Il 70% di Gancia parla russo. E si allunga la lista delle cantine italiane di proprietà straniera

Il 70% di Gancia, la storica casa produttrice di spumanti passa nelle mani del gruppo Russian Standard, leader nella produzione di Vodka di alta gamma sul grande mercato russo. Il restante 30% resta di proprietà della famiglia Vallerino Gancia. Nuovo presidente sarà Roustan Tariko (nella foto subito a destra del manifesto storico della società), il magnate russo proprietario di Russian Standard, mentre Paolo Fontana viene confermato nella posizione di CEO della società astigiana. Del nuovo CDA faranno parte anche Edoardo e Lamberto Vallarino Gancia, mentre Massimiliano Vallarino Gancia ricoprirà il ruolo di ambasciatore globale del brand. Quanto all’investimento fatto per l’acquisizione, l’ex presidente della Gancia, Carlo Pavesio non ha voluto fornire cifre, limitandosi a precisare che nell’operazione «c’è stata una corretta valorizzazione dei marchi e del fatturato dell’azienda… Gancia è uno dei pochi brand italiani nel mondo del beverage con caratteristiche globali e questo è stato determinante nel processo decisionale che ha portato alla positiva conclusione dell’accordo».

UN PO’ DI STORIA E DI NUMERI

Dal 1850 Gancia è una delle aziende leader della produzione di spumanti e vermut. Con 2mila ettari di vigneti controllati e 5 milioni di chili di uve vinificate direttamente, ogni anno produce circa 25 milioni di bottiglie tra spumanti, vini e aperitivi. La società ha sede a Canelli, nell’astigiano, conta 100 dipendenti ed è presente in oltre 60 paesi tra cui Giappone, Corea, Cina, Finlandia, Francia, Stati Uniti, Belgio e Portogallo.

ALCUNI DETTAGLI DELL’OPERAZIONE

Uno dei punti dell’accordo prevede che il socio russo distribuisca e si occupi della produzione e del marketing degli spumanti e di vermut Gancia in tutto il territorio russo. «La famiglia ha voluto privilegiare l’interesse dell’azienda a quello della famiglia – ha detto Lorenzo Vallarino Gancia, decano della famiglia -. Avevamo di fronte a noi brand come Martini e Cinzano che negli anni sono diventati multinazionali, a dimostrazione che il mercato è cambiato. Per questo abbiamo accettato consapevolmente questa nuova sfida nella certezze di aver affidato l’azienda in buone mani. La famiglia ha sempre messo come priorità lo sviluppo del brand e la valorizzazione del territorio in cui opera. La scelta strategica è stata di dare ulteriore sviluppo e abbiamo capito che era necessario farlo con un gruppo capace di conseguire davvero questo obiettivo».

«Dopo aver diffuso in Russia Martini e Cinzano, Gancia è per me la terza sfida, la più ambiziosa, spero di farcela a portarla in tutto il mondo’», ha commentato Tariko. «Il nostro è un investimento strategico di lungo periodo che ci garantirà l’opportunità unica di diventare una delle società dominanti nel settore del beverage a livello mondiale. Abbiamo le dimensioni, le infrastrutture, l’esperienza e le risorse finanziarie tali da trasformare la Gancia nel marchio leader sia in Russia , sia a livello globale attraverso un rafforzamento del brand e un investimento nel personale e nei dirigenti, ma senza spostare la fabbrica da Canelli’». Il Sole 24 Ore riporta che la società è stata valuta 100 milioni di euro, compreso il debito di 30 milioni, lontano quindi dai 150 milioni dichiarati da alcuni organi di stampa russi.

Un altro pezzo di mondo del vino italiano che se ne va… E si aggiunge, come ricorda Winenews, ad un drappello di cantine di “cittadinanza” italiana, ma dalla proprietà straniera. Asse che si snoda quasi completamente tra gli Stati Uniti e la Toscana: da Castello Banfi di Montalcino, di proprietà della famiglia Mariani, a Il Palazzone, sempre nel territorio del Brunello, dell’ex ad di Time Warner Richard Parsons, a Il Giardinello, acquistata di recente da Louis Camilleri, alla guida di Altria Group Inc, la holding che controlla il gruppo Philip Morris. E ancora, nel Chianti Classico, Villa Arceno di Kendal Jakson, o il Mulino di Grace del business man Usa Frank Grace, o La Mozza in Maremma (e Bastianich Vineyards in Friuli Venezia Giulia), di proprietà di madre e figlio italo-americani, Lidia e Joseph Bastianich, o le “Tenute di Toscana”, holding tra Marchesi Frescobaldi, Mondavi e il gruppo russo Spi Group, con Tenuta dell’Ornellaia (Bolgheri), Castelgiocondo e Luce della Vite (Montalcino).

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