Lungarotti: i 3 vini must-drink

La prima vendemmia del Rubesco Riserva Vigna Monticchio (Torgiano Rosso Riserva DOCG) risale al 1964 quando Giorgio Lungarotti, fondatore dell’azienda, capì che dalla vigna Monticchio, sulle colline di Torgiano, grazie anche a una perfetta esposizione, si ottenevano delle uve Sangiovese straordinarie. Innovativo per i tempi, già dalla prima annata, questo Sangiovese in purezza certo non è un vino che passa inosservato, anzi, è uno di quei vini che resta ben impresso al palato per la sua personalità netta e, ancor più, per la soddisfazione che regala una spelendida sintesi tra potenza ed eleganza ottenuto solo nelle migliori annate.

Battezzato così da Maria Grazia Marchetti, moglie di Giorgio Lungarotti, il nome Rubesco deriva dal verbo latino rubescere, arrossire (di gioia) e sull’etichetta mostra un particolare della Fontana Maggiore di Perugia che raffigura la vendemmia.

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio è sinonimo di Lungarotti – afferma Chiara Lungarotti – . Un vino che negli anni ’60 è stato innovativo: una creatura di mio padre che ne rispecchiava la sua personalità. I vini, infatti, sono espressione di un territorio ma anche di chi li produce, per cui, pur mantenendo la sua identità, anche il Rubesco Riserva Vigna Monticchio ha vissuto un’evoluzione. Si può dire che a partire dall’annata 2005 ha cominciato a riflettere l’impronta della nuova generazione della famiglia Lungarotti”.

La nuova annata  è la 2015,  «una delle più belle annate degli ultimi 20 anni», lunga macerazione sulle vinacce a temperatura controllata, riduzione al minimo indispensabile dei rimontaggi, poi il vino passa in legno dove avviene la malolattica e affinamento per l’80% in legno piccolo e per il 20% legno grande (nelle annate successive alla 2015, questa percentuale sarà 50 e 50 tra legno grande e legno piccolo)  per circa 1 anno, poi va in bottiglia e ci rimane per 3 anni e mezzo. Dal 1964 Il Rubesco Risrva Vigna Monticchio viene prodotto solo nelle migliori annate: non è stato prodotto, quindi,  nel 2014, nel 2002, nel 1999, nel 1998, nel 1994, nel 1991, nel 1989, nel 1984 e nel 1972.

Al naso sa di prugna, mora, viole appassite, pepe nero oltre a una rinfrescante vena balsamica mentolata e a un pizzico di cioccolato e wafer. In bocca è pieno e suadente,  che scorre come velluto, è fresco e sapidità. Bevetelo accompagnandolo con qualsiasi cosa, anche una semplice (ma ben fatta) pasta al pomodoro: con il Rubesco Riserva è il vino protagonista.

Se questo è il vino di punta di Lungarotti, nella lista dei vini di questa cantina possiamo trovare anche altre etichette capaci di regalare belle soddisfazioni. Penso al Torre di Giano Vigna il Pino (ultima annata la 2017), 50% Vermentino 30% Grechetto 20% Trebbiano. Fermenta sia in acciaio, per il 70% della massa, sia in barrique, per il rimanente 30%. Queste percentuali rimangono invariate anche nel successivo periodo di maturazione, in cui il vino matura per 4-6 mesi sia sulle fecce fini in barrique che in acciaio. Dopo l’imbottigliamento, il vino compie un altro importante affinamento direttamente in vetro, per 2 anni. Al naso esprime note di frutta, anche tropicale,  sfumature floreali e leggeri tocchi boisé. Il sorso è minerale, di spessore, affilato. Ostriche, crostacei, pesce al forno sono l’abbinamento perfetto.

Infine, il Sagrantino di Montefalco 2017 è stata una bella sorpresa. Matura in barrique per 12 mesi e, dopo una leggera filtrazione, sosta di alcuni anni in bottiglia prima di essere immesso sul mercato: seppur la 2017 sia stata un’annata difficile, nel bicchiere abbiamo un vino equilibrato, intenso, piacevolissimo, che profuma di lampone, spremuta di frutta di bosco, un pizzico di confettura, aromi che si ritrovano in bocca, dove è sostenuto da una buona acidità. Perfetto con carne rossa, maialino, cacciagione e selvaggina alla ghiotta, fagiano in salmì e spezzatino di capriolo, formaggi piccanti e palombacci all’ umbra.

 

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