C’erano un tempo oltre cento torri a Pavia: fra distruzioni belliche, editti di demolizione e crolli più o meno naturali, purtroppo, non ne sono rimaste molte, ma tra le più singolari e caratteristiche troviamo la Torre degli Aquila, che risale addirittura all’undicesimo secolo. Mozzata a 18 metri di quota, ancora oggi è abitata nella parte superiore, mentre il piano terreno e il primo piano sono la sede dell’omonimo frequentatissimo ristorante.
Si viene accolti al banco dal sorriso accattivante di Maria, abile coordinatrice della sala, che da decenni condivide vita e lavoro con lo chef Adamo Perin (per tutti il Dimo), veneto di natali ma ormai naturalizzato pavese.
Il locale è caldo, molto piacevole, con bei tavoli di legno suddivisi fra il piano terra e l’ambita sala superiore. Alle pareti vecchie fotografie e stampe, utensili non solo di cucina, una collezione di chiavi, porcellane d’epoca. L’apparecchiatura è essenziale ma corretta: il Dimo è anche sommelier, quindi il bicchiere è sempre quello giusto.
La proposta della cucina è ricca e variata: il menu – ampio a cena e un pochino più concentrato a mezzogiorno – cambia di frequente, con una strizzata d’occhio al Nordest e qualche interessante piatto di pesce.
Fra gli assaggi più recenti, si comincia bene con i curiosi calamari ripieni di cime di rapa, uvetta e pinoli su passatina di patate al pesto, il classico paté di fegatini d’anatra con purea di mele e pan brioche e il sapido sformato di zucchine e crescione, con guanciale di maiale affumicato di Sauris e zucchine fritte.
Molto buoni i primi, come il farro di Garfagnana mantecato con carciofi, bocconcini di coniglio e bacon croccante, gli gnocchi di polenta bianca con sugo di polipini e i tortelli con farcia di gallina su crema di lenticchie; ben preparato anche il riso Carnaroli mantecato al taleggio e radicchio rosso trevigiano.
La scelta dei secondi spazia da ricette tradizionali di carne – come la coscia di coniglio farcita, con polenta gialla bergamasca o lo stinco di maialino da latte al forno, glassato al miele, con purea di ceci – a un’originale e riuscita preparazione ittica: la zuppetta di pesce spada, cotta nel vaso di vetro, con cozze e vongole veraci.
Assai gradevole anche la chiusura, con la charlotte di castagne con salsa di nocciola o lo speziato cannolo di croccante, ripieno di ricotta e cannella, con salsa al mango. Buono anche il caffè.
La carta dei vini è più che adeguata al contesto e presenta ricarichi accettabili; lodevolmente, almeno cinque/sei referenze sono sempre proposte anche al calice. Il personale di servizio è giovane, svelto e cortese.
Menu degustazione (4 portate) a 33 euro. Cena alla carta: antipasti 9/11 euro, primi piatti 10/11 euro, secondi 16/16,50 euro, dolci 6,50 euro, coperto e pane (ottimo, almeno 4 tipi diversi) 2 euro. A pranzo calcolare un 10-15% in meno.
La Torre degli Aquila, strada Nuova 20 (100 metri a nord del Ponte Coperto), telefono 0382 26335. Chiuso la domenica. La prenotazione è sempre raccomandata, soprattutto per le sere di venerdì e sabato.
Recensito da: Luca Amodeo, aka Il Prof.