Vino trentino: le novità che non ci sono

Quante succose novità – si fa per dire – nel mondo del vino trentino ho trovato al mio rientro… Vorrei iniziare a commentare la recente decisione di Dellai&co di incaricare Fondazione Mach di stilare un nuovo piano entro due mesi… Un anno fa lo proponeva Udias, molti mesi fa in una mia intervista sul Corriere del Trentino lo riproponeva Attilio Scienza… C’è da chiedersi se i giornali siano letti e se le opinioni degli esperti siano prese in considerazione. Citerò un po’ di passaggi dell’articolo di Zorzi su L’Adige del 21 agosto 2010.  «Abbiamo deciso – ha detto il presidente Lorenzo Dellai – di prendere in mano la situazione e responsabilizzare San Michele». Cioè è stato dato mandato alla Fondazione Mach di elaborare, da qui a due mesi, un piano per la ristrutturazione del settore del vino. Dalla produzione, all’imbottigliamento, alla commercializzazione. «Abbiamo seguito – ha affermato l’assessore all’agricoltura Tiziano Mellarini – il dibattito, che ha riguardato soprattutto le cooperative, e quindi riteniamo utile che San Michele prepari un piano strategico di rilancio. Un piano che riguarderà il tipo di vitigno da promuovere, privilegiando, ovviamente, quelli locali; che dovrà individuare quali tipi di sinergie si potranno avere tra industria a e vignaioli e dovrà prevedere nuovi disciplinari per le rese per ettaro».

Dunque, Udias e Scienza e molti altri già da tempo indicavano San Michele come realtà super partes che potesse intervenire.

Già da tempo, uno “sconosciuto” come Daniele Cernilli del Gambero Rosso diceva in una mia intervista che il Trentino deve puntare sul tipico ma soprattutto sulla qualità, e il sistema delle coop farsi da parte e ripensarsi…

Va detto però che un piano di rilancio del settore c’è già, il piano Pedron. «Quello riguarda soprattutto la cooperazione ma può integrarsi con quello di San Michele», ha affermato Mellarini. Insomma, la Provincia vuole prendere in mano le redini di una realtà che sta navigando in un mare mosso, tempestoso. «Vogliamo fare una scelta forte – ha aggiunto Mellarini -, anche se siamo consapevoli che non tutto è da buttare a mare e che ci sono realtà molto buone». C’è un punto fondamentale secondo Mellarini sul quale San Michele dovrà lavorare molto: il marketing. La commercializzazione del prodotto è ritenuto il fianco scoperto della viticoltura trentina. Sì, Mellarini ha detto che si dovrà favorire la concentrazione della aziende, soprattutto quelle cooperative, che lo scontro tra privati e coop è deleterio, che si deve puntare sulle «bandiere» locali: teroldego; chardonnai base per lo spumante; marzemino, ma si deve imparare a vendere e a promuovere.

Ma come, assessore, fino ad ora non abbiamo fatto estirpare Teroldego e Marzemino e Nosiola per fare il TrentoDoc???

I «cugini» sudtirolesi ci criticano. Le ultime bordate sono venute da Peter Dipoli, vicepresidente dei vignaioli altoatesini. «Alcune delle posizioni espresse dagli operatori altoatesini – ha affermato Dellai – sono condivisibili, altre assolutamente no. Ricordo che anche in Alto Adige ci sono prodotti non di alta gamma ma questo è logico perché i sistemi produttivi sono misti. Di sicuro sono riusciti a spingere alcuni prodotti legati al territorio. Cosa che faremo anche noi». Insomma, una delle critiche di Dipoli (troppa attenzione ai marchi, piuttosto che all’identità territoriale) ha colto nel segno. «Polemica ferragostana – ha detto il presidente – ci sono buoni esempi che dobbiamo prendere da Bolzano e altri che loro devono prendere da noi. In realtà trippa per la polemica non ce n’è. Anche se non diciamo che tutto va bene». «Tenendo presente – ha aggiunto l’assessore – che l’Alto Adige ha la metà dei nostri vigneti e comunque dovrebbero chiedersi come mai cento viticoltori della Bassa Atesina sono soci della Mezzacorona».

Servono commenti?

Nel piano che San Michele dovrà elaborare saranno previsti anche interventi finanziari per dare una o molte più boccate di ossigeno alle cooperative? I cinquanta milioni di euro di cui si è parlato? Dellai ha evitato di parlare di cifre e ha aggiunto: «Nel settore del vino, nei limiti delle direttive dell’Unione europea che anche noi ovviamente dobbiamo rispettare, siamo pronti a sostenere le riconversioni». E qui Lorenzo Dellai ha scandito le parole: «A condizione che ci sia l’impegno a rendere più competitivo il sistema». Bella sfida.

Il valore e la storia della nostra viticoltura mi sembra che non si possa ricostruire con una geniale operazione di marketing. E solo dopo qualità, identità e tradizione, andrà trovato il genio del marketing in grado di fare tutto questo. Ma chi di dovere ci riuscirà? I bravi uomini di marketing ci sono, e poi più che uomini di marketing sono uomini che vedono lontano, ma fino ad ora in Trentino non se ne sono visti. I colpi di genio sono rimasti tutti solo in Franciacorta.

Erman Bona, direttore del Consorzio Vini del Trentino, getta acqua sul fuoco. Alle accuse lanciate da Peter Dipoli, vicepresidente dei vignaioli altoatesini e in parte condivise anche da alcuni vignaioli trentini, risponde smorzando i toni dello scontro anche se di prendere lezioni dai colleghi bolzanini proprio non ci sta. «Innanzitutto va detto che le critiche arrivano da un signore e non dal consorzio e seconda cosa credo che di tutto abbiamo bisogno tranne che di farci la guerra. Le divisioni non giovano a nessuno. Noi non ci siamo mai permessi di giudicare gli altri e forse sarebbe meglio che gli altri facessero altrettanto rispettando il nostro lavoro». Il direttore del Consorzio Vini del Trentino ci tiene a sottolineare come, sul territorio provinciale, lavorino manager che ci invidiano a livello nazionale, «anzi mondiale», si corregge.

Ci può fare qualche nome?

Per il resto, vi rimando a leggere qui e poi nei prossimi post, dove credo sia giusto pubblicare un po’ di articoli passati, tanto per ripassare quello che già da tempo i saggi ci suggerivano…

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Commenti

    • Giuseppe
    • 25 Agosto 2010

    Ciao Francesca e ben tornata tra noi.

    Complimenti bell’articolo per riflettere e sopratutto da commentare.
    Sono un imprenditore agricolo e c’è una cosa che non sopporto in chi ora ci governa, cerco di spiegarmi: si è cominciato quest’inverno con Agricoltura 2020 poi Piano Pedron ora l’incarico a Fondazione Mach di elaborare, da qui a due mesi, un piano per la ristrutturazione del settore del vino. Mi chiedo quanti soldi si buttano per quest’agricoltura?
    Ma perchè noi imprenditori non siamo coinvolti per niente, non una domanda, non una inchiesta niente di niente. Ok siamo contadini, siamo quattro straccioni, ma questi piani passano poi per noi, noi agricoltori sia chiaro non abbiamo bisogno di contributi economici, c’è solo il bisogno che tanti altri interventi che in passato sono stati fatti avrebbero bisogno di qualche taratura.
    E poi ci sono le nostre cooperative che devono agire se però… noi siamo coinvolti.
    E qui mi fermo, magari sentiamo gli altri commenti prima di andare avanti.
    Saluti e complimenti ancora.
    Giuseppe

  1. Questo fatto del coinvolgimento, Giuseppe, è una cosa che lamentano in molti in Trentino, dagli esercizi pubblici ai vignaioli… chissà come mai…(sono chiaramente ironica)

    • Angelo
    • 25 Agosto 2010

    Anch’io con Giuseppe, ti do il bentornata, e grazie per aver …recuperato in fretta. I viticoltori come Giuseppe meritano risposte rapide, ora che si apprestano alla vendemmia. Chi li ascolta? Chi li consulta? Ma non è quello che lamentava anche Peter Dipoli vicepresidente dei liberi viticoltori dell’Alto Adige? Certo, lui ha messo i piedi nel piatto, ma quando ce vò ce vò. Mi spiace leggere che i suoi responsabili si siano dissociati, presumo per ordini superiori, perchè parlando con loro non c’è dubbio che un recupero di immagine del Trentino porterebbe la nostra regione alla leadership nazionale.
    Detto questo, penso che la proposta di affidare a San Michele un incarico di marketing strategico per tutto il settore vitivinicolo sia buona cosa. Avessero un “San Michele” altre regioni! L’Istituto di San Michele è più noto all’estero che da noi e se un appunto si può fare è proprio alle funzioni di marketing fino a poco tempo fa trascurate; ora l’occasione è propizia per recuperare e proporsi anche come guida strategica per il territorio integrando così le competenze della ricerca, della sperimentazione, della formazione e della divulgazione. Penso che San Michele ascolterà i suoi tecnici e riuscirà ad elaborare un Piano “autorevole e lungimirante” e spero che con la sua “autorevolezza” riesca poi a farlo condividere da tutta la filiera. Che questo Piano contenga anche la rifondazione di un Nuovo Istituto Trentino del Vino, dato per scontato anche dal Piano Pedron, è la naturale risposta alle domande di Giuseppe. Se sarà interprofessionale e paritetico fra le categorie e da loro co-finanziato. Infatti, l’acqua calda in Trentino l’avevano inventata i nostri padri già nel 1949 con il Comitato Vitivinicolo Provinciale e per 50 anni si è cresciuti insieme; poi qualcuno è andato per la tangente; ha funzionato per altri 10 anni sulla scorta dell’impianto precedente, ma alla prima crisi seria l’acqua si è freddata di colpo. Ora è (quasi) tutto da rifare: difficile, ma non impossibile.

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