#iostoacasa e #stappo | Degustazioni dei giorni 7 e 8

Dio benedica i corrieri, che ancora, coraggiosamente, garantiscono le consegne. E un grande grazie anche alle cantine che non mi lasciano un attimo da sola, aproffittando di questo momento di stop obbligato per mandarmi i loro vini in degustazione. Il tempo c’è, e io ne approfitto.

Nei giorni 7 e 8 della mia reclusione ho deciso di dedicarmi a Citari e ai 4 vini che mi ha inviato. Non conosco ancora personalmente i proprietari di questa cantina, che sicuramente non è tra le più note… Ma ancora per poco, visto che i vini prodotti sono decisamente interessanti, naturalmente alcuni più di altri. Ma andiamo per grado.

Innazitutto, due note sull’azienda. Creata nel 1975 da Francesco Gettuli, la cantina Citari (che prende il nome dalla località in cui è ubicata) è cresciuta nel tempo grazie all’amore a alla dedizione tramandate dal suo fondatore alla figlia Giovanna, che ora la guida insieme al marito Ugo Mascini e ai figli Maria Giovanna e Francesco. L’azienda agricola, che conta su 25 ettari,  si trova a Colle di San Martino, vicino all’omonima torre eretta a ricordo della battaglia che, combattuta proprio in quest’area il 24 giugno 1859, aprì la strada all’Unità d’Italia. Qui, il clima mite e il terroir unico del Lago di Garda creano le condizioni pedoclimatiche più favorevoli per la perfetta maturazione delle uve, da cui nascono in primis le tre Doc prestigiose del Lago di Garda: Lugana, San Martino e Garda Classico.

Chi mi segue da un po’ sa che il Lugana è uno dei miei vini bianchi italiani preferiti, ma che predilifo – come per tutti i bianchi – le interpretazioni meno fruttate possibile e questi di Citari li trovo particolarmenre vicini al mio gusto, molto eleganti, e di un rapporto qualità prezzo incredibile. Lo stesso vale per Eretico, il loro top di gamma… Ma non vi dico di più, leggete la mia degustazione qui sotto.

Conchiglia Lugana Doc 2019 Citari

Sorprendente, la prima cosa che mi viene da dire di questo vino, 100% Turbiana, che è stato il primo prodotto da Citari. Sorprendente per l’eleganza, l’intensità degli aromi e la freschezza. I sentori di frutta sono delicati e ammiccanti, c’è la mela, la pesca bianca e gli agrumi, in un perfetto bilanciamento che gli consentono di abbinarsi bene sia all’aperitivo, sia a tutto pasto. Affina in acciaio per sette mesi di cui circa sei su feccia fine. Il nome deriva dai ritrovamenti fossili venuti alla luce anni fa durante alcuni lavori di sistemazione di uno dei vigneti: conchiglie inscatonate in sassi e pietre.

Costa 8.50 euro

Eretico Benaco Bresciano Bianco Igt 2017 Citari

Questa etichetta è l’ultima nata, ma quella che la cantina ritiene top di gamma tra i suoi bianchi, e devo dire che la stoffa c’è.  Trebbiano al 100%, conquista con il suo bouquet di agrumi, pesca, albicotta, frutta esotica e fiori, mentre al palato si trovano pompelmo, melone ed erbe aromatiche. Minerale e giustamente fruttato, affina in acciaio per sette mesi di cui circa sei su feccia fine e quindi fa un breve passaggio in tonneau: una vinificazione che lo rende perfetto anche con piatti strutturati, perché il corpo c’è e anche il finale è molto lungo. Il suo nome si ispira ai Catari, gli eretici che nel Medioevo abitavano anche nelle zone del Garda, nei comuni di Desenzano e Sirmione, dove è ubicata la cantina.

Costa 9 euro

Sorgente Lugana Doc 2019 Citari

Sorgente è un buon vino, ma mi è piaciuto meno rispetto a Conchiglia. Diciamo che è più “normale” rispetto all’altro, che invece riesce a colpire dritto nel segno. Ideale Ha note di pompelmo e un leggero sentore di grafite, in bocca è secco e fresco.

Costa 8.50 euro

Vecchio Vigneto San Martino della Battaglia Doc 2018 Citari

Questa Doc – una delle più piccole d’Italia – vede al centro della sua produzione l’uva Tuchì, come un tempo veniva chiamato il Tocai (oggi Friulano). Con questo vino strutturato, ma ancora fresco e piacevolmente agrumato, Citari è orgoglioso diportare avanti una tradizione molto radicata nel suo territorio. Naturalmente, non aspettatevi un Tocai stile Friuli. Anche in questo caso, non i sono innamorata e penso che questo vino possa avere delle potenzialità ancora inespresse, ma si tratta sempre di un prodotto valido. Al naso si esprime con grande delicatezza e trasmette sentori di fiori d’acacia e di campo, mandorla fresca e mela. In bocca è equilibrato e con un retrogusto amandorlato.

Costa 12 euro

 

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