Modena Champagne Experience, 13 ottobre: Masterclass CIVC “Il terroir dello Champagne”

Della Modena Champagne Experience, da tre anni punto di riferimento per tutti gli appassionati italiani del vino d’Oltralpe, GeishaGourmet ha già parlato presentando la manifestazione (in foto qui sopra, il direttore Lorenzo Righi).
Grazie al Comité interprofessionnel du vin de Champagne (CIVC), il 13 ottobre scorso abbiamo anche avuto l’onore di partecipare a una Masterclass riservata sul terroir da cui provengono le bollicine più famose del mondo, guidata e animata dall’espertissimo sommelier Leonardo Taddei, delegato AIS di Lucca e Ambassadeur du Champagne per l’Italia nel 2008.

Dopo una brillante introduzione sulla regione della Champagne, caratterizzata da una combinazione unica di clima, esposizione e sottosuolo, Taddei ci ha accompagnato nell’assaggio di sei calici scelti dal CIVC stesso – in un’ottica imparziale e interprofessionale – e rappresentativi delle possibili declinazioni territoriali del vino.
Con grande piacere condividiamo le note degustative che ne sono risultate.

  1. Bruno Paillard, Première Cuvee. Maison fondata negli anni Ottanta: una leggenda narra che Paillard vendette la sua Jaguar per finanziare l’azienda. Il vino si caratterizza per l’uso esclusivo del mosto première presse, uve da oltre 30 cru differenti, pinot nero 45%, chardonnay 33%, meunier 22%, tra il 30% e il 50% di vin de réserve, almeno 36 mesi sui lieviti e altri 36 in bottiglia, extra brut ( dosaggio < 6 g/l).
    Bel colore intenso, naso franco (lieviti) tra il floreale e il fruttato, deve stare un po’ nel bicchiere. Poi la frutta si fa matura (mela cotogna) ed escono sentori tostati (arachide). Uno Champagne davvero classico, di grandissima piacevolezza al palato, con un ritorno di frutta agrumata, suadente, discreta ma persistente. Finale con sapidità rotonda, che completa la bocca.
  2. Pierre Legras, Blanc de Blancs Grand Cru. L’azienda si trova a Chouilly, le uve per questo Champagne vengono da 7 ettari dello stesso comune e da 3 ettari in quello di Épernay. Solo chardonnay per un vino che rimane oltre 36 mesi sui lieviti, con dosaggio brut (6,75 g/l) e meno del 20% di vin de réserve.
    Giallo sabbia, naso più complesso del precedente, “gessoso”, con note di arachidi tostate e di erbe aromatiche. All’assaggio presenta invece note fruttate e una tendenza di lieve dolcezza, che completa il lungo finale di una beva piuttosto facile.
  3. Michel Arnould, Tradition Grand Cru. Siamo a Verzenay, sud-est di Reims. Solo pinot nero in acciaio, malolattica parzialmente svolta, minimo uso di vin de réserve, dosaggio brut più marcato (9,5 g/l).
    Bel giallo sabbia, naso non troppo intenso, fruttato più maturo (mela cotogna e anche pera), qualche intuizione di piccoli frutti rossi. All’approccio gustativo la carbonica è più aggressiva, con una marcata nota minerale; poi la bocca si fa più dolce e fruttata, nel finale emerge un tocco di ananas essiccato.
  4. Fleury, Blanc de Noirs. Azienda nell’Aube, biodinamica dal 1989, le uve arrivano da Courteron e da Troyes. 100% pinot nero, vinificazione in tini smaltati, malolattica completamente svolta, sui lieviti per 36/48 mesi, uso variabile di vin de réserve, brut (dos. 8 g/l).
    Il colore è più intenso, il naso ancora più maturo (banana) e concentrato, con insinuazioni di macchia mediterranea (soprattutto timo). Affascinante, si fa floreale, minerale, poi emergono prime note di pasticceria. Un assaggio importante, con la carbonica che ha bisogno di spazio per liberare ritorni sapidi e agrumati (su tutti, il pompelmo). Finale molto lungo ed elegante, per uno Champagne da abbinare a piatti con condimenti anche complessi, carni comprese.
  5. Henri GoutorbeGrand Cru Millesimé 2009.Arriva da Aÿ (6 ettari): 75% pinot nero e 25% chardonnay, solo acciaio, malolattica svolta, oltre 72 mesi sui lieviti, brut.
    Sul colore si torna un po’ indietro al giallo sabbia; anche il naso è molto delicato, più floreale che fruttato, con diffusa mineralità e ricordi di mora. In bocca, al contrario, è tutt’altro che delicato: sembra il più giovane, quasi maldestro, minerale fin quasi al metallico, per un finale lungo che ce lo fa immaginare con le ostriche.
  6. Palmer & CoRéserve Rosé.Proviene dai villaggi di Trépail e Villers, nei pressi di Reims, l’unico assaggio rosa della batteria. Tra il 40% e il 45% di pinot nero, altrettanto chardonnay, un 10/15% di meunier, rimane più di 36 mesi sui lieviti. Viene utilizzato un 30/35% di vin de réserve, con un 5% di vino rosso da sistema Solera di oltre 35 anni. Brut (dos. 8 g/l).
    Bel rosa salmone, luminoso e risplendente, naso non molto intenso, ma dolce e floreale, note più secche di rosa e piccoli frutti rossi, coerente con il colore e assai gradevole. Bocca abbastanza secca: inizialmente si potrebbe confondere con un bianco, poi sulla lunghezza torna il fruttato, compresa la ciliegia. Da provare in elegante abbinamento con prosciutto e melone.
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