Veganuary: la differenza tra vino vegano, biologico, biodinamico, naturale e libero, e 4 esempi eccellenti

Il green è di gran moda in tutti i settori, anche tra grappoli e barrique. Ancora di più, ultimamente, lo è il vegano e se ne hai sentito parlare, probabilmente ti sarai anche chiesta di cosa si tratti. “Perché, il vino non è vegano? È fatto con l’uva…” è la domanda che mi viene rivolta più frequentemente. La risposta è no, non è detto che il vino sia vegano. Facciamo un passo indietro e ripassiamo le regole del veganismo. I prodotti destinati ai vegani non devono contenere carni, di qualunque tipo, e più in generale ingredienti o loro derivati ottenuti dall’uccisione diretta di animali ed è vietato anche l’impiego di derivati di
origine animale non necessariamente ottenuti dall’uccisione di animali, usati sia come ingredienti sia come additivi o come coadiuvanti tecnologici.

Nella normale produzione enologica, sostanze come la colla di pesce, la gelatina animale o l’albumina vengono utilizzate per il processo di cosiddetta chiarificazione, che serve a rendere il vino limpido e consente di togliere le impurità, stabilizzandolo. Queste sostanze a fine processo vengono rimosse dal prodotto finale, ma non c’è chiaramente la certezza matematica che non lascino tracce nel liquido. Per questo motivo il vino è vegano solo se sono stati impiegati composti di origine vegetale e minerale per purificare e chiarificare il vino e solitamente questo si trova indicato in etichetta, esiste un’apposita certificazione.

Altro capitolo riguarda il vino biologico, che può essere definito tale (e certificato) solo quando:

  • in vigneto si producono uve biologiche, coltivate senza l’aiuto di sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere) e senza l’impiego di organismi geneticamente modificati;
  • in cantina, si esegue la vinificazione utilizzando solo i prodotti enologici e i processi autorizzati dal regolamento 203/2012.

In ogni caso, l’azienda vitivinicola produttrice necessita di una certificazione di conformità da parte di un ente certificatore. Fai attenzione alla definizione di “vino organico”, traduzione italiana del termine organic wine, spesso utilizzato come sinonimo di biologico, ma erroneamente. “Organic”, infatti, negli Stati Uniti indica “un vino prodotto da grappoli coltivati in maniera biologica senza aggiunta di solfiti”; il termine “biologico” in Europa e in Canada, invece, indica “un vino prodotto da grappoli coltivati in maniera biologica che potrebbe contenere solfiti”. Il vino biodinamico appartiene a una filosofia di pensiero
ancora diversa, ritenuta uno step superiore al biologico: viene prodotto utilizzando i dettami di Rudolf Steiner, che si basano sul rispetto del corso naturale della natura – in particolare delle fasi lunari – e delle sue risorse, oltre che sull’utilizzo di preparati biodinamici (compost naturali) in determinate fasi dell’anno. Vegano, biologico e biodinamico non garantiscono che un vino sia senza solfiti, né sono ritenuti, a prescindere, di maggiore qualità rispetto ai vini prodotti con altri metodi. Per chiudere il cerchio di questo argomento, potremmo accennare anche ai vini naturali e ai vini liberi. I primi sono vini prodotti con tecniche biologiche e che non presentino alcuna sostanza addizionata nel mosto; i secondi sono quei vini per i quali i produttori intendono avvalersi di un’autocertificazione di qualità che esuli dai controlli a pagamento previsti dall’UE per definirsi biologici.

Si potrebbe entrare molto più approfonditamente nei vari temi, ma qui volevo spiegarvi a grandi linee le varie differenze. Come sono questi vini vegani? Come gli altri, in teoria. Se trovate dei difetti, vuol dire che sono fatti male, non che sono vegani, ci siamo capiti?

Ecco qui 4 esempi di vini vegani davvero interessanti.

BELDOSSO LUGANA DOC MASI

Al naso è intenso e alterna note di agrumi e frutto della passione, rifinite da vaniglia e cenni affumicati. In bocca, il sorso è denso e avvolgente di buona sapidità e dal finale piacevolmente ammandorlato.

RINA IANCA TERRE SICILIANE IGT SANTA TRESA

Giallo paglierino con sfumature dorate, al naso mostra sensazioni fruttate fragranti e una lieve nota speziata dolce. In bocca è armonico, dotato di grande sapidità e freschezza che donano a questo vino una beva davvero convincente.

MONTE PIAZZO VALPOLICELLA CLASSICO SUPERIORE SEREGO ALIGHIERI

All’olfatto esprime un bouquet caratterizzato da profumi di ciliegia, piccoli frutti a bacca rossa, marasca, cenni di vaniglia e sfumature delicatamente speziate. Al palato è di medio corpo, con tannini sottili e aromi piacevolmente fruttati e croccanti. Il sorso, scorrevole e agile, accompagna verso un finale di grande freschezza espressiva.

SABUCI AZIENDA AGRICOLA CORTESE

Al naso si esprime con sentori di ciliegia, melograno e frutti di bosco, note di cacao e cuoio e cenni di caramello. Al palato è elegante e complesso, di grande concentrazione, con un tannino velluatto, dalla trama fitta e persistente.

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