L’olio d’oliva italiano non fa ricavi. Possibile?

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Analizzando i bilanci di venti aziende olearie italiana, a fronte di un fatturato complessivo di circa 1,7 miliardi di euro, relativo a oltre il 50% del fatturato consolidato del settore, il risultato netto è stato pari solo a circa 15 milioni di euro, corrispondendo a una media dello 0,87%. Il che significa che per ogni 100 euro di fatturato, il guadagno netto è pari a soli 87 centesimi. Possibile? Questo è quanto afferma l’indagine disponibile gratuitamente sul portale di Olio Officina Food Festival (www.olioofficina.com). Lo potete scaricare QUI.

Il report, realizzato da Massimo Occhinegro, dal titolo Analisi economica su venti imprese del comparto olio di oliva. Confronto degli esercizi 2010 e 2011, è stato pensato allo scopo di sensibilizzare intorno alle sorti future del comparto, con la chiara volontà di reagire allo stato di quiescenza che sta attraversando da anni il settore. “Ciò che resta da fare – ammette Luigi Caricato, il direttore di Olio Officina Food Festival, che ha commissionato l’indagine – è spingere gli operatori del settore a riflettere e reagire. Finora tutti si sono affidati alle Istituzioni, sbagliando, perché queste hanno burocratizzato e reso ingestibile un comparto che ha bisogno di azioni culturali più che di nuove e macchinose leggi”.

Le aziende che riescono a spuntare buoni margini di guadagno sono poche. Ci perdono tutti: olivicoltori, frantoiani, confezionatori, commercianti, e perfino la Grande distribuzione organizzata. Sul portale Olio Officina (www.oliofficina.com) è disponibile un ebook gratuito con il report dettagliato dell’indagine, unica nel suo genere. Così, per la prima volta in assoluto, sono stati presi in considerazione i bilanci di venti aziende olearie, tutte di proprietà italiana. Il quadro è desolante: se da un lato i volumi di vendita sono elevati, in quantità e in valore, il risultato d’esercizio, al netto delle imposte, è estremamente basso. A fronte di un fatturato complessivo di circa 1,7 miliardi di euro, relativo a oltre il 50% del fatturato consolidato del settore, il risultato netto è stato pari solo a circa 15 milioni di euro, corrispondendo a una media dello 0,87%. Il che significa che per ogni 100 euro di fatturato, il guadagno netto è pari a soli 87 centesimi. Una vera delusione se si pensa che il la qualità nutrizionale e sensoriale dell’olio extra vergine di oliva è stata da sempre percepita come un valore.

L’oleologo Luigi Caricato sostiene e ribadisce che l’intento della pubblicazione è di mettere in guardia coloro che, chiusi nel proprio egoismo, non intendono cambiare atteggiamento, nonostante la realtà si dimostri poco rosea. Il mercato degli oli di oliva va gestisto diversamente, manca una strategia comune, mai adotatta in oltre trent’anni in cui, a parte le felici eccezioni dovote all’intraprendenza e capacità di alcuni imprenditori, non si è mai pianificato nulla.

La situazione attuale, divenuta ormai insostenibile, va necessariamente mutata. “Uno spiraglio di luce positiva a ben vedere c’è. Dall’attenta analisi dei bilanci delle aziende olearie si scopre che le imprese virtuose vengono, nonostante tutto, premiate dal mercato, ma non basta, perché non possono lavorare in perenne stato di incertezza. Occorre creare il clima ideale perché si lavori bene, in maniera condivisa e coesa. “Non è un sogno irrealizzabile”, spiega Caricato. “Basta frenare ogni pretesa di stampo ideologico. La strada della rinascenza è possibile. E’ sufficiente non demordere e lavorare per l’unità della filiera. Non è chiedere troppo, ma è ciò che è mancato in tutti questi anni”.

Produttori di olio d’oliva italiano in ascolto, possibile che questi dati siano corretti?

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