Le reazioni sono state davvero interessanti, ed a breve le pubblicherò. Intanto posso rendere pubblico il comunicato della Cisl Trentino.
VINO, PIANO SIA OCCASIONE PER RILANCIO SETTORE E VALORIZZARE QUALITA’
Pomini, Agostini e Faes (Cisl): “C’è forte preoccupazione per quanto annunciato, soprattutto perché non si parla di occupazione e tutela dei posti di lavoro”
Dal piano Pedron per rilanciare il settore vinicolo trentino emergono alcune questioni: la condanna per alcune scelte d’investimento ed acquisizione che hanno sovraesposto alcune cantine, la salvezza “a prescindere” di altre, la trasformazione di Cavit in Spa per recuperare soldi dal mercato ed abbattere il debito. Un contributo, così è stato definito dal suo ideatore, per chi deve prendere delle decisioni.
“Decisioni a senso unico?” Se lo chiede la CISL alla luce delle indiscrezioni giornalistiche che vedono lasciato fuori dalla discussione la situazione debitoria di tutte le cantine – non solo di alcune – prospettando il ridimensionamento dell’attività di alcuni a favore di altri.
“Su tutto il piano aleggia una grande assente, e cioè la tutela occupazionale dei lavoratori delle cantine. E come al solito il sindacato non viene informato di quanto succede né si pensa di coinvolgerlo presentando un serio piano industriale e di rilancio che coinvolga tutti gli attori del sistema”. Questo il commento di Lorenzo Pomini, segretario generale della Cisl del Trentino, Giovanni Agostini (Fisascat Cisl) e Tiziano Faes (Fai Cisl), al piano di rilancio del vino trentino presentato ieri alle cantine dal consulente Pedron.
“Questo inizio non promette nulla di buono – continuano i sindacalisti – e sì che la situazione di crisi del vino trentino e l’alto volume di esposizione debitoria avrebbe dovuto prospettare un altro coinvolgimento delle parti sindacali”.
In attesa che la Cooperazione batta un colpo, non resta che commentare le indiscrezioni giornalistiche.
“Cavit trasformata in SpA per recuperare risorse? Bene l’idea di autofinanziarsi per non ricorrere a pantalone-mamma-provincia che dovrebbe farsi carico di una parte del rilancio, ma chi comprerà le quote azionarie messe sul mercato per ottenere i necessari finanziamenti? E a quali condizioni? E poi, chi saranno i nuovi “padroni” della Cavit SpA? Una volta comperate le azioni” domande che sono nella testa di tutti coloro abbiano a cuore la prospettiva del settore.
Un aspetto spesso sottolineto dal piano Pedron, è quello della qualità del prodotto. “Dalla relazione di Pedron– affermano Pomini, Agostini e Faes – emerge che negli ultimi anni le cantine trentine hanno puntato più sulla quantità che sulla qualità. Il piano consiglia di non ritirare il vino solo nelle cantine trentine, ma anche dal mercato: cosa che a noi ci risulta si stia già facendo, con risultati non positivi per la qualità ed il marchio del Trentino. La vera sfida, dunque, deve essere quella di puntare sull’eccellenza del prodotto trentino, coniugando quantità e diversa qualità dell’imbottigliato per rispondere alle diverse esigenze del mercato, dalla fascia alta a quella bassa”.
Infine la Cisl si chiede che ruolo abbia la Cooperazione. “Il presidente Schelfi – concludono i segretari – ha commentato la situazione dicendo che “bisogna trasformare la crisi in un’opportunità”, ma come intende farlo? La Federazione ha intenzione di tenere la regia dell’operazione di rilancio, si punta ad una gestione unitaria coinvolgendo anche i privati oppure si vogliono avere solo soldi pubblici magari per favorire alcune realtà a discapito di altre?
Auspichiamo che questa sia l’occasione per un vero rilancio del settore, mettendo da parte gelosie e frammentazioni e valorizzando con spirito unito i prodotti di qualità che sono parte integrante della tradizione della nostra terra”.