Vendemmia 2011 | Gli ultimi dati di Assoenologi

Ecco i dati di Assoenologi, pubblicati da Beverfood.

LA VENDEMMIA 2011 IN SINTESI A luglio le nostre elaborazioni davano una produzione nazionale incrementata del 5% rispetto allo scorso anno. A fine agosto eravamo scesi a -5%. A metà settembre il decremento era salito a -10%. Oggi, a conferimenti praticamente conclusi, siamo a -14% rispetto alla passata campagna. Nonostante le bizzarrie del tempo, la vite, fino a metà agosto, è riuscita a superare i momenti di criticità, anche perché le basse e le alte temperature, nonché le piogge, anche se fuori periodo, sono capitate quasi sempre nei momenti di necessità della pianta. Il tutto è però stato successivamente vanificato dal caldo torrido di un’estate che, dopo una partenza con il piede sbagliato, sembrava non voler finire più. Infatti, le ultime due settimane di agosto e il mese di settembre, che per temperature hanno polverizzato tutti i record, hanno lasciato il segno. Da qui il ridimensionamento quantitativo e, in diverse zone, anche qualitativo della produzione. Il trimestre giugno/agosto ha registrato un decorso alquanto anomalo, non riscontrabile negli ultimi decenni. La frescura di giugno e luglio è stata bilanciata dalla calura straordinaria che ha invaso tutto il Paese a fine agosto e, nonostante alcuni nubifragi, su scala nazionale è mancato il 20% delle precipitazioni. Il mese di settembre nel Nord Italia è stato il più caldo dal 1800 e a livello nazionale si classifica al secondo posto solo dopo il 1987: 30°C, più o meno, in tutta l’Italia Settentrionale, con alte temperature anche in montagna. A livello nazionale ha fatto registrare +2,5°C rispetto al periodo di riferimento 1971/2000. Il Nord Italia è stato il più caldo in assoluto con +3°C.Per quanto riguarda le precipitazioni, il mese di settembre 2011 ha segnato un calo, su scala nazionale, del 10% rispetto al periodo 1971/2000, mentre il Nord Italia è sceso a -30%. A metà luglio si ipotizzava un anticipo di raccolta di 20 giorni che nel Centro/Nord, fino al 15 di agosto, si è ridotto a una settimana per poi tornare nuovamente a crescere. In quasi tutte le regioni del Sud la vendemmia è iniziata invece nella norma pluriennale. Sta di fatto comunque che i conferimenti delle varietà precoci, fatta eccezione per alcune zone di Lombardia, Puglia, Sicilia e Lazio, sono iniziati dopo Ferragosto.Il pieno della raccolta in tutt’Italia è avvenuto nella prima quindicina di settembre. Le operazioni si sono praticamente chiuse intorno alla metà di ottobre, anche se gli ultimi grappoli di Aglianico in Campania, di Nerello Mascalese sulle pendici dell’Etna, di Nasco e Malvasia in Sardegna, saranno conferiti tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.

Le Quantità 

Quantitativamente, a metà agosto, l’Italia si presentava divisa in due. Il Centro/Nord (fino alla Toscana) manifestava un’incidenza produttiva abbastanza omogenea che andava da 0 a -5% rispetto allo scorso anno. Oggi la forbice registra da 0 a -15%.Il Centro/Sud (dalle Marche alla Sicilia) evidenziava invece una diminuzione compresa tra -5% e -20%. Oggi siamo tra -10% e -25%. Unica voce fuori dal coro è rappresentata dalla Sardegna che, dopo tre anni di decrementi, aumenta del 5%. Complessivamente l’elaborazione dei dati fa ipotizzare che la produzione di uva possa oscillare tra i 55 e i 58 milioni di quintali che, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73%, danno 40,3 milioni di ettolitri, praticamente un quantitativo inferiore di poco al 14% rispetto al 2010, che fece registrare una produzione di 46,7 milioni di ettolitri (dato Istat) a fronte della media quinquennale (2006/2010) di 46.186.000 di ettolitri e di quella decennale (2001/2010) di 47.561.000 di ettolitri. Ci troviamo di fronte alla vendemmia più scarsa degli ultimi 60 anni. Per ritrovare un quantitativo simile bisogna risalire al 1948 quando si produssero 40,4 milioni di ettolitri.Il Veneto (7.930.000 ettolitri) si conferma, per il quinto anno consecutivo, la regione italiana più produttiva. Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia insieme producono circa 23,5 milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano.Sicuramente il decremento produttivo nelle regioni meridionali è dovuto anche al ricorso alle estirpazioni con premio e abbandono definitivo dei vigneti. Va infatti ricordato che nella precedente annata sono stati regolarmente estirpati quasi 9.300 ettari che vanno sommati agli oltre 22.000 del 2008 e del 2009. Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna sono le regioni che hanno maggiormente fatto ricorso a tale misura.Altro aspetto che ha diminuito la produzione è da imputare alla cosiddetta “vendemmia verde” che consiste nel rendere improduttivo il vigneto per un anno. Basti pensare che detta pratica, solo in Sicilia, ha interessato circa 13.000 ettari. 

Qualità
Poteva essere un’annata memorabile. Purtroppo il mese di settembre non ha “fatto la differenza”. Quindi la qualità delle uve e dei vini è stata piuttosto eterogenea nel senso che, anche in una stessa regione, il buono si scontra con l’eccellente e il mediocre con l’ottimo. Grazie alla sanità delle uve la qualità ha tenuto. I riscontri di cantina confermano ottimi livelli per i vini prodotti dalle uve vendemmiate precocemente e di quelle raccolte tardivamente. Una certa eterogeneità si riscontra in quelli prodotti a cavallo delle bizzarrie del tempo. In tutti si manifesta una forza alcolica di forte considerazione, non sempre però supportata da un altrettanto contenuto in acidi. La situazione è quindi a macchia di leopardo. Complessivamente il 2011 per i vini bianchi è alquanto interessante con punte di ottimo e di eccellente. I vini rossi evidenziano una carica polifenolica di tutta considerazione con indubbie possibilità di evoluzione. 

PRODUZIONE ANNUALE ITALIANA (VINO E MOSTO) DEGLI ULTIMI 20 ANNI

  Ulrich Maly

I dati sono espressi in ettolitri Elaborazione Associazione Enologi Enotecnici Italiani su dati Istat

Le previsioni di mercato
Le vendite all’estero nel 2010, rispetto al 2009, hanno fatto registrare un incremento dell’11,9% in valore e dell’11% in volume. I dati del primo semestre 2011 indicano un ulteriore incremento: +14,1% in valore e +15,4% in volume, sempre rispetto allo stesso periodo del 2010. La ripresa del settore c’è e si vede. Performance importanti visto che nel 2010 è stato esportato quasi il 50% della produzione nazionale, il che significa che i vini italiani, sia pure con cauto ottimismo, stanno tornando a volare. Dati che sono confermati anche dall’aumento delle quotazioni all’ingrosso di uve, mosti e vini, in quasi tutte le regioni italiane con incrementi medi che vanno dal 5% al 35% per le tipologie più richieste. Va ricordato che i prezzi all’ingrosso dei vini nel 2010 erano stati uguali a quelli del 2009 che a loro volta erano scivolati di oltre il 30% rispetto al 2008. 

I consumi interni continuano a calare
Secondo Assoenologi i consumi interni di vino nel 2010 si sono attestati sui 43 litri pro-capite, contro i 47 del 2007. La tendenza è verso un ulteriore decremento, tanto che nel 2015 l’Assoenologi li stima sotto la soglia dei 40 litri con un calo di circa il 70% rispetto agli anni Settanta, quando in Italia si consumavano poco meno di 120 litri a persona per anno. In pratica dai due bicchieri pro-capite bevuti negli anni Settanta, siamo passati a solo mezzo bicchiere di oggi.

L’Italia e il Mondo

La produzione mondiale di vino è di 300 milioni di ettolitri (40 miliardi di bottiglie), il 60% dei quali prodotti nell’Unione Europea. Il 17% della produzione mondiale ed il 30% di quella europea “parlano italiano”. Nel 2010 l’Italia ha prodotto 46,7 milioni di ettolitri (media decennale (47,6 milioni). La superficie di uva da vino in Italia nel 1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa a 970.000 ettari ed oggi è di 684.000. In vent’anni il nostro Paese ha perso 286.000 ettari, quanti ne hanno oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme. Per alcuni questo è un dramma per altri un bene visto che oggi è inutile produrre quello che il mercato non vuole. 

LE TRE PRECEDENTI ANNATE

2008:salvata da uno straordinario mese di settembre. Nel 2008 si produssero 46,2 milioni di ettolitri di vino con un incremento del 9% rispetto all’anno precedente che, come abbiamo visto, è stato però molto avaro. Le regioni del Centro/Nord, eccetto la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, furono caratterizzate dal segno meno, quelle del Centro/Sud, a eccezione del Lazio e della Sardegna, recuperarono notevolmente rispetto alla precedente produzione, tanto che la Sicilia fece registrare +35%. Le positive condizioni climatiche verificatesi in tutt’Italia nei mesi di settembre e di ottobre prolungarono il periodo di accumulo e di raccolta permettendo un forte recupero qualitativo al Centro/Nord e in particolar modo per quei vini ottenuti da uve vendemmiate tardivamente. Il 2008 è valutato come un’annata assai eterogenea, comunque complessivamente buona con solo qualche punta di ottimo. 

2009:bizzarra, ricca di colpi di scena, annata più bagnata dal 1803. Il 2009 ha presentato caratteristiche ancora diverse dalle due precedenti annate a partire dalle precipitazioni autunno-invernali, considerate dal Cnr tra le più abbondanti dal 1803. A una primavera capricciosa e caratterizzata da capovolgimenti e colpi di scena è seguita un’estate iniziata all’insegna della pioggia e proseguita con temperature sensibilmente al di sopra della media stagionale. Nel 2009 si produssero 45,4 milioni di ettolitri di vino. L’Italia fu divisa longitudinalmente in due: la parte occidentale, quella tirrenica, manifestò infatti incrementi produttivi abbastanza omogenei (5/10%), per contro la parte orientale (adriatica) decrementi altrettanto omogenei (5/10%). A causa del bizzarro andamento climatico e meteorico, fatto di colpi scena, piogge, sole, alte e basse temperature, la qualità in tutt’Italia è stata piuttosto difforme. 

2010: una vendemmia eterogenea e a macchia di leopardo. Nel 2010 l’andamento climatico e meteorico dei mesi di settembre e di ottobre non ha portato ai miglioramenti auspicati. Il sole è stato in quasi tutt’Italia avaro e le piogge, in molte zone, non hanno lasciato scampo. L’eterogeneità qualitativa rilevata da Assoenologi a fine agosto è stata purtroppo confermata. Una situazione a macchia di leopardo, dove in una stessa regione il buono si è scontrato con l’eccellente e l’ottimo con il mediocre. Complessivamente la qualità della produzione 2010 è risultata buona con diverse punte di ottimo, ma con l’assenza di eccellenze. Si sono prodotti 46.737.000 di ettolitri di vino (dato Istat), circa 1 milione di ettolitri in meno rispetto al 2009. Il Veneto si è confermato la regione italiana più produttiva con 8.351.000 di ettolitri, seguita dalla Puglia (7.169.000), dall’Emilia Romagna (6.601.000) e dalla Sicilia (5.676.000), quest’ultima in calo di mezzo milione di ettolitri di vino rispetto al 2009.

  Ulrich Maly

Fonte:Associazione Enologi Enotecnici Italiani **Valle d’Aosta, Liguria, Umbria, Molise, Basilicata, Calabria 

www.assoenologi.it

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