A proposito dei posti "No kids"

Oggi sul Corriere della Sera c’è un articolo che racconta lo sbarco anche in Italia di esercizi pubblici e hotel che bandiscono i bambini. In realtà anche in Italia c’erano già da tempo dei villaggi turistici in cui non erano ammessi i bambini di età inferiore ai – mi pare – 12 anni, ma è dalla Germania che questo fenomeno sta dilagando e arrivando anche nel nostro Paese. Sacrosanto dire che a nessun essere umano deve essere privata la libertà di accedere in un locale, hotel, aereo o qualsiasi altra cosa sia, ma non posso non porre delle osservazioni a tanti commenti scandalizzati che ho letto sul blog del Corriere e su Winenews, solo per citare un paio di spazi internet che ho visionato.

Delineiamo alcuni scenari:

√ Quella volta che non vedevate l’ora di pranzare romanticamente in quella trattoria di pescatori in riva al mare e stava andando tutto bene finchè al tavolo a fianco al vostro non è arrivata una coppia con pupo di circa 3 anni che non ha fatto altro che piangere tutto il tempo sotto gli occhi amorosi di mamma e papà che non facevano nulla per farlo tacenere, nemmeno provare a tranquillizzarlo dandogli il ciuccio. Non sarebbe stata cortesia e rispetto per gli altri commensali alzarsi e provare a far smettere di piangere il figlio fuori dal ristorante?

√ Quella volta che, finalmente sull’aereo per la vostra vacanza sul Mar Rosso o, peggio ancora perchè sono più ore di volo, alle Maldive o a New York, vi capita davanti o qualche fila più in là la famiglia con bambino neonato che piange a intervalli regolari per tutto il viaggio e magari, quando c’è da cambiargli il pannolino, mica si va nella toilette: no, lo si cambia lì, sul sedile davanti al tuo, così oltre ad averti stordito con le urla, ti stordisce anche con le esalazioni…

√ Quella volta che sei a cena in hotel e tutti i bambini ospiti scorrazzano indisturbati col benestare dei genitori, perchè sono bambini, mica li puoi tenere fermi (!!!!) poverini (!!!).

√ Quella volta che in spiaggia pensavi di farti una bella ronfanta sotto l’ombrellone e invece hai come vicini mamma, nonna e bambina carina a cui va di giocare e sguazzare: ma visto che mamma e nonna sono un po’ stressate non fanno altro che urlarle dietro tutto il tempo. E il tuo pisolino va su per il camino, così come il tuo relax e la voglia di stare in spiaggia.

Episodi di questo genere sono capitati a voi e a me. E onestamente mi hanno irritata moltissimo. Ma ad irritarmi non erano tanto i bambini, quanto i genitori:

√ che portano bambini troppo piccoli al ristorante. Le nonne o le baby sitter le hanno fatte per qualche motivo.

√ che non hanno rispetto per nessuno e che visto che hanno figli e tu no (oppure lo hai lasciato a casa, oppure il tuo lo hai educato diversamente) probabilmente vogliono mettere in pratica il proverbio “mal comune mezzo gaudio” per sentirsi meno soli, obbligandoti ad ascoltare i loro bambini frignare, scorrazzare per i corridoi degli hotel a tutte le ore, venirti sotto la sdraio in spiaggia, ecc ecc

√ che a urlare contro i figli fanno più casino loro che quelle povere creature. Stressando tutto il mondo che li circonda.

In due parole, è la mancanza di educazione e rispetto per gli altri che hanno portato alla nascita dei posti “no kids” o “children free” come li volete chiamare. Non è bello da dire, lo so, ma ogni tanto dobbiamo anche fare mea culpa e non solo additare di razzismo tutto o e tutti senza fermarci a riflettere.

 

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