Due grandi uomini, due istrioni, due primedonne, ma soprattutto due importanti ambasciatori del vino Italiano. Marco Caprai e Martin Foradori Hofstätter non hanno certo bisogno di presentazioni (ma se non li conoscete potete leggere qui e qui a pag94): intensa passione umbra il primo, rigorosa aplomb altoatesina il secondo, ma un denominatore comune fondamentale, l’amore per la propria terra e l’ambizione di eccellere. Da tutti questi ingredienti nascono vini entrati nell’empireo della produzione italiana, chiara espressione dei terrori da cui nascono e, naturalmente, anche di chi li produce.
Non era mai capitato prima di ieri sera che questi due vigneron si sedessero allo stesso tavolo, tantomeno per condurre una degustazione in tandem di alcuni tra i loro più grandi vini. Quattro flight per otto vini degustati in blind tasting alla Tenuta Barthenau, culla del Pinot Nero di Mazzon, a due passi da Egna in Alto Adige, una delle tenute della cantina Hofstätter. Non una sfida ma un confronto, tra viticoltura e territori, alla scoperta delle diverse espressioni che vitigni uguali possono avere in terroir differenti.
Ogni calice un racconto, della propria storia personale e aziendale, di filosofia, di sogni realizzati e di quelli ancora nel cassetto, di andamenti stagionali, annate, esperienze.
Il primo flight “Il territorio bianco” ha visto protagonisti due Sauvignon, annata 2018: quello di Caprai al naso disegna note variegate, che vanno dalla foglia di pomodoro alle erbe aromatiche, passando anche per cenni più floreali e rimandi agrumati, mentre in bocca è di corpo, con qualche nota esotica, declinazioni minerali e un finale non lunghissimo; l’Oberkerschbaum di Hofstätter si apre su sentori di pompelmo e bergamotto, sfumature vegetali di ortica, erbe selvatiche e pietra focaia, in bocca è sapidissimo e minerale, molto teso, freschissimo e persistente.
Il secondo flight “L’esperimento” ha visto uscire dalle due cantine altrettanti esperimenti mai messi in commercio: per Hofstätter è stato un Gewürztraminer affinato 10 anni in anfora, dove gli aromi tipici di questo vino si sono fatte sottili ma chiare, soprattutto al naso, dove esprimeva un bouquet di rosa appassita, scorza d’arancia, mandorla; per Caprai era un Ice Wine 1996, blend di Sauvignon Cheney Viognier e Chardonnay Muscat, intrigante con il suo caleidoscopio di aromi che al naso e in bocca regalavano note di caffè, miele, mango, agrumi canditi.
Terzo flight “Il territorio rosso”, forse la sessione più attesa perchè era quella che riguardava il Pinot Nero, di cui Hofstatter è considerato il Re indiscusso: nel bicchiere abbiamo trovato l’annata 2016 del Barthenau Vigna S. Urbano – con le sue note di ciliegia, pepe, di amarene e lamponi, peperoni e cardamomo, che invitano a un sorso dall’acidità elegante e dall’ottima e bilanciata concentrazione aromatica che lo rende bevibilissimo seppur forse ancora troppo giovane – e il Malcompare, uno dei vini creati ex novo per Caprai da Michel Rolland, rotondo e fresco, con sentori di viola e lampone, che in bocca regala note dolci di legno e spezie e un finale morbido e setoso dove non manca nemmeno una giusta acidità.
Quarto e ultimo flight, “L’autoctono”, ha visto schierato la punta di diamente dei Sagrantini firmati Caprai, lo Spinning Beauty 2010, con tutta la sua seducente potenza, e il Lagrein Steinraffler 2016 di Hofstätter, un Lagrein da manuale: due vini imparagonabili, uniti dal comune denominatore dell’eccellenza.
Il parterre che ha avuto la fortuna di poter prendere parte a questa eccezionale degustazione era di altissimo livello, diviso tra stampa nazionale, sommelier campioni d’Italia e del mondo, ristoratori stellati e albergatori.
Come ogni torneo di calcio che si rispetti, alla partita di andata dovrebbe seguire anche quella di ritorno, questa volta a Montefalco. Ci sarà? La voglia di mettersi in gioco certo non manca. Quel che è certo è che questo evento è stato a tutti gli effetti il restart in grande stile degli eventi del vino in Italia. Anche con il mio zampino 😉