Gli uomini sono come l’aceto balsamico

Prendete un giovane e  aitante chef stellato e due giornaliste, una mora e una bionda, amanti dei tacchi a spillo, delle griffe, delle belle macchine e, ovviamente, della buona tavola. Metteteli attorno a un tavolo a mangiare straordinari salumi, formaggi, tigelle e gnocchi fritti da Enrico Spagna a La Gnoccata di Trento, annaffiate tutto con un buon Lambrusco e il risultato è questo. Che anche dentro una pannacotta si possono trovare metafore di vita.

Le cose sono andate così. Il conviviale pranzo di lavoro arriva al momento del dolce. Io, che il menu lo conosco bene, propongo di fare una degustazione di pannacotta, proposta con tre accattivanti guarniture: aceto balsamico di Modena (quello vero per davvero) invecchiato 12 anni, 25 anni e oltre i 30 anni. Iniziamo ad assaggiare, constatando che il “dodicenne” era leggero proprio come un bambino e in men che non si dica scompariva anche al palato. Il “venticinquenne” già aveva più corpo e sostanza, ma era ancora immaturo. L’over 30, invece, sapeva il fatto suo. «Proprio come gli uomini», dico io. La bionda, invece, protesta: «In merito agli uomini, io preferisco il numero 25, anzi, 26-28, età in cui ritengo ci sia il massimo del vigore». Così, lo chef belloccio e partenopeo nonché trentacinquenne sfoggia tutto il suo orgoglio e la sua mediterraneità, perorando la causa degli over 30: l’età ideale, a suo avviso, per poter soddisfare una donna, in tutti i sensi.

Lezione numero 1: la tavola è davvero lo specchio di noi stessi, da come una persona la interpreta e la gode si può capire perfettamente il suo modo di approcciare alla vita, il suo carattere, il suo stile. Quindi, signore, accettate l’invito a cena del vostro corteggiatore e osservatelo bene. Da dove vi invita e da quello e come mangia capirete tantissime cose (se volete approfondire, leggetevi il mio romanzo, Sex and the wine, edito da Curcu&Genovese).

Lezione numero 2: ogni cosa ha uno e centomila significati. Come scriveva il grande poeta portoghese Fernando Pessoa: “Non basta aprire la finestra 
per vedere la campagna e il fiume./ 
Non basta non essere ciechi 
per vedere gli alberi e i fiori./ 
Bisogna non aver nessuna filosofia./
Con la filosofia non vi sono alberi: vi sono solo idee./ 
Vi è soltanto ognuno di noi, simile ad una spelonca./ 
C’é solo una finestra chiusa e tutto il mondo fuori;/ 
e un sogno di cio’ che potrebbe esser visto/ 
se la finestra si aprisse,/ 
che mai è quello che si vede quando la finestra si apre”.

 

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