Slow Wine bastona le cantine sociali Trentine. Ecco tutti i vini d’Italia secondo la guida di Slow Food

«Il mondo enologico Trentino vive una strana dicotomia: il 90% della produzione viticola è controllato dalle cooperative, di cui sono soci i tanti piccoli e piccolissimi produttori di uve della regione. Il mondo della cooperazione in passato ha giocato un ruolo decisamente importante per il territorio: ha garantito reddito e sicurezza ai numerosi contadini che, possedendo pochi filari, non avevano intenzione di dedicarsi alla trasformazione delle uve. Di recente, però, strategie commerciali poco felici e incomprensibili desideri di crescita nelle dimensioni hanno portato questo mondo produttivo a un momento di crisi, con la conseguente diminuzione della redditività per i soci. D’altro canto, resta la produzione dei piccoli vignaioli indipendenti che, se nei numeri sono assolutamente minoritari – gestiscono tutti assieme il restante 10% del territorio vitato –, hanno invece un ruolo primario per qualità dei vini e immagine trasmessa all’esterno. I vignaioli tengono alto il nome di una regione che altrimenti sarebbe considerata semplicemente un luogo di vini di discreta qualità proposti a prezzi assai contenuti».

Hanno detto niente…

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Commenti

    • curioso
    • 11 Ottobre 2011

    Cara Geisha,abbiamo letto che è stato presentato il Piano Vino 2012. Se là dentro trovassimo risposte a questa situazione, saremmo a buon punto, no? E se il piano è finanziato totalmente da fondi pubblici dovremmo poterlo vedere, o no? Hai risposte?

    • Geisha Gourmet
    • 11 Ottobre 2011

    Caro Curioso, attendo come te di vederlo, seppur sia poco in Trentino in questo periodo turbolento di tourbillon di eventi… Ma, se per caso passando su qualche scrivania tu lo avvistassi, ti prego di farmelo avere subito 😉

    • curioso
    • 12 Ottobre 2011

    Cara Geisha, da quello che ho sentito dire, il Piano 2012 ripropone pari pari obiettivi, strategie ed azioni simili al 2011. Spero tanto che non sia vero. Sia perchè il Piano di quest’anno non ha dato i risultati attesi, con buon pace dell’autocelebrazione, sia perchè con la crisi perdurante (con buona pace di chi dice che ne siamo già fuori) c’è bisogno di ben altro. Ossia di prendere finalmente il sacco in cima, rivedere il tutto, dalla vigna alla bottiglia e non limitarsi al maquillage della promozione pagata da tutti noi.

    • Geisha Gourmet
    • 19 Ottobre 2011

    Lo sai che sono d’accordo sempre con te…

    • Scocciato
    • 22 Ottobre 2011

    Hai ragione CURIOSO c’è bisogno di ben altro eccome.
    Qui siamo rimasti solo in quattro a spaccarci la schiena a lavorare in campagna, tutti si sono cercati il posto in banca come diceva Venditti, il lavoro comodo in Provincia, chi dai sindacati agricoli, chi alla camera di commercio, chi all’istituto agrario ecc.
    Bastaaaaa non se ne può piùùùùù… per ogni agricoltore ci saranno dietro cento controllori che non fanno un bel niente ma costano, eccome se costano,
    e li abbiamo sulle spalle noi agricoltori in quanto ci portano via tutti i soldi stanziati per l’agricoltura sia dallo Stato che dalla PAT che dall’ Europa, e poi sui giornali si parla di un agricoltura trentina che vivrebbe solo di contributi pubblici, è una balla i soldi dei contributi se li portano via loro con i loro stipendi da favola e a noi non arriva nulla.
    Per favore liberateci di questi parassiti.
    Hanno un bel dire il Salamini o il Petrini ai giovani di fermarsi a lavorare la terra, che ci mandino questi nostri parassiti a lavorare la terra ma per favore finiamola con sti controlli i-nu-ti-li altrimenti qui salta tutto.

    • Curioso e preoccupato
    • 12 Novembre 2011

    Speravo che, dopo tutti questi mesi, dal cilindro si tirasse fuori una soluzione all’altezza dei tempi grami che stiamo attraversando; invece su 16 personaggi solo due rappresentano i vignaioli singoli e nessuno direttamente quelli delle cooperative di primo grado che, se non vado errato, costituiscono i due terzi della… forza lavoro in vigna. Come ho detto in altra parte di questo blog, come si può sperare che personaggi che debbono rispondere ai potentati industriali possano farsi carico dei viticoltori e del territorio?

    • graffo
    • 25 Novembre 2011

    ci vorrebbe un buon antiparassitario

  1. Rivedere il tutto, dalla vigna all bottiglia, sarebbe un ottimo programma. Peccato che se ne vedrebbero gli effetti sul mercato – e quindi nelle tasche dei produttori – da qui a una decina d’anni, almeno. “Rivedere viticoltura, enologia, marketing”, insomma TUTTO, in una zona vinicola è un’operazione che richiederebbe più tempo di quello che chiunque, nella fliera, possa permettersi di aspettare. E’ (anche) per questo che operazioni così radicali vengono continuamente rimandate, e difatto mai messe in pratica.
    Ciò premesso, concordo con il fatto che la promozione non basta. Soprattutto quando a farla sono (soprattutto) gli enti pubblici, e a pagarla, pure.

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