I primi sono stati i vigneron delle Cantine di Dolianova in Sardegna e quelli di Settesoli in Sicilia, che hanno iniziato la vendemmia il 27 luglio.
Oggi altre due importanti realtà danno inizio alla raccolta dell’uva, in un’annata certamente non semplice. E’ infatti al via in queste ore la vendemmia in Franciacorta. I primi vigneti a raggiungere la giusta maturazione sono, come ogni anno, quelli localizzati sul versante esposto a Sud del Monte Orfano grazie ad un microclima più caldo. Come è ormai noto, la vendemmia di quest’anno si prospetta piuttosto difficile, la Franciacorta è stata colpita dalla gelata di primavera che ha causato una riduzione delle rese intorno al 30%.
“Fare valutazioni ad oggi è complicato, un’idea precisa di come è andata quest’annata la avremo solo conclusa la vendemmia e fatto il consuntivo della raccolta. In primavera, all’atto della creazione degli assemblaggi, potremo avere un quadro più chiaro in termini di qualità dell’annata 2017”, spiega Silvano Brescianini, vice presidente del Consorzio Franciacorta. La vendemmia è partita come sempre ad agosto, ma per quest’anno riscontriamo una forte disomogeneità sul territorio proprio in relazione alla ripresa vegetativa delle piante dopo la gelata; molto dipende anche dalla gestione che le cantine hanno scelto di intraprendere nei mesi successivi all’evento straordinario, infatti alcune hanno scelto di potare mentre altre no, dal tipo di potatura utilizzata e soprattutto in funzione ai livelli di danno subiti.
Il recupero delle piante è stato quindi estremamente diversificato, alcune hanno infatti ripreso il loro corso vegetativo, anche se con una produzione più scarsa rispetto al normale e comunque in ritardo rispetto ai vigneti non intaccati dal freddo.
Sul piano fitosanitario la stagione è stata piuttosto tranquilla: i mesi di maggio e giugno sono stati molto più caldi nelle massime e più freddi nelle minime, con escursioni termiche mediamente maggiori al 2016. A luglio l’alternarsi del caldo e dei fenomeni piovosi ha favorito la maturazione delle uve. Le principali patologie fungine, peronospora e oidio, non hanno destato particolare preoccupazione.
Quindi, specie sui vigneti passati indenni alla gelata, sembra essere un’annata scorrevole e potenzialmente qualitativa. Anche il forte caldo degli ultimi giorni non inciderà in modo negativo sulle rese: “la vite è una pianta mediterranea che sopporta bene caldo e scarsità di piogge. Il 2015 è stato un anno più complicato per quanto riguarda le temperature, non il 2017” – sottolinea Silvano Brescianini.
Il Consorzio Franciacorta in una situazione piuttosto delicata come la vendemmia 2017, ha richiesto ufficialmente un incremento dei controlli da parte delle unità competenti, al fine di garantire il rispetto delle regole.
Nota positiva è l’entrata in vigore dal primo agosto del nuovo Disciplinare di Produzione approvato dal Ministero. Con la sesta modifica al disciplinare di produzione, la Franciacorta si avvicina a una svolta importante, che apre nuovi e interessanti scenari. Dopo molti anni di sperimentazioni condotte in sordina si è giunti finalmente all’inserimento di un nuovo vitigno nella base ampelografica, oltre allo Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero. Si tratta dell’Erbamat, un vecchio vitigno a bacca bianca originario della provincia di Brescia, da molto tempo dimenticato ma di cui si ha notizia fin dal ‘500. L’Erbamat entra al momento nella base ampelografica del Franciacorta nella misura massima del 10%, per tutte le tipologie ad eccezione del Satèn, così da permettere di testare le sue potenzialità in modo graduale e valutarne eventuali incrementi in futuro.
Le modifiche al disciplinare, che si riconferma il più restrittivo al mondo fra i vini rifermentati in bottiglia, restano quindi vocate all’obiettivo di perseguire l’eccellenza in ogni singolo passaggio produttivo ed aprono la strada a nuove possibilità di differenziazione. In un mondo spumantistico che prevede pressoché ovunque l’impiego di Chardonnay e Pinot Nero, infatti, l’uso dell’Erbamat può diventare un fattore di esclusività importante, capace di ripercuotersi anche sull’interesse dei consumatori internazionali.
Dalla Lombardia alla Sicilia, dove si apre oggi a Borgo Guarini, nell’agro trapanese, la vendemmia 2017 di Firriato, che come ogni anno inizia con la raccolta dello Chardonnay. Prende avvio così la vendemmia 2017 che vedrà impegnata l’azienda trapanese per circa 100 giorni, quando l’ultima raccolta dei grappoli (tra la seconda e la terza decade d’ottobre) verrà completata nella Tenuta di Cavanera sull’Etna con il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio. “A oggi, sembra che quella che ci aspetta sia una vendemmia regolare, non influenzata dagli eventuali anticipi provocati dai picchi di calore di questi giorni”, spiega Federico Lombardo di Monte Iato, COO di Firriato. Le piante, infatti, anche nei territori più aridi (come quello di Favignana, nella Tenuta di Calamoni), sono in perfette condizioni e non hanno subito alcuno stress idrico: uve quindi non soltanto sane ma anche belle, e le cui componenti aromatiche risulteranno particolarmente ricche.b”Senza ulteriori picchi di caldo – continua il COO – e col mantenimento delle attuali escursioni termiche tra il giorno e la notte, avremo garantita la più equilibrata maturazione fenolica e l’integrità fitosanitaria degli acini che sembra essere tra le migliori dell’ultimo quinquennio”. Con questi presupposti, l’azienda della famiglia Di Gaetano si aspetta molto dalla vendemmia 2017 soprattutto dai territori d’elite come quello trapanese di Baglio Sorìa e quello di Calamoni nell’isola di Favignana. I vitigni autoctoni – Zibibbo e Grillo – si caratterizzano, tra gli altri, per un corredo aromatico straordinario. Alle vendemmia dello Chardonnay seguirà immediatamente la raccolta delle uve Grillo per la base spumante del Saint Germain Brut.