Distillatori, ecco il primo Report di sostenibilità

Cinquecentomila tonnellate di Anidride Carbonica risparmiate, 300mila megawattora di energia elettrica verde prodotta e oltre 300 mila metri cubi di potenzialità installata per bioetanolo sostenibile. Sono questi alcuni dei dati più significativi del primo “Report di sostenibilità” presentato oggi, venerdì 11 dicembre, da AssoDistil – Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti. Lo studio, redatto in collaborazione con Lifegate, è stato presentato in diretta streaming con un webinar al quale hanno partecipato Antonio Emaldi, presidente AssoDistil; Paolo De Castro, eurodeputato e membro della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale; Filippo Gallinella, deputato e presidente della commissione Agricoltura; Silvia Totaro, sustainability specialist di Lifegate e Sandro Cobror, direttore AssoDistil.

Il settore della distillazione, un network sostenibile. Il documento fa riferimento al 2019 ed è stato realizzato sulla base dei dati raccolti da 11 imprese associate, che rappresentano l’80 per cento delle sezioni merceologiche di interesse (acquaviti e alcol industriale). Il settore distillatorio dà vita a una vasta gamma di prodotti che si rivolgono al mercato alimentare, alla produzione di alcol per uso carburante (bioetanolo), per uso industriale e alla produzione di acidi organici, olii vegetali, polifenoli, mangimi e fertilizzanti. Poi, i residui del processo di distillazione vengono reimpiegati per produrre energia elettrica verde, biogas e biometano. Il settore distillatorio fornisce quindi un contributo concreto al miglioramento della qualità dell’ambiente, sostenendo la creazione di una filiera virtuosa di gestione e valorizzazione dei sottoprodotti destinati alla distillazione, prima, e alla produzione di energia, poi.

“AssoDistil sin dalla sua nascita – ha sottolineato Antonio Emaldi, presidente AssoDistil – forte di questo patrimonio di valori delle aziende associate, è da sempre promotrice della sostenibilità e della circolarità del settore. È grazie all’impegno di AssoDistil che oggi pubblichiamo questo primo report di Sostenibilità, che è solo il punto di partenza di un percorso per proiettarsi verso un concetto più ampio di sostenibilità ambientale, economica e sociale, dalle produzioni agricole al prodotto finito e confezionato: un approccio olistico coerente con lo sviluppo sostenibile del nostro Paese”.

I dati salienti del primo report di Sostenibilità. Senza le distillerie, nel 2019, avremmo prodotto un inquinamento pari a 500 mila tonnellate di CO2, equivalente alle emissioni di una città di 10 milioni di abitanti. Il settore distillatorio dispone di una potenzialità installata per produrre oltre 300 mila m³ all’anno di bioetanolo sostenibile, il biocarburante di origine naturale più diffuso al mondo e l’unico a poter rispondere alle necessità di sostenibilità del settore trasporti e a contribuire all’abbattimento delle emissioni. I residui della distillazione, inoltre, si prestano a essere riutilizzati come biomasse combustibili. Con la combustione di questi residui e la digestione dei reflui, soprattutto borlande, vengono prodotti quasi 300mila MWh all’anno di energia elettrica destinata principalmente all’autoconsumo.

“Il primo report di sostenibilità del settore distillatorio – ha detto il direttore, Sandro Cobror – rappresenta per AssoDistil una tappa molto importante nel percorso di crescita dell’intero comparto. Oggi le distillerie prendono consapevolezza dell’importanza non solo di praticare la sostenibilità economica, sociale ed ambientale, ma anche di comunicarla in maniera trasparente per rafforzare il rapporto con il territorio che è fondamentale. Le aziende sono convinte dell’importanza e della necessità di uno sviluppo sostenibile per competere nel mercato globale. L’impegno di AssoDistil è di accompagnare la crescita sostenibile delle aziende anche attraverso la ricerca e l’innovazione per permettere di sfruttare completamente il potenziale ancora inespresso delle produzioni in distilleria in un’ottica di economia circolare coerente con gli obiettivi comunitari del Green Deal”.

Distillerie, un esempio naturale di economia circolare. “Per ogni materia prima lavorata – si legge nel documento – si producono dei residui che rappresentano la materia prima per il successivo ciclo produttivo rendendo il processo di lavorazione delle distillerie a ciclo chiuso e facendo di queste un virtuoso esempio di economia circolare”. Il concetto può essere tradotto in numeri, prendendo i dati di AssoDistil riferiti al 2019: sono 606.795 i gigajoule (Gj) di energia prodotti, con un recupero di energia sui rifiuti prodotti dell’88,9 per cento, pari a 12.541 tonnellate. I rifiuti pericolosi costituiscono solo lo 0,5 per cento del totale dei rifiuti e, di questi, quelli inviati in discarica sono solo lo 0,3 per cento. Il totale di energia autoprodotta proveniente da fonti rinnovabili è pari a 3.732.000 Gj.

Approvvigionamento delle materie prime a ‘Km zero’. “Un’attenzione particolare – si legge nel report – viene riposta nella ricerca delle migliori materie prime, nell’elaborazione delle ricette, nei protocolli di produzione e nei controlli di qualità”. Le vinacce utilizzate come materie prime superano le 534mila tonnellate, mentre le fecce utilizzate sono oltre 209mila. 54mila le tonnellate di frutta e oltre 45mila le materie tartariche impiegate per il processo produttivo. Uno dei fattori chiave per la virtuosità ambientale e la circolarità del settore distillatorio sta nella modalità di approvvigionamento delle materie prime. “Le associate – si legge nel report – utilizzano fornitori storici e tendono a privilegiare quelli locali per contribuire all’economia del territorio. Considerando i fornitori delle associate incluse nel report, i fornitori locali sono pari al 35 per cento, ma se si guarda alla sola filiera vitivinicola le percentuali salgono notevolmente, dal momento che il settore distillatorio risponde completamente alle necessità della filiera vitivinicola che trova utile sbocco nei sottoprodotti della produzione del vino, vinacce e fecce”

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