Il vino è un consumo che accompagna le persone nel ciclo di vita e socialmente appartiene alle diverse classi di età (tab.4).
Nel 2016 lo consumano il 54,6% degli italiani con 65 anni di età e oltre, il 58,4% di quelli di età compresa tra 35 e 64 e il 48,6% dei Millennials, ovvero di giovani con età compresa tra i 18 e i 34 (tab.5).
Confrontando i dati sui consumi rispetto al 2006 si osserva che nelle altre fasce di età il consumo tende a diminuire un po’ di più di quanto accada tra i Millennials.
Infatti, i 65enni e oltre consumatori di vino erano 57,9% nel 2006 e 57,4% nel 2008, analogamente scendevano da 63,1% nel 2006 a 61,1% nel 2008 quelli di età compresa tra 35 e i 64 anni; invece i Millennials consumatori di vino si sono ridotti nel 2016 meno di un punto percentuale (–0,9%) rispetto al 2006 (49,5%) e sono sostanzialmente stabili rispetto al 2008 (48,3%).
Volendo tracciare un loro profilo potremmo qualificarli come consumatori non seriali, piuttosto orientati a un consumo di qualità.
Se, infatti, si consolida e si diffonde il consumo di vino all’interno di questa
sotto–popolazione, ciò avviene in modo mirato, se vogliamo centellinato. Nel tempo, infatti, cresce la quota di chi consuma vino più raramente, pari nel 2006 era pari a 31,3% e a 33,1% nel 2016, mentre si riducono i Millennials che ne consumano ogni giorno più di mezzo litro, passati da 1,5% nel 2006 a 0,7% nel 2016.
Il vino può dunque essere considerato a tutti gli effetti una componente del pacchetto di consumi tipico dei Millennial consapevoli, che utilizzano oculatamente le proprie risorse, che tra i beni a cui tengono e non vogliono rinunciare collocano senz’altro il vino di qualità.
Un atteggiamento di grande rilievo poiché i Millennials sono destinati ad assumere il ruolo centrale di spender e pertanto la loro propensione al consumo altamente selettiva diventerà ancora più importante per il settore.
Il settore vini, spiriti e aceti italiano gode indubbiamente di buona salute, considerando i dati più significativi: nel 2016 il nostro paese è stato l’unico ad aver realizzato un andamento positivo a volume e a valore (+4,3% per i vini; +4,6% vini aromatizzati e 5,9% per le acquaviti), con un export pari a circa il 15% dell’intero settore agroalimentare. In termini assoluti però siamo ancora, per i vini, dietro le spalle di Spagna (volume) e Francia (valore) che viaggia oltre gli 8 miliardi di euro contro i nostri 5 miliardi.
Tutto questo emerge dall’interessantissima ricerca del Censis commissionata da Federvini, che trovate integralmente a questo link.