Se i piatti gourmet si fermano ai preliminari

Su FB vedo tutti i giorni molte foto di bellissime ricette dove il cibo è una scultura, incastonata nel piatto. Spessissimo, sono porzioni super minimal: 2 gamberi, 4 rigatoni, 7 mezze maniche…

Se quei piatti fossero deliziosi come penso che siano, mi troverei a disagio: sarebbe come ricevere uno di quei baci mozzafiato che ti fanno venire voglia di averne ancora e ancora, ma invece no, spiacenti, finito l’incanto in 2 morsi. Per me la cucina gourmet  deve appagare tutti i sensi, deve farmi provare l’ingordigia e la lussuria soprattuto al palato. Non voglio fare la brava ragazza, voglio peccare e peccare tanto, perché non capita tutti i giorni. 

Quando mi siedo al tavolo di uno chef gourmet la speranza è quella  di avere orgasmi multipli, non un coitus interruptus. Invece oggi mi sembra che siamo più orientati verso un ascetismo estetico o, peggio ancora, verso un petting da scolaretti incapace di andare oltre. 

Però forse mi spaglio. Forse non sono ancora riuscita a capire. 

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