Se il vino (e l’uomo) è “come tutti gli altri vini”

Assaggiare un vino che non conosco per me è emozionante tanto quanto uscire per la prima volta con un ragazzo: l’ho visto, mi è piaciuto, me ne hanno parlato, ho preso informazioni su di lui, ora finalmente è venuto il momento di trovarmi a tu per tu con l’oggetto dei miei desideri. Sarà così come me lo immaginavo? Mi sorprenderà con un gesto? Perderò la testa per una sfumatura del suo carattere oppure mi farà sbadigliare dopo cinque minuti? Con il vino è la stessa identica cosa.

Sorseggiare una bottiglia di vino è come vivere una storia d’amore, con delle differenze interessanti: hai la certezza che finirà ma sai anche che potrai continuare a viverla stappando un’altra bottiglia, se ti ha fatto innamorare. Nelle relazioni questo non dipende solo da te…

Oggi non esistono vini cattivi, il peggio che possiamo trovare è un vino “come tutti gli altri”. Che cosa intendo? Un vino che vorrebbe, ma non può, che magari lo assaggi e pensi che abbia qualcosa di speciale ma poi vai avanti a sorseggiarlo e più passa il tempo più ti delude. Perché ti accorgi che non ha il coraggio di mettersi in gioco: chi lo ha prodotto non ha voluto rischiare di metterci il cuore, di essere diverso, non considerando che la diversità spesso è bellezza. E quando non ci metti il cuore, il sapore svanisce piano piano.

Il vino, come gli uomini. Quante volte abbiamo pensato “speriamo che non sia come tutti gli altri”? Gli altri che non riescono a viverti e a farsi vivere. Gli altri che sanno solo prendere e mai dare. Gli altri che non riconoscono l’importanza dei valori e che scambiano il tuo voler condividere il tempo libero assieme come un’oppressione e una mancanza di interessi o alternative, quando invece si tratta semplicemente di scelte ben precise. Gli altri che “stiamo insieme, ma le vacanze le faccio con gli amici”. Gli altri che non fanno programmi e che “io certe cose non te le dirò mai, sono fatto così “.

Gli altri sono quasi tutti gli altri. Noi invece cerchiamo, nel vino come negli uomini, quelli che abbiano voglia di farsi spazio, di essere presenti, di non farsi dimenticare, di dare emozioni e di lasciarsi amare. Quelli che non hanno paura di metterci il cuore, né di farti sentire importante. E che non danno mai nulla per scontato.

Se, ahimé, avete per le mani un vino come tutti gli altri o un uomo come tutti gli altri, consolatevi con questo.

Fondata nel 1808, Henriot è sinonimo di Chardonnay e di Blanc de Blancs sin da quando il matrimonio tra Paul Henriot e Marie Marguet portò all’unione delle vigne degli Henriot nella Montagne de Reims ai terreni dei Marguet, situati invece nel cuore della Côte des Blancs. Oggi Henriot è tra le pochissime Maison indipendenti, ancora di proprietà della famiglia fondatrice di cui Monsieur Gilles de Larouzière rappresenta l’ottava generazione.
Questo Blanc de Blancs è un 100% Chardonnay proveniente in gran parte da villaggi Grand Cru e Premier Cru della Côte des Blancs – tra cui Mesnil-sur-Oger e Avize – e può contare sul prezioso apporto dei vins de réserve della Maison pari al 40% del totale dell’assemblaggio. Affina sui lieviti per 4-5 anni.

Le note di agrumi, al naso e in bocca, sono il tratto distintivo di questo Champagne che in bocca gioca a mischiare sensazioni minerali e cremose, limone e brioches, burro e miele. Intrigante, danza in bocca leggero e intenso come un bacio rubato dentro l’acqua del mare. Decisamente, non uno Champagne “come tutti gli altri”. Provare per credere.

 

 

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