Bibi Graetz è, a tutti gli effetti, come un dipinto. Se dovessi sceglierne uno in grado di descriverlo almeno un po’, forse sceglierei il Campo di girasoli di Van Gog oppure il Paesaggio con papaveri di Monet. Come un dipinto, al primo sguardo intuisci gli elementi saglienti, ma serve tempo, molto più tempo, per capirlo in tutta la sua essenza. E così, dopo due giorni con Bibi Graetz trascorsi tra Fiesole e l’Isola del Giglio – i suoi due campi base – non si può certo credere di sapere tutto dell’uomo, ma di averne compreso alcuni tratti sì, a partire dall’affascinante blend che compone il suo stile: l’estro dei grandi artisti e il rigore dei veri artigiani.
“Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”, diceva Nelson Mandela e sì, questa citazione calza a pennello per descrivere anche Bibi Graetz e la sua tenacia, animata anche da un pizzico di sana follia. Non può bastare un articolo di giornale per raccontare la storia di uno dei vignaioli più iconici e istrionici d’Italia, ma proviamo a dare qualche suggestione.
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