Palmenti, terrazzamenti, sabbie vulcaniche, vigneti pre filossera, e le infinite declinazini dei versanti e delle contrade. L’Etna è un terroir unico e di una complessità straordinaria, che impedisce di generalizzare, pocchissimi i punti in comune. E’ questa la grande certezza emersa dal blind tasting digitale organizzato dal Consorzio di tutela Etna DOC, che ci ha accompagnato in un bellissimo viaggio alla scoperta di questo terroir attraverso sei vini degusati, appunto, alla cieca, la cui identità è stata svelata solamente in ultimo.
UN PO’ DI STORIA
Secondo il mito, l’attività di emissione di ceneri e quella delle eruzioni laviche del vulcano sarebbero il “respiro” infuocato del gigante Encelado, sconfitto da Atena e intrappolato per l’eternità in una prigione sotterranea sotto il Monte Etna, e i terremoti sarebbero causati dal suo rigirarsi tra le catene. L’Etna è il protagonista di uno scenario unico anche dal punto di vista della viticoltura, tanto che l’attività agricola qui ha origini antichissime e le prime testimonianze risalgono al Neolitico. Colonizzata dai Greci nel 720 a.C. questa parte orientale della Sicilia viene caratterizzata dalla coltivazione della vite e dalla successiva produzione del vino probabilmente già a partire dal VIII sec. a.C. Della grande diffusione della vite qui parla già Teocrito nel III sec. a.C.
Nella “Storia dei vini d’Italia”, pubblicata nel 1596, sono ricordati i vini prodotti sui colli che circondano Catania, la cui bontà veniva attribuita alle ceneri dell’Etna, mentre nel ‘700 Arnolfini parlava del vino di Mascali, che veniva esportato a Malta.
Se nel 1848 risultavano coltivati quasi 26.000 ettari di vigneto, tra il 1880 ed il 1885 Catania era la provincia siciliana più vitata con oltre 90.000 ettari di vigneto. Con l’arrivo della fillossera, all’inizio del ‘900, arrivò anche in questo territorio la crisi e il vigneto si ritirò fino a circa 40.000 ettari.
Le frequenti eruzioni hanno certamente frenato nel corso degli anni la diffusione della viticoltura alle pendici dell’Etna, ma a questo bisogna aggiungere anche le pendenze dei terreni per buona parte terrazzati, tanto che qui, come altrove, la definizione di “viticoltura eroica” assume un significato pieno e sicuramente centrato. Ma se la presenza del vulcano rende da una parte faticosa e difficile la viticoltura, dall’altra i vini che se ne ricavano hanno caratteristiche uniche e inimitabili.
Tra i fattori più importanti, la composizione di origine vulcanica dei terreni, a volte ciottolosi e ghiaiosi, a volte invece sabbiosi, o meglio cinerei. A questo bisogna aggiungere le grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte, che arrivano anche a 20-25 gradi proprio a causa della presenza della “A Muntagna”, come viene chiamata dai catanesi.
L’età delle viti non è un fattore secondario, anzi: nel territorio etneo si trovano alcuni dei vigneti più vecchi allevati in Italia, addirittura più che centenari e ancora a piede franco. Anche il sistema di allevamento delle viti conserva una sua precisa originalità e tipicità: sebbene non manchino moderni impianti a cordone speronato o a Guyot, la forma di allevamento più usata, nonché la più tradizionale, rimane tuttora l’alberello, che si arrampica sui fianchi del monte con l’aiuto delle nere terrazze di pietra lavica. Infine, aspetto non certo secondario è la presenza attualmente di ben 133 contrade nel Disciplinare di Produzione (equiparabili alle Menzioni Geografiche Aggiuntive), a loro volta posizionate su differenti versanti dell’Etna: un fattore che determina e amplifica le diversità tra i diversi vini etnei, conseguenza delle specifiche peculiarità conferite alle uve a seconda della zona di coltivazione, rendendo quello dell’Etna uno dei territori più distintivi in Sicilia, in Italia e nel mondo.
I NUMERI DELL’ETNA DOC
4 milioni di bottiglie (rispetto al 2019, calo compreso dell’Etna Rosso di circa l’8%)
Etna Rosso: 16.000 ettolitri
Etna rosso Riserva: 163 ettolitri
Etna Bianco: 9.000 ettolitri
Etna bianco superiore: 220 ettolitri
Etna Rosato: 2.500 ettolitri
Spumanti: 1.400 ettolitri
383 viticoltori, 140 cantine
LE UVE
Nerello Mascalese, varietà autoctona etnea e Nerello Cappuccio per i vini rossi, rosati e spumanti, Carricante, anch’esso autoctono dell’Etna e, in misura nettamente minore, Catarratto, per i vini bianchi. Sono i quattro vitigni che caratterizzano la produzione dei vini della denominazione Etna DOC.
Nerello Mascalese
Il Nerello Mascalese è il vitigno più diffuso alle pendici dell’Etna. Si presume sia originario della Contea di Mascali, un vastissimo territorio che, a partire da alcune donazioni normanne del XII secolo e fino ai primi dell’800, comprendeva, oltre all’attuale Comune di Mascali, parte dell’Acese, gran parte delle falde orientali e nord-orientali del vulcano e persino molte plaghe del messinese. È un vitigno difficile da allevare e molti lo paragonano al nebbiolo per via della sua maturazione tardiva (seconda decade di ottobre) e al pinot nero a causa della sua sensibilità all’annata e al territorio di appartenenza. La pianta si riconosce per il suo portamento eretto e le sue foglie cuneiformi o pentagonali con 3 o 5 lobi. Il grappolo è lungo, mediamente compatto e spesso con presenza di ali molto evidenti. Gli acini hanno buccia spessa e sono di colore blu chiaro. La varietà si caratterizza per un germogliamento medio e per un’epoca di raccolta tardiva.
I vini si caratterizzano per una buona gradazione alcolica, elevata acidità totale, colore rosso rubino poco intenso, sentori fruttati di buona intensità ed eterei, mineralità, grande finezza, media struttura, buon equilibrio e astringenza.
Il Nerello Mascalese viene utilizzato per la produzione degli Etna Rosso, Rosso Riserva, Rosato e Spumante.
Nerello Cappuccio
Il Nerello Cappuccio deve il suo nome al particolare portamento della chioma a mantello o a cappuccio della pianta coltivato ad alberello. Ha una foglia grande cuneiforme ed intera. Il grappolo del Nerello cappuccio ha una lunghezza media, gli acini hanno forma sferoidale e la buccia di colore blu-nero. Ha un ciclo vegetativo lungo con germogliamento ed epoca di raccolta medio-tardiva.
I vini hanno una gradazione alcolica contenuta ed una buona acidità totale e si caratterizzano per un colore rosso rubino meno scarico e con sfumature violacee. All’olfatto ha spiccati sentori erbacei e speziati ma anche floreali e fruttati, mentre al gusto presentano tannini delicati, freschezza e struttura media.
Il Nerello Cappuccio può concorrere alla composizione dei vini Etna DOC Rosso, Rosso Riserva, Rosato e Spumante, in uvaggi con larga prevalenza di Nerello Mascalese.
Carricante
Il Carricante è un antico vitigno a bacca bianca da sempre coltivato sulle pendici del vulcano. Il suo nome deriva dall’espressione siciliana “u carricanti”, che sottolinea l’abbondante produzione delle sue piante, capaci di riempire i carri d’uva. È tradizionalmente coltivato secondo l’uso ad alberello, su suoli di sabbie vulcaniche ricche di minerali. Il suo terroir d’elezione è lo splendido paesaggio del versante orientale dell’Etna, che dalla sommità del vulcano scende verso il mare. Il clima fresco e le notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte contribuiscono a donare alle uve profumi e aromi fini e delicati. In passato il Carricante, prima di diffondersi ed affermarsi pienamente, era spesso vinificato in uvaggio con altri vitigni coltivati sull’Etna, come Catarratto, Minnella Bianca e Inzolia. Il Carricante ha una foglia di medie dimensioni e un grappolo cilindrico o conico. Gli acini sono di medie dimensioni con colore della buccia da verde-giallo. Il Carricante ha una elevata e costante produttività. Il vino in purezza ha una colorazione giallo paglierina con riflessi da verdi a giallo carico. Il profumo è molto complesso e fine, caratterizzato da intensi sentori di fiori di agrumi. Al palato può risultare sapido e con una buona persistenza aromatica.
Oggi viene sempre più spesso vinificato in purezza e costituisce la base principale dell’Etna Bianco per un minimo del 60%, che sale all’80% nell’Etna Bianco Superiore.
Catarratto
Il Catarratto è una varietà a bacca bianca autoctona della Sicilia occidentale, non solo tra le più antiche, ma anche di maggior personalità e carattere, un vitigno vigoroso e produttivo. Il Catarratto presenta una grande variabilità intravarietale con foglie di medie dimensioni spesso pentagonale e con grappolo di forma e lunghezza molto variabile. Oggi è poco coltivato sul vulcano ma può comunque contribuire alla composizione dell’Etna Bianco per un massimo del 40%.
CARATTERISTICHE DEI VINI NEI DIVERSI VERSANTI DELL’ETNA
Se la presenza del vulcano è il comune denominatore di tutta la denominazione, la presenza di versanti differenti sui quali viene praticata la viticoltura, ciascuno con le proprie contrade, è invece il fattore che crea discontinuità e al tempo stesso dona diversità e unicità ai vini di questo territorio.
L’area della DOC, che si estende a forma di semicerchio avvolgendo il vulcano da nord a sudovest in senso orario, è caratterizzata da una grande variabilità in termini di esposizione (e dunque intensità e durata dell’esposizione solare), altitudine, piovosità, ventilazione, escursione termica e tipologia di suolo vulcanico. Ecco perché, da contrada a contrada, le peculiarità dei vigneti possono differenziarsi in modo anche importante tra loro.
Versante Nord
È il territorio che ospita il maggior numero di produttori della DOC, grazie alla sua vasta area vitabile o già vitata, alla sua conformazione caratterizzata anche da pendenze più docili ed alla sua spiccata vocazione. Caratterizzato da un clima relativamente più rigido, mitigato in parte dalla protezione assicurata dalle catene montuose dei Peloritani e dei Nebrodi, è il versante con il limite massimo di altitudine più basso (800 m s.l.m.). Notevole l’escursione termica. Vi si coltiva prevalentemente il Nerello Mascalese ma nell’ultimo decennio si è molto diffuso il Carricante, entrambi allevati sia ad alberello che a spalliera. I Nerello Mascalese di questo versante presentano struttura alcolica e tanta acidità.
Versante Est
Versante estremamente ripido, degradante verso il mar Ionio, elemento che rende unico questo territorio nel panorama della DOC etnea e ne condiziona paesaggio e clima. Questo fianco dell’Etna incastonato tra mare e vulcano è caratterizzato da maggiore piovosità ma anche da notevolissima ventilazione. Sono quasi assenti le grandi estensioni e prevalgono quindi piccoli e medi terrazzamenti e vigneti allevati ad alberello, che arrivano a sfiorare i 900 metri s.l.m. che rappresentano il limite massimo di altitudine. È l’unico versante in cui la presenza del Carricante è notevolmente superiore a quella del Nerello Mascalese. Eleganza, freschezza, sapidità, finezza e longevità caratterizzano i vini prodotti qui.
Versante Sud-est
Caratterizzato dalla presenza di numerosissimi coni eruttivi spenti, che ospitano i vigneti più ad alta quota, questo versante beneficia sia dell’influenza del mare che di una eccellente luminosità. Per via della sua conformazione, è molto diffuso il sistema di allevamento ad alberello. Sia il Nerello Mascalese che il Carricante trovano condizioni ideali, raggiungendo una maturazione ideale con grande regolarità. I vini sono caratterizzati da grande equilibrio e sapidità.
Versante Sud-ovest
Versante con notevolissima escursione termica, vista la distanza dal mare, specialmente alle quote più alte, che qui possono superare i 1.000 metri. Meno piovoso di altri territori dell’Etna DOC e battuto da venti più caldi, questo territorio gode di grande intensità di luce e di una esposizione ai raggi solari molto lunga. Eccellenti le condizioni pedoclimatiche per la coltivazione del Nerello Cappuccio e del Carricante, qui molto diffuso così come il Nerello Mascalese, che qui dà origine a vini con colori meno scarichi, profumi pungenti e spiccati ed un profilo più rustico, con tannini ben presenti, è un Nerello maturo, piu dolce, talvolta con tannino più graffiante.
LA DEGUSTAZIONE BLIND
Campione 1
Trasparente, brillantissimo, al naso grafite, vulcanicità evidente, emerge immediatamente il frutto rosso piccolo, tantissimo ribes, melograno, incenso, rosa. in bocca molto elegante, succoso.
Campione 2
Colore piu intenso, al naso frutto piu maturo, cilicegia, cacao, mirto, prugna, vino piu maturo e alcolico. Bella tannicità, stessi sentori in bocca, con una bella sapidità e freschezza, supportato da note di arancia rossa.
Campione 3
Nota intensa di bergamotto, cola, echinacea, erbe officinali. Troppa acidità, citrico in modo esasperato. >>> vendemmia anticipata causa condizioni climatiche avverse
Campione 4
Pepe, spezia, goudron, vaniglia, ciliegia matura, prugna. bocca carnosa, tannino intenso, spezia di rovere, salino.
Campione 5
Liquirizia, canfora, mandarino, incenso. Acidità citrica, ma inferiore al campione 3.
Campione 6
Note nette di pesca sciroppata, amarene, tocchi tropicali, pepe bianco, rabarbaro. In bocca più dolce, con un finale di arancia rossa.
I miei preferiti? Il campione 4 in assoluto e il campione 6.
Vediamo di che vini si è trattato:
- Santa Maria La Nave Calmarossa Etna Doc Rosso 2018
- Cottanera Diciassettesalme Etna Doc Rosso 2018
- Biondi Cisterna Fuori Etna Doc Rosso 2018
- Cantine di Nessuno Milice Etna Doc Rosso 2017
- Irene Badalà Etna Doc Rosso 2018
- Tenuta Papale Lysion Etna Doc Rosso 2018