La pausa pranzo degli italiani secondo la ricerca che Nomisma ha condotto per l’Osservatorio Buona Pausa Pranzo di CIRFOOD, una delle maggiori imprese in Italia che operano nella ristorazione collettiva e commerciale e nei servizi di welfare alle imprese, è pratica, salutare e con un sogno: il ristorante aziendale.
Uno dei fattori che determinano maggiormente la pausa pranzo degli studenti e dei lavoratori in Italia è il tempo: secondo i dati, questa generalmente non dura più di 40 minuti. Il 49% dei lavoratori e il 52% degli studenti intervistati, infatti, dichiara di dedicare alla pausa pranzo tra i 30 e i 40 minuti, ma non manca chi sostiene di avere ancora meno tempo a disposizione: il 21% dei lavoratori e il 19% degli studenti dice di riservare a questo momento della giornata meno di 20 minuti.
E cosa dire del luogo in cui si trascorre la pausa pranzo? Dove sono soliti passarla gli italiani? Da questo punto di vista, le risposte sono variegate. Una buona fetta di lavoratori (43%) mangia in ufficio almeno 2 o 3 volte a settimana, contro un’altra consistente percentuale (45%) che riesce a tornare a casa, mentre il 35% va nel ristorante aziendale. Anche la maggior parte degli studenti afferma di pranzare soprattutto a casa (75%), ma non sono pochi coloro che si fermano all’università 2 o 3 volte a settimana (70%).
Quando si trascorre la pausa pranzo fuori casa, quali sono le leve che spingono le persone a prediligere un posto piuttosto che un altro? Da questo punto di vista, a farla da padrone è la vicinanza al luogo di lavoro o di studio per il 16% dei lavoratori e il 22% degli studenti intervistati. La praticità, dunque, rappresenta il principale driver di scelta, seguita da altri aspetti come il gusto dei piatti proposti e il tempo che si ha a disposizione. E il fattore economico quanto incide? A differenza di quanto si potrebbe pensare, secondo i dati la presenza di formule economicamente vantaggiose non è determinante; è certamente tenuta in considerazione, in particolare dagli studenti (12%) più che dai lavoratori (8%), ma non figura tra le discriminanti maggiori.
Se non c’è la possibilità di usufruire di un ristorante aziendale o universitario, che cosa mangiano gli italiani in pausa pranzo, sul luogo di lavoro o di studio? In entrambi i casi, prevalgono coloro che si portano un pasto preparato a casa (78% degli studenti e 65% dei lavoratori), anche se non manca chi si orienta verso piatti già pronti o solo da scaldare come zuppe, insalate e panini (53% degli studenti e 52% dei lavoratori). C’è inoltre la tendenza, in particolare tra i lavoratori, di ordinare pasti online da ritirare con servizio take away.
Per quanto riguarda lo stile alimentare seguito, in genere dominano le opzioni salutari e leggere, soprattutto appartenenti alla cucina tradizionale italiana. Nello specifico, è emerso che, negli ultimi 6 mesi, il 32% degli studenti ha preferito alimenti di tipo naturale e biologico, il 31% pietanze con un ridotto contenuto di grassi, mentre il 23% portate con alto contenuto proteico. Salutismo e benessere si riscontrano anche nelle scelte dei lavoratori: il 38% si è orientato verso piatti light, il 34% verso menù naturali o biologici e il 23% verso alternative ipocaloriche.
E se la cucina italiana resta la più richiesta da oltre il 90% degli intervistati di entrambe le categorie, seguita da quella tipica regionale, si fanno spazio anche preparazioni originarie di altri paesi. Nello specifico, in cima alla lista, troviamo la cucina giapponese e cinese, seguite da quella greca e latina.
L’indagine si è poi concentrata sul tema della ristorazione aziendale, con l’obiettivo di capire se le proposte ad oggi disponibili siano coerenti con i desideri di chi ne usufruisce. I risultati sono piuttosto favorevoli: il 67% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di essere soddisfatto della ristorazione aziendale. Riscontri positivi anche per quanto riguarda singoli aspetti del servizio: in particolare, abbiamo rilevato che tra i fattori più apprezzati ci sono il gusto dei piatti proposti (70%), la rotazione e la varietà del menù (64%). A incidere maggiormente sull’apprezzamento di chi beneficia di questa offerta, c’è la professionalità e la gentilezza del personale (76%), un elemento che rende il servizio più simile a quello di un ristorante, rispetto a quello di una mensa.
Il ristorante aziendale, inoltre, rappresenta una proposta importante non solo a livello pratico, ma anche per promuovere la conoscenza di nuovi ingredienti e preparazioni. “La possibilità di acquisire nuove competenze sul cibo attraverso la ristorazione aziendale fa sì che questo momento diventi un’esperienza molto interessante”, commenta Silvia Zucconi. I risultati dell’indagine, fra l’altro, mostrano che chi ha accesso a questo servizio, effettivamente, è più attento a elementi come la tracciabilità delle materie prime, l’impiego di materie prime biologiche e a chilometro zero o l’impatto ambientale della produzione delle pietanze.
Gustosa, economica e veloce: questi i primi tre aggettivi con cui gli intervistati hanno descritto la loro pausa pranzo perfetta. “A chi oggi non può avvalersi di un ristorante aziendale, inoltre, è stato chiesto dove vorrebbe trascorrere questo momento della giornata – spiega Silvia Zucconi – Ci è stato risposto, soprattutto, che dovrebbe trattarsi di un luogo accogliente, sia esso un ristorante o una tavola calda: ciò rimarca l’importanza di un ambiente piacevole, che aiuti a ‘staccare’ e a distrarsi”. Il pranzo fuori casa, poi, dovrebbe essere a basso contenuto di grassi per il 46% dei lavoratori. Silvia Zucconi sottolinea quindi che “l’offerta attuale sembra abbastanza vicina alle esigenze espresse dagli italiani. Forse, quello che manca è il tempo a disposizione, il servizio veloce e accogliente e la possibilità di usufruire della ristorazione aziendale, un’opportunità che ancora pochi, oggi, hanno in Italia.”
L’indagine si è basata su un campione di 1200 interviste a studenti e lavoratori tra i 18 e i 55 anni, che trascorrono la pausa pranzo fuori casa almeno 2 o 3 volte a settimana, e i dati sono stati presentati il 3 dicembre scorso a Milano, durante una diretta streaming sulla pagina Facebook de Il Giornale del Cibo, magazine online dedicato alla cultura del cibo, edito da CIRFOOD.