Toblino, Nomi ed Avio. Sarebbero queste, secondo indiscrezioni, le tre cantine socie di Cavit che avrebbero chiesto di analizzare più nel dettaglio la situazione di La Vis, mettendo il freno all’ufficializzazione del matrimonio che doveva scaturire dal consiglio di amministrazione di giovedì scorso.
Nell’ambiente, intanto, si cercano di smorzare i toni critici della cinquantina di soci di La Vis che avrebbero inviato un documento di critica al cda della cantina, chiedendo di avere maggiori spiegazioni sulle perdite dei bilanci, sulla scelta di rientrare in Cavit invece che accettare l’offerta di Mezzacorona e di avere voci in capitolo sulle decisioni fondamentali dell’azienda. «Sono solo una cinquantina di persone su 1500 soci: non crediamo che possano avere un peso sufficiente», è il commento del mondo del vino locale. Cerca di calmare le acque anche il sindaco di Lavis, Graziano Pellegrini: « Chiedo ai contadini soci di La Vis di non farsi prendere dal panico. Questo è un momento in cui serve coesione, di fare un’azione sincera di voler essere ancora quel pensiero collettivo che è stata la base del percorso economicamente valido che ha portato nostre realtà ad essere ricche, dal punto di vista economico ma anche sociale. L’amministrazione comunale cercherà di fare pressione sui soci proprio in questo senso».
Mentre a Ravina e nel lavisiano ci si incontra per discutere e valutare le scelta da farsi, c’è anche qualcun altro che dal mondo politico dice la sua. «Personalmente ritengo che le centinaia di soci, agricoltori e famiglie che non hanno responsabilità su ciò che sta accadendo, debbano essere tutelati», osserva Rodolfo Borga del Pdl, convinto che l’intervento pubblico per salvare il comparto sia più che necessario. «La Provincia di Trento dovrà intervenire – afferma – ma la questione è il tardivo intervento delle istituzioni, che si sono svegliate tardi, scoprendo solo ora che serve un intervento e dando quindi incarico alla Fondazione Mach di studiare un piano di rilancio del vino trentino. Da anni i giornali e gli esperti lo dicevano». Borga entra nel dettaglio: « In questo momento è doveroso un intervento pubblico, ma consci che per il futuro non potrà più essere così, perché i soldi pubblici non devono essere buttati». La prima cosa da fare, secondo il politico, è rivedere i sistemi di controllo. «Vanno cambiati. E bisognerebbe anche che qualcuno si prendesse la responsabilità per gli stanziamenti dati su progetti oggi rivelatisi fallimentari. Una regione come la nostra deve essere amministrata con sobrietà e rigore, soprattutto in questo momento che l’autonomia è guardata a vista».
(mio articolo sul Corriere del Trentino di oggi)