Quello tra l’uomo e la vite è un rapporto antico, protetto e incoraggiato da mitologiche divinità, cantato ed elogiato da poeti e letterati: un rapporto che negli ultimi decenni ha subito, ovunque nel mondo, radicali trasformazioni. Ma cosa ne direste se vi dicessero che vitigni e imperatori romani hanno in comune le stesse prerogative di concepimento? «Ottanta vitigni europei hanno tutti in comune una madre, una vite selvatica, e un padre: un vitigno orientale che si è insediato tra Danubio e Reno dando origine a varietà come il Riesling Renano e lo Chardonnay. Da Domiziano a Romolo Augusto, quaranta imperatori romani erano figli di un nobile latino e di una schiava illira. Gli ottanta vitigni europei e i quaranta imperatori del Sacro romano impero, insomma, hanno lo stesso modello antropologico». Parte con questa affascinante similitidine Attilio Scienza, il luminare del mondo enologico internazionale, per raccontare i contenuti del Seminario permanente “Le frontiere nascoste della cultura del vino” di cui è l’ideatore e che si svolgerà dal 12 al 14 novembre al Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige (Tn). I primi due giorni saranno fitti di incontri affascinanti quanto impegnativi, che però, garantisce Scienza, «affronteranno temi, anche quelli relativi alla genetica, con un linguaggio alla portata di tutti». Venerdì 12, nell’Aula magna della Fondazione Edmund Mach alle 10 aprirà le danze la sessione deicata ai temi archeologici: a rompere il ghiaccio ci sarà Giovanni Kezich, direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina (Mucgt), che parlerà di “Latte d’uva. Introduzione archeosemantica con Polifemo, Noè ed altri personaggi”, “bevitori” storici della mitologia e della cultura biblica che consentiranno di tracciare le prime linee guida di una giornata che si dipanerà tra “Traffici semantici del vino in Dalmazia in epoca protostorica” (a cura di Asja Zec della Fondazione dei Castelli di Bolzano), “Il vino nell’età del ferro atesina come paradigma delle diversità tra Alpi e Mediterraneo” (Luca Pisoni di Mucgt e Umberto Tecchiati dell’Ufficio beni archeologici della Provincia di Bolzano), per poi passare a parlare di genetica – dalle 14.30 – con Attiglio Scienza, Oscalto Failla e Serenza Imazio dell’Università di Milano, Stella Grando della Fondazione Mach e David Maghradze delll’Institute of agricolture, viticulture and oenology di Tiblisi (Georgia). Con loro si tratterà dei limes culturali della viticultura europea, del significato, dell’origine e dell’onomastica del vitigno, della genetica molecolare per ricostruire la storia dei vitigni, della circolazione varietale in Europa e della viticultura in Georgia, ancestrale terra d’origine della vite. Alle 18, quindi, proiezione del film dedicato alla storia della vite “Archetivitis”, di Nereo Pederzolli, Attilio Scienza ed Osvaldo Failla. Sabato 13, invece, a partire dalle 9, la vigna sarà raccontata come legame al tempo tra storia e memorie famigliari dalla docente senese Valentina Zingari. Da segnalare poi gli interventi di Mauro Van Aken dell’Università Milano Bicocca su “La vita sociale della vite. Gesti, ambienti e culture della vite in Oltrepò pavese” e di Emaunele Renzetti di Mucgt su “Cuocere il vino”. Nel pomeriggio, dalle 14.30, infine, interessantissimo pomeriggio sui temi del passaggio dalla coltivazione della vite all’economia del vino, sul raffronto-scontro birra-vino, sul consumo critico, sulle congetture per una topografia dei mondi del vino e, in chiusura, “una narrazione del vino oggi, tra storia ed epopea neoruralista”. Gran finale domenica 14 con l’escursione a Revò tra i vigneti del Groppello, vitigno autoctono trentino antico, riconosciuto a rischio di estinzione.
(mio pezzo Corriere del Trentino di oggi)