Ai piedi del monte Ararat, dove si vuole che si sia incagliata la biblica Arca di Noè, qualche giorno fa è stata scoperta una cantina di 6mila anni ma, a pochi passi da lì, c’è anche il futuro della viticoltura armena. È quello del progetto della Zorah Wine’s, del fashion designer Zorik Gharibian, che, con un investimento iniziale da 1 milione di euro, ha chiamato a seguirlo l’agronomo Stefano Bartolomei e l’enologo Alberto Antonini, per riscoprire le potenzialità vinicole della culla antica dell’enologia e i suoi vitigni autoctoni. E così è stato: “nella valle del Yeghegnadzor, nel villaggio di Rind, vicino a dove è stata scoperta l’antichissima cantina, abbiamo fatto delle selezioni massali, e tra i vitigni che stiamo studiando – spiega a WineNews Bartolomei – ce n’è uno, in particolare, l’Areni, che dà il nome anche ad un villaggio vicino”. La cosa più affascinante è che lì non è mai arrivata la fillossera, non si usano portainnesti, ed è molto probabile che il vitigno sia uguale a come era migliaia di anni fa, “anche perché la zona è isolata da secoli e non si trovano tracce di vitigni “stranieri”. L’Areni è un vitigno rosso, dalla buccia molto spessa, che gli consente di non subire le grandi insolazioni che ci sono ai 1.300 metri di altitudine del vigneto. Nell’estate del 2011 arriverà sul mercato il primo vino prodotto, in 20.000 bottiglie. Noi – aggiunge Bartolomei – abbiamo portato un po’ di sapere e di tecnologia italiana, abbiamo fatto un vigneto specializzato ad alta densità cercando di fare basse produzioni, maturazioni un po’ più lunghe e soprattutto un po’ di pulizia in cantina. Dalle prime degustazioni, sono vini con un frutto persistente, noi stiamo lavorando su concentrazioni e tannini per farne un vino importante. Usiamo barrique armene, che hanno un legno molto compatto e poi abbiamo riabbracciato le vecchie tradizioni locali di mettere il vino dentro delle anfore interrate per conservarlo”. Non resta che aspettare per bere un sorso di storia millenaria …