I déjà vu del Piano Pedron

Non si può stare lontano da Trento un attimo che succedono “rivoluzioni”. A Torino, dove ero per lavoro fino a stamattina, ho appreso dai colleghi trentini del quotidiano L’Adige alcune proposte del super cosulente assoldato dalla Federazione delle cooperative del Trentino, Emilio Pedron (ex numero uno di Giv). A lui è stato affidato il ruolo di super partes e il compito di puntare il dito sulle cose che non vanno nel mondo del vino locale, cose che già si ripetevano da tempo, che da anni si sapevano e si scrivevano, senza ottenere riflessioni, cambiamenti, cenni di ravvedimento. Pedron consiglia una spa commerciale per Cavit: mesi fa il luminare Attilio Scienza in una mia intervista proponeva la stessa cosa. Da un anno e mezzo si parla della sovrastrutturazione del comparto (troppe strutture inutili, troppi soldi spesi per esse): Pedron lo ribadisce. Subito dopo il Vinitaly, sempre in alcuni miei pezzi, si parlava di Casa Girelli “ceduta” a Cavit e anche questo è tra i punti di Pedron. E ancora: da mesi e mesi si predica ai colossi del vino locale (Cavit, La Vis, Mezzacorona) di deporre le armi della concorrenza reciproca, ed anche Pedron lo mette come diktat. Il super consulente di origini trentine parla anche di promozione fatta non più dal pubblico ma dalle imprese…Da quanto tempo dicevamo anche questo? Da quanto tempo i vignaioli chiedevano di avere voce in capitolo nella comunicazione di Trentino spa e di Progetto Vino? Ma ecco un’altra grande novità: Pedron esorta a puntare sui vini del territorio e non su Chardonnay e Pinot Grigio. Quanto ho scritto anche di questo, intervistando Cernilli del Gambero Rosso, Luca Maroni e via dicendo e chiedendo ai nostri perchè il Teroldego fosse così messo da parte… Perchè la gente vuole Chardonnay e Pinot Grigio, bellezza… Peccato che la gente, alla fine, voglia che il vino gli racconti una storia, e quella, in Trentino, gliela può raccontare il Teroldego, la Nosiola, il Vino Santo, il Mueller Thurgau, il Marzemino…

Ma vediamo un po’ di passaggi del Piano Pedron nell’articolo de L’Adige di oggi:

Il piano di rilancio del vino trentino, preparato dal pool di consulenti della Cooperazione guidato da Emilio Pedron, prevede la nascita della Spa industriale di Cavit, analoga alla Nosio del gruppo Mezzacorona, e il sostanziale rientro nel consorzio di Ravina della cantina La Vis e delle sue società, in primo luogo Casa Girelli, che verrebbe aggregata proprio alla nuova azienda industriale di Cavit. I due poli, Cavit e Mezzacorona, ma anche i vignaioli privati, avrebbero la regìa della promozione del vino trentino attraverso un consorzio-ombrello. L’intervento della Provincia ammonterebbe a quasi 20 milioni di euro, 15 per abbattere i tassi dei crediti di riassetto finanziario e 4 milioni per l’acquisto del compendio della cantina di Nomi, unico intervento immobiliare previsto. «Stop alla concorrenza interna». La caratteristica principale del piano Pedron è che non si basa, come spesso accaduto in passato, sull’aiuto provinciale ma, in primo luogo, sulle risorse proprie del mondo del vino trentino. L’analisi mostra che gli investimenti delle cantine sono esuberanti rispetto alle necessità, ma possono essere razionalizzati e riutilizzati quasi tutti, ad una condizione: che cessi la sfrenata concorrenza interna al sistema, che sta portando giù prezzi e remunerazioni dei produttori. Promozione a privati e coop. Da qui la proposta delle aggregazioni, ma anche della nuova «cabina di regìa» della promozione, che vedrebbe come attori, riuniti in un consorzio-ombrello, i due poli cooperativi, Cavit e Mezzacorona, insieme ai vignaioli privati. Promozione fatta dalle imprese, quindi, e non più da Camera di Commercio o altri enti pubblici. La nuova Spa di Cavit. Secondo Pedron e c. va distinto il ruolo di chi gestisce la produzione industriale del vino da quello di chi cura le eccellenze territoriali. Per quanto riguarda l’industria, se Mezzacorona ha Nosio, il resto del sistema è privo della sua società. Tranne il gruppo La Vis, che però, per gli esperti, attualmente non è economicamente sostenibile. Da qui la proposta: riaggregazione delle cantine, compresa La Vis, in Cavit, nascita della Spa industriale di Cavit, che comprenderebbe anche Casa Girelli di La Vis. E, sul versante spumante, qualcosa del genere potrebbe avvenire per Cesarini Sforza, che doterebbe di un marchio prestigioso la produzione in capo a Cavit. L’eccellenza alle cantine. L’industria trentina del vino sarebbe orientata soprattutto ai mercati esteri, dove si aprono alcune possibilità a seguito delle difficoltà di concorrenti come i californiani e gli australiani. Dal punto di vista varietale, dice Pedron, il Trentino ha un assetto moderno, con ampia produzione di Chardonnay e Pinot grigio, che «tirano» sui mercati esteri. Le cantine, invece, dovrebbero curare, insieme ai vignaioli, le eccellenze del territorio, puntando a recuperare i mercati locali sulla fascia di vini di qualità, da 5-6 euro a bottiglia. Il riassetto finanziario. Ma le cantine, chi più chi meno, hanno problemi di debiti e di liquidità. L’operazione di riassetto finanziario delineata è uno dei campi in cui si prevede l’intervento della Provincia. Il fabbisogno complessivo di credito – i conti li ha fatti il professor Alessandro Berti – dovrebbe aggirarsi sui 70 milioni di euro. Piazza Dante interverrà, tramite Cooperfidi, con 3 milioni l’anno per cinque anni, in totale 15 milioni circa, che abbatteranno i tassi sui finanziamenti e copriranno la garanzia. Intanto le cantine più esposte, Nomi, Avio e La Vis, hanno chiesto in questi mesi prestiti ponte tramite Cooperfidi, concessi per 600 mila euro a Nomi, per oltre 1 milione ad Avio e in istruttoria, su una richiesta di 10 milioni, per La Vis. Aggregazioni, tagli, dismissioni. L’unico intervento immobiliare dovrebbe essere per Nomi, di cui Cooperfidi acquisterà il compendio e poi lo darà in affitto, secondo il modello Fiavè. Ma per le cantine più piccole e «complementari» il pool propone aggregazioni. Le ipotesi riguardano, in particolare, Agraria di Riva con Toblino e Nomi con Aldeno e Vivallis. D’altra parte, secondo i consulenti, vanno dismesse partecipazioni non strategiche, quelle fuori regione, che vuol dire la siciliana Fattorie Azzolino per Nomi e le toscane Basilica Cafaggio e Poggio Morino per La Vis. Salvo venderle al momento giusto. Va anche osservato che razionalizzazioni e tagli potrebbero portare a esuberi nel personale del settore, che conta circa 800 addetti. Il nodo delle mele. Uno dei nodi connesso col piano vino è il destino del comparto mele di La Vis, che di suo sarebbe fuori dai problemi di indebitamento del ramo vinicolo. La strada più logica, a cui sta lavorando il consorzio La Trentina, è l’aggregazione con realtà vicine, ma pare che con Mezzacorona siano sorte difficoltà. Il cda di La Vis. Gran parte del piano Pedron dipende dalle scelte del gruppo La Vis, chiamato a valorizzare le sue specialità in un ambito più vasto. Il cda della cantina deve esaminare il piano. «Sono proposte da valutare, ma potremmo chiedere di modificarle» afferma il presidente Roberto Giacomoni.

Vorrei ricordare che il direttore di La Vis, Fausto Peratoner, non più tardi del Vinitaly 2010 negava l’ipotesi di vendita di Villa Cafaggio e Poggio Morino. E mi viene in mente, dopo aver letto questa sintesi del Piano Pedron, quello che ogni tanto ripeteva Fabio Rizzoli (ad di Mezzacorona), convinto che in Trentino ci fossero solo due poli del vino, il suo e Cavit. A sentire Pedron è proprio così.

La sensazione è che sapevamo già tutto, ma che abbiamo avuto bisogno di pagare qualcuno che ce lo dicesse ancora una volta.

Soprattutto, vorrei sottolineare due cose:

  • La Provincia autonoma di Trento elargirà altri 20 milioni di euro per tentare di salvare il salvabile: 20 milioni che si aggiungono a tutte le altre decine di milioni di euro sborsati in questi anni per costruire cattedrali nel deserto, impianti di imbottigliamento ora inutili, acquistare tenute, masi, stabilimenti. Soldi della Provincia di Trento, soldi di tutti noi… Perché la gente non dice nulla di questo? Perché non protesta, non dice basta?
  • Si parla di esuberi. Quanti lavoratori perderanno il posto per questa riorganizzazione? In Casa Girelli molti stanno già correndo ai ripari, andandosene. E sono avviliti dal fatto di dover leggere sui giornali quello che i vertici non dicono loro, rimandando incontri ed assemblee. E, allora, hanno deciso di rendere pubbliche dieci domante fatte ai vertici di La Vis, che potete scaricare qui di seguito: 10 domante Casa Girelli

PS. Il Piano Pedron sono solo proposte, pare faccia sapere l’assessore al commercio, turismo e agricoltura Tiziano Mellarini, che non è detto che vengano recepite.

PS2. Tutti questi ragionamenti spero di poterli fare al più presto con i diretti interessati, a partire da Pedron, quando decideranno di ricominciare a rispondere al telefono o dire qualcosa di più che «no komment».

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Commenti

    • Elena
    • 7 Maggio 2010

    siamo effettivamente stufi di sprechi e utilizzo scelerato di denaro pubblico. il piano pedron sarà sicuramente valido, ma non può essere implementato e gestito dalle stesse persone che hanno mal amministrato in precedenza. per dare una vera svolta serve aria fresca e volti nuovi. Altrimenti ci troveremo a breve nella stessa situazione.

    • Dipendente amareggiato
    • 9 Maggio 2010

    Sono un dipendente di casa Girelli e dispiace che un patrimonio umano, di conoscenze, di capacità sia stato dissipato in così pochi anni dalla gestione ‘Lavis’: una gestione fallimentare in tutti i sensi!! Un gruppo di dirigenti (dirigenti solo al 27 del mese…) che, senza l’aiuto di contributi pubblici, non erano in grado di gestire neanche una piccola realtà come quella della C.S.lavis, figurarsi un gruppo di 5 aziende molto diverse le une dalle altre.

  1. Credo che sia innegabile il salto dimensionale che il gruppo di dirigenti di La Vis ha fatto fare alla cantina in pochi anni… Ma una realtà così grande ha bisogno di una managerialità di un certo tipo…
    Quanto ai vecchi amministratori da cambiare… Beh, in ogni azienda privata chi sbaglia paga e gli amministratori o i direttori possono essere mandati a casa dalla mattina alla sera… Ma siamo sicuri che ci siano nuovi volti, meglio se giovani, in grado (o che abbiano voglia) di portare aria nuova?

    • Angelo
    • 11 Maggio 2010

    Complimenti per la franchezza! Ci voleva proprio Geishagourmet per dire ciò che molti stanno pensando, ma che ben pochi sembrano aver il coraggio di dire. Aspettiamo allora di leggerlo tutto questo piano Pedron (sperando di trovarci qualcosa di originale e costruttivo), così non ci sarà più alcun alibi. A meno che la solita spalmata di pubblico denaro tappi la bocca agli interessati.

    • Dipendente amareggiato
    • 11 Maggio 2010

    Innegabile… è anke il fato che NESSUNA cantina sociale sarebbe in piedi senza i soldi della P.A.T.! Ma allora chi controlla tutti questi dirigenti?: i revisori dei conti? i vari c.d.a? i soci stessi? o forse la Provincia che eroga soldi? La risposta è semplice: nessuno! Nessuno perchè tuto questo sistema risponde alla logica del consenso…

    E poi basta con tutti questi dinosauri di amministratori; sembra che in italia la generazione dei 40enni (e meno) sia stata decimata da qualche guerra…

    • Angelo
    • 13 Maggio 2010

    L’amarezza del dipendente Girelli mi tocca a fondo: voglio dargli la mia personale solidarietà. Ci sono passato anch’io da quell’esperienza e so cosa significa. Ci vorrà pazienza, di galantuomo c’è comunque sempre il tempo!
    In quanto ai controlli, sui soldi pubblici c’è la Corte dei Conti e sulle Cooperative ha la delega la Federazione, pare. Con una differenza per le coop, rispetto che so, all’industriale privato (che i soldi li gira sul suo conto)che qui i finanziamenti sono solitamente indivisibili e rimangono nel patrimonio della società.
    Di certo c’è che per uscire dalla crisi, serve un progetto nuovo e l’entusiastica condivisione di tutti i soggetti variamente interessati. Chi ha anticipato i temi parlando di dismissioni, ha danneggiato aziende e territori, amareggiato collaboratori, tolto entusiasmi. Speriamo tutti (o quasi)in una svolta a breve.

    • dipendente disgustato
    • 13 Maggio 2010

    Ogni giorno se ne sente una nuova dai dirigenti di La Vis o da chi riporta e appoggia il loro pensiero….ebbene ecco l ultima: “la colpa di questa situazione poco chiara in cui versa La Vis e’della stampa cittadina che inventa molto o favorisce oscuri disegni di speculazioni finanziare mediante articoli pilotati.Oltre al fatto che i giornali dicono bugie ed esagerano i problemi finanziari della La Vis..oltre al fatto che si parla solo di loro…dimenticando che anche le altre cantine sono nei guai…”

  2. Cari Angelo, Dipendente Amareggiato e Dipenente Disgustato, scusatemi per il ritardo con cui partecipo alla discussione, ma sono appena rientrata da Roma e ora sono a Milano fino a martedì. Non vedo la stampa locale, non so se i miei colleghi hanno dato “aggiornamenti”… Chi sa come ho sempre trattato l’argomento vino sul Corriere del Trentino, sa anche come la penso sui finanziamenti pubblici alle cantine: ne ho parlato intervistando – non ieri, tre anni fa – da Cernilli (Gambero Rosso) a Luca Maroni, da Scienza a non so chi altro. L’idea che il sistema cooperativo abbia alla lunga nuociuto al vino trentino è diffusa uniformemente in tutte queste autorità enologiche (a breve, se le trovo, le metto online queste vecchie interviste), perchè ha soffocato quella mentalità imprenditoriale dei privati o usualmente propria di chi ha fame di lavoro e si deve dar da fare. L’esempio più virtuoso sono i nostri vicini della Franciacorta. Ogni tanto mi chiedo quanto belle cose avrebbero potuto fare un po’ di piccoli produttori-conferitori se qualche milione di euro fosse andato a loro con la promessa di far nascere una piccola e virtuosa azienda privata. Oppure se un po’ di quegli euro fossero stati investiti in campagne pubblicitarie (nuove, innovative, glamour). Non avendo ancora visto il Piano Pedron o parlato con Pedron in persona, non posso dire se quello che hanno anticipato i colleghi sia corretto, ma immagino di sì, visto che non ci sono state smentite… Questa è una regola da tenere sempre presente, se qualcuno vi dice che una notizia è falsa… Guardate se i giorni seguenti vengono pubblicate delle smentite. Se non ce ne sono, vuol dire che la notizia è sostanzialmente vera. Domani farò delle riflessioni più fresche. Per ora vi ringrazio per questo bel dibattito che stiamo facendo assieme.

    • raffaele
    • 2 Gennaio 2011

    IL MALE è CHE LE CANTINE CHE VANNO BENE E CHE SI SONO COMPORTATE CON ONESTA’ VERSO I PROPRI SOCI “ VEDI ROVERè“ SONO STATE LE PIU’ BISTRATTATE SIA DALLA STAMPA CHE DAI PROFESSORI LUMINARI INCARICATI DA PEDRON COL DARE QUELLE RIDICOLE PAGELLE QUINDI PREDICANO BENE E RAZZOLANO MALE

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