GG intervista Giovanni Rana: 3 nuovi ristoranti e uno stabilimento (forse) negli Usa

Venerdì scorso, 25 marzo, Giovanni Rana era a Trento ospite dell’Inner Wheel Trento Castello, che ha pensato bene di dare a me l’onore di condurre l’incontro aperto a tutto il pubblico trentino. Un incontro a mio avviso straordinario, per la straordinarietà di Giovanni Rana, da cui non c’è altro che stare in silenzio e ascoltare i suoi mille insegnamenti e la sua storia, nonchè gli innumerevoli aneddoti, come quella volta che Barilla gli chiese di vendergli l’azienda. “Gli dissi, scusa Barilla, perché tu non vendi la tua? E lui mi rispose: perché il mio è un cavallo di razza con cui io e i miei figli ci divertiamo. Allora io gli risposi: la mia invece è un bell’asinello, cui cui io e mio figlio ci divertiamo altrettanto… Non mi chiese mai più di vendergliela”.

Quella di Rana è una storia tipica dell’imprenditoria del Nord Est: un artigiano che diventa imprenditore e cresce fino a rendere la sua azienda una multinazionale europea. Quali sono stati i segreti di questo successo? “Quello che mi ha permesso di trasformare una fabbrica di tortellini in un sistema industriale forte, capace di crescere e svilupparsi anche in modo autonomo è stato il fattore creativo. Oggi infatti con 50 tipi di pasta fresca, i surgelati, i sughi, i piatti pronti, i ristoranti, Pastificio Rana è passato da leader del mercato italiano della pasta fresca a fornitore di soluzioni alimentari per tanti canali e tanti Paesi. L’altra caratteristica forte della mia azienda è l’imprenditorialità diffusa: l’assenza di burocrazia interna ci permette di avere contributi da tutti ed un attaccamento all’impresa che è, e deve rimanere, la stessa di Giovanni Rana. Questo sistema ha saputo reggere con successo all’ingresso sul nostro mercato dei più importanti gruppi alimentari del mondo: sviluppando dai due ai quattro nuovi prodotti l’anno, comunicando in televisione e producendo una qualità che solo la sapienza e la capacità di sistema possono dare, siamo riusciti a rimanere in pochi su questo mercato che continua a crescere anno dopo anno”.

San Giovanni Lupatoto, un paese alle porte di Verona, è la sede del quartier generale operativo della Rana spa. E Giovanni Rana, che con il suo fisique da nonno che ognuno di noi vorrebbe avere e la battuta sempre pronta parla gradevolmente e con confidenza tipicamente veneta. L’impressione è che sia rimasto una persona semplice nonostante la grande notorietà, serena e di grande buonsenso. E sicuramente un genio del marketing.

“Mio papà è morto quando avevo dieci anni – racconta – ed ero l’ultimo di sei fratelli. Mia madre sognava per me un futuro di studi, ma io sono andato a lavorare nel forno di famiglia con i fratelli. Qui ho imparato molto: a lavorare, a fare il pane ed a girare per i clienti”. Il momento cruciale avviene quando Giovanni ha vent’anni: un fratello decise di fare il pasticciere (perché aveva sempre avuto il pallino per i dolci), l’altro proseguì l’attività con il forno di famiglia mentre Giovanni decise di dedicarsi ai tortellini.

“Mi presero – sorride beato – sin da subito per matto, perché all’epoca, e parlo degli inizi degli anni ’60: i tortellini venivano venduti nei negozi di lusso e solo al sabato per il pranzo domenicale”. Ma il fiuto per il mercato che stava cambiando e l’intuizione che i tortellini avrebbero potuto essere un piatto tipico ed economico sulla tavola degli italiani spinsero Giovani Rana a credere a quest’iniziativa. “Eh sì, le donne andavano a lavorare e allora a fargli  la pasta ci pensavo io!“.  Nel 1961, con i soldi della liquidazione che gli aveva dato suo fratello per il forno di famiglia, decise il gran salto: creò nell’ex-stalla ristrutturata un laboratorio artigianale con annessa una piccola bottega (“Laura, la mia fidanzata, preparava il ripieno, io la pasta: li facevamo il venerdì ed il sabato andavo in giro con un vecchio Guzzi con il cesto dietro. Quel Guzzi l’ho messo nella sala d’attesa della mia azienda per ricordarmi sempre degli inizi”). Poco più tardi arriverà una Renault 4 pagata in 25 rate e “fatta andare fino a quando non perdeva i pezzi per strada!”. Le cose crebbero al meglio, smentendo le più rosee previsioni. Con la politica dei piccoli, ma veloci passi l’azienda cresceva: nel 1963 produceva un quintale di pasta alla settimana, nel 1965 aveva una decina di aiutanti donne (“quanto chiacchieravano!” ricorda Rana), l’anno successivo arrivarono le prime piccole macchine per fare gli gnocchi ed i tortellini, che però venivano ancora chiusi a mano. “Eravamo cresciuti molto ma solo nel territorio circostante – sottolinea – perché la freschezza dei tortellini durava al massimo tre giorni. Una sera parlando con un fratello, concessionario della Recoaro, feci la scoperta che l’acqua minerale gassata durava di più di quella normale, e questo a causa della presenza di anidride carbonica. Fu così che andai dal dott. Speri, un chimico molto noto nella zona, che mi spiegò che l’anidride carbonica è un batteriostatico. Dopo aver capito il significato di questo parolone mi venne un’idea e gliela esposi a bruciapelo, chiedendogli se potevo introdurre sottovuoto l’anidride carbonica nel sacchetto di tortellini per farli durare più a lungo”. E fu così che la durata della freschezza dei tortellini di Rana passò da tre a quindici giorni con l’allargamento immediato dei mercati di vendita, estesi oltre il Centro Italia. Qualche anno dopo l’introduzione di una nuova tecnologia (“quella dell’atmosfera modificata: ho fatto fare io la legge su questa innovazione – sottolinea Rana con orgoglio – e che oggi è usata per molti prodotti) permise tempi più lunghi di stoccaggio e di vendita, oltrechè il raggiungimento di mercati più lontani.

Nel frattempo, era il 1969, acquistò mezzo ettaro di terra per costruirci un capannone da 2000 metri quadri, ultimato in meno di 24 mesi. “All’epoca era dotato di due linee di produzione – ricorda – che mi ero inventato poiché non esistevano produttori di questi macchinari, Da quel pezzo di terra non ci siamo più mossi perché qualche anno più tardi abbiamo allargato il sito produttivo senza muovere la sede generale”.

“Gli anni ’70 furono un crescendo rossiniano – sottolinea scherzando – perché aumentavamo del 10-15% annuo, tanto che nel 1980 avevamo superato i 20 miliardi di fatturato, con una settantina di dipendenti e una rete di 25 concessionari, con una quota di mercato del 18% per cento”.

Il folto pubblico della serata con Giovanni Rana

Gli anni ’80 corrono via veloci con molte note liete ma anche con alcune tristi; la separazione dalla moglie Laura, il divorzio sarebbe arrivato diversi anni dopo ma sono rimasti ancora buoni amici. Nel 1989 la folgorazione, ovvero l’intuizione mass mediatica: comparire negli spot televisivi in prima persona. Oggi Rana ha un indice di notorietà altissimo che oscilla tra il 95 ed il 96, dietro solo a Coca Cola e Barilla. L’altra intuizione pubblicitaria è stata quella di affiancarsi, negli spot televisivi, a Marylin Monroe, Humphrey Bogart, Rita Hayworth, oppure a Stalin sulla Piazza Rossa. “L’idea venne perché inizialmente tutti pensavano che non fossi io il vero Giovanni Rana, ma che fossi un attore. Dovevamo trovare una soluzione. E fu questa”.

Ma è con l’arrivo in azienda del figlio Gian Luca che i fatturati della Rana Spa decollano, e oggi vantano 360 milioni di fatturato e 1200 dipendenti. “Mio figlio governa ed io regno – chiosa scherzosamente Rana – ma, al di là delle battute, oggi io mi occupo di ricerca e sviluppo, di impiantistica, di marketing, ovvero di tutte le cose per cui sono nato ed in cui credo profondamente. Gian Luca invece si occupa di tutto il resto: che non è poco!”. Ma Giovanni Rana riconosce un altro importante valore aggiunto al figlio: “Fino ad allora – sottolinea – ero solo a guidare l’azienda: da quel momento ho potuto dialogare con lui e scambiare, a fine giornata, dubbi ed impressioni. Ed è così che noi decidiamo in due ore quello che la concorrenza, e parlo delle multinazionali del settore, riesce a fare diventare operativo in almeno due anni”.

Poi c’è il capitolo ristorazione veloce “Da Giovanni”, 21 punti in Italia, 4 in Svizzera, 3 nuove apertura a breve: Bolzano, Catania e Novara. E ora che Rana è sbarcato anche negli Stati Uniti forse anche una fabbrica oltreoceano: “Costa troppo produrre in Italia e trasportare negli Usa”.

 

 

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