La forma sarà sempre la stessa, ma la sostanza diversa: se il vino sarà buono anche nella bottiglie di cartone biodegradabile, però, chiedetelo all’oste. Il contenitore, assicurano da Londra gli inventori della Greenbottle, non cambierà e non spaventerà il pubblico. Che dire del contenuto? Se a tavola arriverà il vino con il solito gusto non si sa ancora, ma legittimo è avere qualche dubbio.
Gli amanti del vino non sono molto contenti, visto che presto si dovranno abituare, prima in Inghilterra e probabilmente anche in Italia a trovare la bevanda preferita in soli 55 grammi tutti ecologici che ridurranno anche i costi di spedizione attuali.
L’impatto sull’ambiente per costi, trasporto e smaltimento, è del 10 per cento in meno rispetto a quelli della bottiglia in vetro. Il colpo al cuore agli amanti del nettare di Bacco però sembra assicurato. «Nei negozi dove le vendiamo vendono tre volte di più del latte in bottiglie di plastica», ha raccontato fiero all’Observer Martin Myerscough, l’imprenditore che ha inventato la bottiglia di carta e che ha deciso di commercializzarla dopo aver scoperto il problema causato dalle tonnellate di bottiglia di plastica che non vengono riciclate.
Adam Lechmere, direttore di Decanter, una prestigiosa rivista di vino, non è sicuro che avrà successo: «L’aspetto di un vino è incredibilmente importante. La gente non si chiede se un vino è ecologico. Non è come la frutta o la verdura. Non ci interroghiamo sulle credenziali ambientali di un vino come facciamo con un pollo». Dunque, se Mr Decanter ha ragione – come io credo – tutte le strategie di marketing che in molti oggi stanno cavalcando parlando di vino green, sostenibile, prodotto con metodi a impatto zero, non ha nessun senso…