Supermercati anti-mafia

I prodotti realizzati dalle cooperative di Libera Terra Mediterraneo sono realizzati coltivando i terreni confiscati alla mafia: un progetto, presentato oggi dalla cooperazione di consumo a “Fa’ la cosa giusta”, che ha permesso a molti giovani di avere un lavoro regolare e sta diffondendo la cultura della legalità. Una questione che tocca anche il Trentino, dove sono ben 16 i beni confiscati alla mafia, 15 dei quali a Trento.

Tra i relatori anche Placido Rizzotto, nipote dell’omonimo sindacalista ucciso dalla mafia nel 1948.

Trento, 31 ottobre 2010 – “I terreni affidati alla cooperativa Placido Rizzotto sono gli stessi dove mio zio ha condotto le sue lotte: siamo grati a questi ragazzi per il lavoro che fanno”. Così Placido Rizzotto, nipote dell’omonimo sindacalista ucciso dalla mafia nel 1948, ha introdotto l’argomento del seminario “Libera Terra: prodotti con un sapore in più, quello della legalità. Frutto del lavoro di giovani che coltivano ettari di terra confiscati ai boss della mafia” organizzato dalla cooperazione di consumo nell’ambito della sesta edizione di “Fa’ la cosa giusta”, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili.

Al centro del seminario il lavoro delle cooperative sociali che in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania lavorano i terreni confiscati alla mafia, grazie al progetto di Libera Terra Mediterraneo, avviato da Don Luigi Ciotti e Giancarlo Caselli, 10 anni fa nel palermitano dove, a San Giuseppe Jato, ha costituito la cooperativa Placido Rizzotto.

Lavorare i terreni confiscati alla mafia significa creare condizioni per trattenere quanta più ricchezza possibile sul territorio e garantire opportunità occupazionali, ha spiegato Valentina Fiore, direttrice del consorzio Libera Terra Mediterraneo. “Quello che portiamo avanti è un lavoro molto silenzioso che vede coinvolta prima di tutto la società civile – ha spiegato la Fiore. – La nostra forza è nella rete di relazioni che abbiamo costruito con le associazioni locali e vediamo che oggi non siamo più visti con diffidenza dalle persone del paese, che anzi ambiscono a lavorare per noi”.

Quella del riutilizzo dei beni confiscati alla mafia è una questione che tocca anche il Trentino, dove, come ha detto Licia Nìcoli, rappresentante di Libera Terra in Trentino, sono stati confiscati ben 16 beni, 15 dei quali nel Comune di Trento.

A portare la propria testimonianza Angelo Sciortino, socio lavoratore della cooperativa Placido Rizzotto, che ha raccontato le difficoltà, ma anche le soddisfazioni conquistate grazie al lavoro pulito svolto in cooperativa.

“Sentiamo il dovere civico ed etico di sostenere progetti come quello di Libera Terra – ha commentato Renato Dalpalù, presidente del Sait – Non basta però mettere i prodotti sugli scaffali, ma è necessario che il consumatore scelga in modo consapevole perché è lui a decretare il successo o meno di un’iniziativa”.

La cooperazione di consumo è presente a “Fa’ la cosa giusta” con un proprio spazio espositivo, dove vengono presentate due nuove iniziative attente alla salute dei consumatori e all’ambiente: la campagna sull’acqua che promuove il consumo consapevole dell’acqua con particolare attenzione agli aspetti ambientali che ne derivano, e quella sulle uova che provengono esclusivamente da allevamenti a terra eliminando da tutto l’assortimento le uova provenienti da galline allevate in gabbia.

 

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