Il 2015, stando alle anticipazioni dell’OIV (Organisation internationale de la vigne et du vin), dovrebbe segnare il ritorno dell’Italia vitivinicola nella prima posizione di produttore mondiale davanti alla Francia.
Secondo l’Ufficio Studi di MEDIOBANCA, nell’ultimo decennio (2005- ottobre 2015), le esportazioni di vino italiano sono cresciute in quantità (+23%), ma soprattutto in valore, incrementato dell’84,3%. Nel medesimo periodo, il valore delle esportazioni nette della manifattura italiana è cresciuto del 67%. Ciò significa che le esportazioni di vino italiano hanno superato quelle manifatturiere di oltre 17 punti.
Il CENSIS ribadisce quanto forte sia ormai la crisi di fiducia che disorienta il risparmiatore, inducendolo sempre più a “nascondere i soldi nel materasso”, basti pensare che negli anni della crisi (dal 2009 al 2014) gli oggetti di valore a disposizione delle famiglie italiane sono aumentati di 8,1 miliardi di euro, il contante di 11,9 miliardi, i depositi bancari di 61 miliardi, i risparmi postali di 46,7 miliardi, mentre i Titoli di Stato sono diminuiti di 17,2 miliardi e le obbligazioni bancarie addirittura di 144,7 miliardi.
Una grande liquidità inutilizzata quindi, una ricchezza inerte e sfiduciata che aspetta messaggi rassicuranti per mettersi in moto.
Ma probabilmente non è solo questione di fiducia, ci sono forse motivazioni più profonde: investire è da sempre anche un modo per immaginarsi il futuro, per sentirsi partecipi di una crescita; è allora forse un buon segno che il 42,5% degli italiani, se avessero una ‘sommetta’ da parte la investirebbero in una loro iniziativa, nuova o da rilanciare. E fa riflettere che al secondo posto di questa classifica di investimenti attrattivi per gli italiani, troviamo l’industria alimentare e vitivinicola italiana di qualità, il 30,6% degli italiani amerebbe investire i suoi soldi in azienda di questo settore, più che azienda informatiche (19%) più che in grandi aziende multinazionali (9,8%) e più anche del made in Italy tradizionale (29%), è proprio il caso di dire che c’è bisogno di ritrovare il gusto di investire.
I maggiori gruppi vinicoli italiani rappresentano infatti poco meno del 50% delle esportazioni, a riprova del fatto che una buona parte della nostra presenza all’estero è ancora realizzata da società di piccola dimensione che riescono, tuttavia, a fare valere il proprio brand e l’appeal della produzione italiana. Le società private non cooperative guidano il gruppo: ormai il 60% della loro produzione va venduta oltre confine con una crescita dell’88% dal 2005, un dato che supera ampiamente quello di un settore molto importante come il food&beverage italiano (+75%) e che è secondo – per ora – solo a quello delle produzioni più di punta del luxury italiano (+101% la pelletteria di alta gamma).
Si può investire nel vino comprando le etichette più pregiate e i dati Liv-ex dimostrano con quante soddisfazioni: Ornellaia continua a performare meglio dell’Oro e del FTSE con una Standard Deviation (volatilità) dal 2007 ad oggi di 0,11 e un indice di Sharpe di 0,49. La crescita media di Ornellaia in 10 anni è migliore di quella dei First Growths e del Liv-Ex 100, +160%.
Ma si può investire anche comprando azioni dei produttori quotati nel mondo. Mediobanca ci dice che a livello mondiale, un euro investito in vino nel lontano 2001 è cresciuto a 5,4 euro a inizio 2016. Lo stesso investimento su tutte le borse mondiali si sarebbe invece tradotto in un capitale finale di 1,6 euro. Ma soprattutto, dai minimi di fine 2008, il medesimo euro allocato in un portafoglio di titoli vinicoli sarebbe cresciuto fino a 3,4 euro rispetto ai 2 2,5 euro fruttati dalle Borse mondiali. Ciò indica senza alcun dubbio che l’investimento nel settore vinicolo è più redditizio del 160% rispetto a quello nel settore finanziario.
Questi sono i dati salienti emersi dalla ricerca commissionata da ORNELLAIA e basata su dati inediti Censis, Mediobanca e Liv-Ex; la cui presentazione si è tenuta oggi presso Sotheby’s in occasione dell’avvio dell’ottava edizione del progetto “ORNELLAIA Vendemmia d’Artista”.