Il Piano (Pedron) della discordia

Il Piano Pedron non piace alla Provincia autonoma di Trento. È questa la notizia più sostanziosa uscita ieri dall’incontro tra Casa Girelli, Cantina La Vis e sindacati, indetto dall’assessore Tiziano Mellarini per cercare di rispondere alle insistenti domande dei lavoratori dell’azienda di Viale Verona sulle loro sorti occupazionali. «Mellarini ci ha fatto sapere che il Piano Pedron è solo un punto di partenza e che alla Provincia di Trento non piace, ci sono molti punti che non vanno bene», racconta Stefano Montani della Flai Cgil. Ma non solo: «L’assessore ha dichiarato che anche i soldi pubblici a disposizione per il comparto vinicolo trentino saranno stanziati solo se la ricaduta sarà per l’intero sistema». Una posizione ferma e decisa, finora mai dichiarata dalle istituzioni provinciali.

Niente di fatto, invece, per quanto riguarda le agognate risposte riguardanti Casa Girelli: «Il neo presidente Vittorio Brugnara – precisa il sindacalista – ci ha fatto sapere che la cantina sta lavorando ad un piano di riorganizzazione generale, che quindi non riguarda solo Casa Girelli ma tutte le aziende collegate, che è ancora in fase di elaborazione. Per questo motivo ora non possiamo vedere esaudite le nostre richieste di chiarezza sulle sorti dei sessanta lavoratori di Casa Girelli». Una riorganizzazione totale, quella di La Vis, che sarà presentata in un documento pronto per fine settembre, hanno assicurato il presidente del gruppo Roberto Giacomoni, il presidente della cantina Vittorio Brugnara, il direttore di La Vis ed amministratore delegato di Casa Girelli Fausto Peratoner, tutti presenti all’incontro svoltosi nella tarda mattinata di ieri, assieme a Michele Odorizzi in rappresentanza della Federazione delle cooperative del Trentino, alla rappresentanza sindacale ed a Mellarini. Nel primo pomeriggio, invece, l’assemblea dei lavoratori di Casa Girelli ha deciso di bloccare con effetto immediato tutte le «prestazioni straordinarie», cioè tutte le ore di lavoro straordinario che i dipendenti di viale Verona stanno facendo sistematicamente negli ultimi mesi per sopperire alla mancanza di personale dovuto al non reintegro di chi, visti i tempi che corrono, ha deciso di trovare lavoro altrove. «Si tratta di figure strategiche che non sono state sostituite con nuove assunzioni e questo ha comportato un carico di lavoro per chi è rimasto al fine di adempiere agli ordini da evadere», spiega Montani. Ma ora, con il blocco decretato ieri, non sarà più così e gli effetti non saranno certo positivi. Al rientro dalle ferie, poi, l’assemblea dei dipendenti deciderà per eventuali scioperi. «Quel che è certo – conclude Montani – è che dall’incontro di ieri non siamo stati rassicurati sulla situazione occupazionale e, pertanto, a breve bisognerà valutare che strada prendere sotto il profilo della tutela dei sessanta impiegati».

(mio articolo di oggi sul Corriere del Trentino)

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