Il lato B dell'edilizia

Costruiscono palazzi o producono materiali edili, ma la loro vera passione è il vino, la ristorazione e gli hotel: da Vittorio Moretti ai fratelli Imberti, viaggio nel lato B(uono) dell’edilizia

Altro che architetto, ingegnere, pittore, scultore, letterato, musicista e inventore. Leonardo da Vinci in realtà era un aspirante cuoco. È questa la teoria perorata dell’inglese Jonathan Routh, diventato famoso negli anni Sessanta come responsabile di “Candid Camera”. Che sia, quindi, anche questa una candid camera declinata in senso letterario? Quel che è certo è che nel suo libro, “Note di cucina di Leonardo da Vinci” (Voland, 2004, 12 euro), la ricostruzione storica del genio innamorato di pentole e fornelli pare talmente reale che non viene da porsi tanti dubbi. Forse perché fa simpatia l’idea di un Leonardo che dipinge La Gioconda o studia opere di ingegneria idraulica e militare solamente per sbarcare il lunario e potersi permettere di coltivare il suo sogno di chef.

Se Leonardo da Vinci fu davvero precursore della nouvelle cuisine probabilmente non lo sapremo mai, quello che sappiamo, invece, è che certamente molti uomini dell’edilizia hanno trasformato veramente in realtà il sogno che fu del genio toscano, aprendo ristoranti, costruendo cantine dove produrre vino e hotel dove mette in pratica l’arte dell’ospitalità. È questo il “lato B” dell’edilizia, più diffuso di quanto si possa credere.

TUTTO IN UNA HOLDING

L’emblema di questa “doppia personalità” dell’edilizia è Vittorio Moretti, uno degli imprenditori bresciani più noti nel mondo. Lui che da giovane faceva di giorno il “magutt”, il manovale, e di sera frequentava una scuola professionale per diventare capomastro, in più di trent’anni ha costruito un vero e proprio “impero del gusto”, che partendo dalle costruzioni si è dipanato tra tenute, strutture per l’ospitalità, centri commerciali (Le porte franche di Erbusco), cantieri navali, campi da golf. Ed è sempre lui il deus ex machina del Bellavista, lo spumante Franciacorta capace di rivaleggiare con i migliori champagne francesi.

La sua è una storia talmente avvincente che non si può non raccontare. Il 1967 è l’anno che segna l’avvio della prima attività imprenditoriale che Vittorio Moretti sviluppa nel settore dell’edilizia industrializzata, puntando su un elemento innovativo e di sicuro sviluppo in quegli anni: il prefabbricato. Nasce così l’azienda Moretti Spa, che sarà poi affiancata da altre sei consociate: Strutture, Pannelli, Armature, Modulo, Moretti Ovest, Montedildue. Quindi fonda la Moretti Interholz, per la produzione di strutture in legno lamellare a completamento estetico e funzionale delle strutture prefabbricate. Oggi, il settore edilizio ha raggiunto una consolidata affermazione sul mercato soprattutto grazie alla coesione delle quattro divisioni che fanno capo alla Moretti Spa – Industria delle Costruzioni, la cui forza competitiva risiede nell’offerta di un ciclo produttivo completo per la realizzazione e l’installazione di strutture prefabbricate per medi e grandi progetti architettonici. È nata anche una nuova divisione, specializzata nella costruzione di cantine, che ha realizzato più di cento strutture in tutta Italia. Presidente del comparto edile è Vittorio Moretti affiancato dall’amministratore delegato Tiziano Bertazzoni e da Lorenzo Guerini, direttore generale. Perché una divisione per le cantine? Perché il vino è sempre stato il pallino di Moretti. Nel 1974 acquista alcuni ettari di vigneto e costruisce una cantina adiacente all’abitazione di famiglia semplicemente per soddisfare un’esigenza personale: «Fare del buon vino da condividere con gli amici e soddisfare il desiderio di un ritorno alla terra». Ma due anni dopo, la “cantina di famiglia”, che presto sarà conosciuta come azienda Bellavista, dal nome della collina su cui è sorta, decide di andare sul mercato. Negli anni, gli ettari vitati di proprietà diventano 184 e l’azienda, che da sempre ha messo in pratica una filosofia produttiva tesa al perseguimento dell’eccellenza, ha oggi raggiunto un altissimo livello di considerazione a livello nazionale ed internazionale. Nel 1986, Moretti intraprende una nuova strada imprenditoriale, quella della ristorazione: la Mongolfiera dei Sodi, ad Erbusco, un rustico del 1600 sapientemente trasformato in una raffinata foresteria adibita a ristorante e gestita dalla famiglia Coppini. Due anni dopo Moretti investe ancora nelle bollicine, con l’azienda Contadi Castaldi, risultato di un attento restauro conservativo di una fornace di fine ‘800, nota oggi per il suo Saten. Per ospitare i clienti nazionali ed internazionali spesso in visita a Bellavista, Moretti decide di aprire ad Erbusco, a due passi dalla cantina,  L’Albereta, albergo che oggi fa parte della prestigiosa catena Relais & Chateaux, il cui ristorante è gestito dal Maestro Gualtiero Marchesi, il cuoco italiano più famoso nel mondo. La direzione generale de L’Albereta e della divisione hotellerie del gruppo è stata affidata da Vittorio Moretti alla figlia maggiore Carmen, che nel 2003 ha completato l’offerta dell’albergo aprendo uno spazio dedicato al benessere e affidandolo all’esperienza di Henri Chenot. Nel 1997 arriva Petra, un nuovo sbocco nel settore vitivinicolo con una cantina in Toscana, a Suvereto (Livorno), che Moretti fa dirigere alla secondogenita Francesca. In tutto 300 ettari, di cui 100 vitati, un’architettura di design su progetto di Mario Botta, interamente costruita dalla Moretti Spa per rispondere all’intenzione di Vittorio Moretti: produrre vini rossi di massima naturalezza attraverso l’utilizzo della forza di gravità, principio cardine del disegno architettonico. Sempre in Toscana, nel 2001, Moretti acquisisce a Castiglion della Pescaia (GR) la tenuta La Badiola, antica dimora del Granduca di Toscana, in partnership con il gruppo francese di Alain Ducasse, il famosissimo chef d’oltralpe. Cinquecento ettari comprensivi di vigneti, uliveti e foresterie, un tempo adibite alla produzione di tabacco e prodotti tipici, in cui ora si trovano un albergo, L’Andana, con 33 esclusivissime camere, la Trattoria Toscana di Alain Ducasse, un campo da golf e una cantina, che porta il nome della tenuta e produce oggi quattro vini di forte impronta territoriale. Nel frattempo, tra le mille altre attività, fonda a fianco delle sue aziende edili il cantiere navale Maxi Dolphin, da cui escono splendide imbarcazioni a vela: scafi in vetroresina, attrezzature in carbonio e teak massiccio in coperta.

Terra Moretti è la holding di famiglia che controlla le attività del gruppo, 650 dipendenti, fatturato consolidato di 73 milioni di euro ed un export del 20% grazie al vino.

DAI TONDINI AL VINO

Caso esemplare è anche quello di Ruggero Brunori, 52 anni, professione amministratore delegato dell’acciaieria bresciana Ferriera Valsabbia: anni fa investì in un’azienda agricola. Da buon bresciano pratico, la cercò vicino a casa e lavoro, a Picedo di Polpenazze del Garda, sulla sponda lombarda del Benaco. L’idea iniziale era quella di allevare vitelli, ma senza l’utilizzo di estrogeni il risultato non sarebbe stato competitivo. Così abbandonò i panni di cow boy per vestire quelli di vigneron, e con successo. Oggi l’ex allevamento Cascina La Pertica produce, seguendo i rigidi criteri della biodinamica,  Le Zalte, «un blend di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot che ha preso tre bicchieri dal Gambero Rosso», spiega fiero Brunori.

DAGLI HOTEL ALL’EDILIZIA E VICEVERSA

Gian Domenico Giovannini è uno dei personaggi più in vista del mondo dell’edilizia italiana. È suo il colosso dell’argilla espansa Laterlite ed il notissimo marchio Leca. In pochi sanno che, in realtà, la fortuna della famiglia Giovannini non viene dall’edilizia, ma dalle miniere americane, prima, e dall’hotelerie, dopo. «Mio nonno – racconta Giovannini – emigrò negli Stati Uniti per andare a lavorare nelle miniere di carbone del Wihoming e dopo molti anni tornò in Trentino, la mia terra d’origine, con un bel po’ di capitale da investire. Decise di far nascere a Trento quello che oggi è l’Hotel America. Di lì, poi, mio padre iniziò l’attività nel settore delle costruzioni, grazie al giro d’affari dell’hotel». E se quello di Trento è un albergo dall’atmosfera famigliare, in pieno centro storico a due passi dal Castello del Buoncosiglio, la famiglia Giovannini all’estero ha puntato su design e lusso. A Barcellona ha aperto l’America, tempio del design, mentre a Santo Domingo c’è il luxury hotel Agua Resort & Spa di Punta Cana.

Costruttori e maestri dell’ospitalità di alto livello? In giro ce ne sono a bizzeffe. Uno degli esempi più eclatanti ci fa restare ancora in Trentino, dove l’impresario edile Tiziano Zambotti da circa un anno ha aperto (e prima costruito, secondo i criteri della bioedilizia) uno dei più begli hotel dell’arco alpino, lo Chalet Dolce Vita di Madonna di Campiglio. A gestirlo nei minimi dettagli e a conferirgli l’atmosfera raffinata e d’alta classe, ma anche calda ed accogliente, è la moglie, Elisabetta Tessaro, giornalista e Pr. Una ventina le camere, strepitosa l’area benessere, dove spicca la “grotta di sale”: oltre seicento mattoni di sale himalayano dei cui benefici si può godere sdraiati in totale relax su un lettino ad acqua. In cucina, invece, c’è lo chef Enrico Croatti, ventenne romagnolo con un curriculum, nonostante la giovane età, di grande effetto. Come i suoi piatti.

L’ARTE DEL LEGNO FINISCE IN BOTTIGLIA

A Fiorano al Serio, in provincia di Bergamo, la Imberti Legnami da quattro generazioni è depositaria di una radicata cultura del legno ed è tra i più importanti produttori di tetti in legno della Lombardia. Negli anni Sessanta, il padre di Giovanni Imberti, uno dei fratelli che oggi conducono l’azienda, decise di investire in una trentina di ettari in Toscana, a Poggibonsi. Era un momento in cui nessuno voleva più stare in campagna e la terra veniva venduta a prezzi stracciati. Mai investimento fu così lungimirante. Ora in quella tenuta, in cui trovano collocazione anche diversi casali tipici toscani, la famiglia Imberti produce Chianti, Sangiovese, Vin Santo e lo splendido Vito Arturo, un 100% Sangiovese, armonico, rotondo, speziato, dal colore rubino intenso e dagli aromi fruttati, sempre premiato dalle guide del settore. Fattoria Le Fonti, questo il nome dell’azienda agricola degli Imberti,  produce anche un ottimo olio extravergine d’oliva Dop. Una passione grande che ha avuto risvolti anche sull’attività di falegnameria, con l’invenzione dell’esclusivo sistema Frangi Sole, appositamente creato per ottenere il raffreddamento attivo delle cantine vinicole non interrate.

Sempre nella bergamasca, il colosso dell’edilizia e dell’immobiliare Percassi produce ai piedi di Città Alta, nel Comune di Longuelo, degli ottimi vini rossi. Imbottigliati come se fossero pronti per essere messi sugli scaffali, in realtà sono destinati solo al consumo privato della famiglia Percassi. E come loro, mille altri operatori edili, che nel cuore, oltre al mattone, portano  anche il calice di vino.

(da mio articolo YouTrade maggio 2010)

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