ultimi raggi di sole e cattura quel momento magico e unico di fine giornata, dove si incontrano i colori della Sicilia, intensi e indimenticabili, la cultura, i profumi e le tradizioni di una terra meravigliosa, e dove Agalìa, principale ingrediente del cocktail, va a mescolarsi al succo d’arancia, al nettare di fico d’India e di melograno. Da servire on-the-rocks e decorare con una fetta di arancia di Sicilia.
Tramonto a Selinunte, la ricetta
4 cl Agalìa
10 cl succo d’arancia bionda
2 cl succo di fico d’India
2 cl nettare di melograno
Decorare con ½ fetta d’arancia o spicchio di pompelmo