A proposito della Docg del TrentoDoc e Le Mille Bolle Blog

Il bravo Franco Ziliani, per chi non lo sapesse ancora, ha aperto un nuovo blog, che affianca il suo solito Vinoalvino. Si chiama Lemillebolleblog ed è  tutto dedicato al mondo delle bollicine.

L’altro giorno mi ha mandato la segnalazione di un suo commento sulla Docg del TrentoDoc che potete legger qui e dove, tra le considerazioni che fa, mette in rilievo anche il problema del marchio: «Domanda: ma resterà il marchio TrentoDoc o si aggiornerà il logo con una G aggiunta o si studierà, magari spendendo tanti soldini, pubblici, come accadde nel caso del TrentoDoc, un nuovo marchio?», si domanda Ziliani.  Ecco, caro franco, è dal 2008 che qualcuno lo scrive sul Corriere del Trentino… Perchè ancor prima del porblema del cambio da Doc a Docg c’era il problema del cambio tra Doc e Dop con la nuova Ocm Vino…  Ti riporto qui sotto tutti gli articoli scritti da me, appunto, interpellando anche esperti…

Per quanto riguarda invece il discorso di questa scelta della Docg, posso dire che non si tratta solo di una mossa alla luce della ripresa commerciale: si è parlato di lavorare per la Docg per non perdere il treno già perso con Teroldego e Vino Santo, che non hanno ancora la Docg per via di varie diatribe interne, pare di capire dai discorsi dell’assessore all’agricoltura e turismo Tiziano Mellarini. Certo, poi, si parla anche di una Docg utile in campo di comunicazione, però, dai, questo mi pare un discorso poco scandaloso…

Ma leggete qui le discussioni sul marchio, ovviamente come al solito finite in niente… Manca solo, non la trovo più nel mio database di articoli pubblicati, la dichiarazione di Mellarini che affermava come il TrendoDoc sia un brand e che non c’entra niente con le denominazioni e il loro eventuale cambio…

12 luglio 2008 – Corriere del Trentino

L’Ocm vino, che entrerà in vigore ad agosto 2009, parla chiaro: il concetto di vino di qualità nell’Unione europea si baserà sull’origine geografica. La Comunità europea, insomma, punta ad avere non più vini Doc (a denominazione di origine controllata) e Igt (a indicazione di origine territoriale) ma  vini  Igp (a indicazione geografica protetta) e Dop (a denominazione di origine protetta), fino ad oggi riferite solo ai prodotti agroalimentari.  Una rivoluzione che mette in crisi il marchio su cui in questi ultimi mesi in Trentino si sono giocate la maggior parte delle risorse economiche e promozionali del comparto: il TrentoDoc, infatti, alla luce delle nuove disposizione comunitarie rischia di non essere più attuale.

[…]

TrentoDoc

Il costoso marchio delle bollicine trentine,  lanciato a fine 2007 e studiato da due blasonate agenzie milanesi, la Minale Tattersfield e la Leo Burnett, voleva essere – aveva annunciato il presidente di Trentino spa Tiziano Mellarini – “un brand forte, sia sui mercati nazionali sia su quelli internazionali. Questa la finalità del progetto di valorizzazione voluto dall’Assessorato all’agricoltura, commercio e turismo della Provincia di Trento e dalla Camera di commercio”. Invece rischia di essere un marchio già vecchio, soprattutto per i mercati esteri: il Doc di TrentoDoc, infatti, oggi richiama ancora la sigla di denominazione di origine controllata, ma domani, se si attuerà la conversione di Doc in Dop, cosa succederà? Nessuno, per il momento, riesce a rispondere a questa domanda soprattutto perché le nuove disposizioni dell’Ocm vino non sono state ancora analizzate nel dettaglio dall’enologia locale, nemmeno dall’avanguardistico Istituto agrario di San Michele all’Adige-Fondazione Mach.

Francesca Negri

21 luglio 2008 – Corriere del Trentino

“Non credo ci saranno confusioni commerciali sul TrentoDoc, anche perché chi acquista le nostre bollicine credo compri un Trento, non un TrentoDoc”. A dirlo è Fausto Peratoner di Cantina Lavis, controllante di una delle aziende più blasonate delle bollicine locali, la Cesarini Sforza. “Il problema non è cambiare sigla – prosegue Peratoner – ma che dovremmo definire tutti insieme quali sono i requisiti minimi delle denominazioni,  dal punto di vista di qualità e quantità, utili per stare sul mercato e poi come si possa promuovere questa denominazione”. L’importane per il direttore del colosso lavisiano è difendere le denominazioni, Doc o Dop che siano: “Il nome del vitigno non è più sufficiente, dobbiamo proteggere e valorizzare i nostri prodotti. Altrimenti finisce come il Pinot Grigio: sul mercato Usa stiamo perdendo il 10%, proprio perché quello italiano non è mai stato distinto e valorizzato rispetto a quello, per esempio, australiano”.

[…]

Trento Doc

Se il Teroldego Rotalino – per fare un esempio – da Doc diventerà Dop, non perderà la sua denominazione primaria e da tutti riconosciuta, ovvero “Teroldego”. Chi invece ha nel marchio la parola Doc, come TrentoDoc, sicuramente avrà qualche problemino in più. “Anzitutto, tengo a dire che non condivido l’eliminazione delle Doc, non capisco la logica di queste scelte europee. Per quanto riguarda il marchio TrentoDoc – spiega Lunelli – è nato dall’idea di trasformare un nome come Trento, che indica una città, in un marchio che richiami l’enologia: ecco il perché dell’aggiunta di Doc e la nascita del logo, che riporta tutto attaccato TrentoDoc”. Ma se la Doc di TrentoDoc serviva per dare una connotazione di alta qualità in campo enologico, tra 12 mesi potrebbe non essere più così.  Lunelli esclude la possibilità di confusione sul consumatore finale, ma non esula da qualche considerazione: “Quando abbiamo incaricato Leo Brunett e Tatterfield di creare il nuovo marchio delle nostre bollicine avevamo chiesto di proporci anche un nome diverso da Trento, che è la denominazione con cui lo Stato italiano riconosce lo spumante trentino dal 1990 e che per legge va riportato in etichetta. L’unico vincolo che abbiamo dato all’agenzia di pubblicità è stato che fosse un nome collegabile al territorio”. “Trento” è una denominazione per gli addetti ai lavori, “Trentino” è già di “proprietà” dei vini fermi locali, “Dolomiti” si riferisce alle Igt di Trento, Bolzano e Belluno: “Ecco perché siamo arrivati a TrentoDoc. Certo, se ci venisse in mente un nuovo marchio, adesso che la campagna di diffusione di TrentoDoc è appena iniziata, ben venga: potremmo pensare di cambiarlo. Ma nessuno, in quasi vent’anni, è riuscito a tirare fuori qualcosa di diverso dal Trento, nemmeno Leo Burnett”.

Francesca Negri

22 luglio 2010 – Corriere del Trentino

Mentre il mondo del vino locale inizia solo in questi giorni a riflettere sulle rivoluzioni che verranno apportate dall’Ocm vino che entrerà in vigore ad agosto 2009, convertendo le denominazioni storiche del mondo enologico – Doc e Igt – nelle denominazione dell’agroalimentare Dop e Igp, c’è chi invece ne da una lettura attenta e parla di grandi opportunità. “Mentre il vino ha esperito tutto il suo potenziale di appeal di fronte al consumatore – spiega Luca Maroni, il noto degustatore, autore ogni anno della Guida dei vini italiani – le Dop e le Igp non sono ancora decollate, tant’è che le ultime cifre parlano di una bilancia agroalimentare italiana in passivo di 4,1 miliardi di euro. Cosa vuol dire? Che anche tra i consumatori abbienti non sono attenti al cibo di qualità”. Doc e Igt sono ormai patrimonio di conoscenza comune, identificano vini di qualità, mentre le denominazioni o le indicazioni di origine degli alimentari non sono conosciute: “In quest’ottica trasformare le Doc e le Igt del vino in Dop e Igp credo nobiliterà l’alimentare – prosegue Maroni – e significherà una rivoluzione del food di cui c’è profondo bisogno perché il vino viene venduto, in Italia e soprattutto all’estero, in abbinamento ai generi agroalimentari”. Maroni parla di una “rivoluzione copernicana” che dovrà essere supportata da una forte comunicazione e dalla diffusione di una maggiore cultura in materia. Ma c’è chi, tra i produttori di vino locali e nazionali, non è d’accordo all’archiviazione delle Doc: “Bisogna pensare largo – risponde a loro Maroni – e non pensare solo al proprio orticello. Il mondo del vino è uno dei più conservatori mentre non si accore che le persone sono più attratte dal food che dal vino. Ecco perché la promozione dell’agroalimentare sarà un traino per tutti, soprattutto per le cantine vitivinicole”. Trento, poi, ha un altro problema: il marchio TrentoDoc delle sue bollicine che gioca tutto sull’acronimo Doc. Cosa ne pensa l’esperto italiano di comunicazione enologica? “Il suffisso Doc di TrentoDoc è stato introiettato nel marchio perché dava valore. Nel momento in cui si trasformerà in Dop il Trentino dovrà almeno prendere in considerazione di modificare il TrentoDoc in TrentoDop”.

Francesca Negri

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Commenti

  1. Recentemente ho trovato il vostro blog e hanno letto insieme. Ho pensato di lasciare il mio primo commento. Non so cosa dire se non che mi sono goduto la lettura. bel blog.

    • Geisha Gourmet
    • 4 Dicembre 2010

    Grazie! E teniamoci in contatto anche via email, scrivimi su info@geishagourmet.com

  2. Che un bel post . Mi piace molto leggere questi tipi o articoli. T posso aspettare per vedere ciò che altri hanno da dire.

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