A dimostrazione che nessuno ha la verità in tasca, Daniele Cernilli un anno dopo Luca Maroni sosteneva l’opportunità di puntare molto sulla spumantistica. Bene, sappiamo che è stato ascoltato, che si sono investiti molti denari nella promozione del TrentoDOC e che gli spumantisti hanno tutti venduto bene e continuano a farlo. Allora tutto ok e avanti così anche per il futuro? Manco per sogno! Quando ci sarà passata la sbornia dell’autoreferenzialità (lì non ci frega nessuno), dovremo prendere atto di un paio di fondamentali di marketing:
1. Quando c’è la crisi, si riducono gli investimenti importanti (casa, auto, ecc.), ma si ovvia con spese voluttuarie alternative (Champagne e Metodo classico, qualche viaggio, ecc.). Ogni Casa spumanistica lo sa o lo dovrebbe sapere.
2. Champagne e Metodo classico non vanno trattati come gli altri spumanti o come i vini tranquilli. Tutto un altro mondo, altre occasioni di consumo, altri prezzi. Confondere queste cose è letale.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma questo basta per togliere alla campagna istituzionale ogni merito per l’incremento delle vendite recenti. TrentoDOC, infatti, è sostanzialmente sconosciuto fuori Trentino, si vende il marchio, Ferrari in testa con l’80% del tutto.
Di più:”TrentoDOC” è un errore concettuale di comunicazione, dato che “DOC” è universalmente noto per contraddistinguere “i vini italiani di origine e qualità”(tranquilli).Pertanto, portare il Metodo classico Trento nell’area dell’immaginario dei vini tranquilli è, appunto, letale. Non per nulla Champagne, Franciacorta ed anche Asti hanno chiesto ed ottenuto l’autorizzazione all’ommissione della AOC o DOCG in etichetta.
Prima che sia tardi davvero, quindi, il Trento deve passare alla DOCG e chiedere l’esenzione di cui sopra.
Scusate la sinteticità e la rudezza, ma dopo l’intervista di stamattina(A.D. 2010) a Dalpez, credo sia tempo di parlarci chiaro.
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A dimostrazione che nessuno ha la verità in tasca, Daniele Cernilli un anno dopo Luca Maroni sosteneva l’opportunità di puntare molto sulla spumantistica. Bene, sappiamo che è stato ascoltato, che si sono investiti molti denari nella promozione del TrentoDOC e che gli spumantisti hanno tutti venduto bene e continuano a farlo. Allora tutto ok e avanti così anche per il futuro? Manco per sogno! Quando ci sarà passata la sbornia dell’autoreferenzialità (lì non ci frega nessuno), dovremo prendere atto di un paio di fondamentali di marketing:
1. Quando c’è la crisi, si riducono gli investimenti importanti (casa, auto, ecc.), ma si ovvia con spese voluttuarie alternative (Champagne e Metodo classico, qualche viaggio, ecc.). Ogni Casa spumanistica lo sa o lo dovrebbe sapere.
2. Champagne e Metodo classico non vanno trattati come gli altri spumanti o come i vini tranquilli. Tutto un altro mondo, altre occasioni di consumo, altri prezzi. Confondere queste cose è letale.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma questo basta per togliere alla campagna istituzionale ogni merito per l’incremento delle vendite recenti. TrentoDOC, infatti, è sostanzialmente sconosciuto fuori Trentino, si vende il marchio, Ferrari in testa con l’80% del tutto.
Di più:”TrentoDOC” è un errore concettuale di comunicazione, dato che “DOC” è universalmente noto per contraddistinguere “i vini italiani di origine e qualità”(tranquilli).Pertanto, portare il Metodo classico Trento nell’area dell’immaginario dei vini tranquilli è, appunto, letale. Non per nulla Champagne, Franciacorta ed anche Asti hanno chiesto ed ottenuto l’autorizzazione all’ommissione della AOC o DOCG in etichetta.
Prima che sia tardi davvero, quindi, il Trento deve passare alla DOCG e chiedere l’esenzione di cui sopra.
Scusate la sinteticità e la rudezza, ma dopo l’intervista di stamattina(A.D. 2010) a Dalpez, credo sia tempo di parlarci chiaro.