Era tutta colpa di Auguste Escoffier, il grande cuoco francese dell’Ottocento, se quel pomeriggio, invece di portare avanti tutti i lavori che avevo da fare, mi ero messa a indagare su Madame de Montespan. La vera “preferita” del Re Sole non era mai stata una figura molto attraente ai miei occhi: ammirevole la sua tenacia nel raggiungere i suoi obiettivi, ma il prezzo pagato, senza guardare in faccia niente e nessuno, faceva parte di quel modo di essere senza valori che non avevo mai trovato apprezzabile.
Escoffier, però, mi aveva fatto riflettere.
Madame de Montespan conosceva bene il valore della seduzione della cucina ed era forse per questo, per carpire qualche succulento segreto, che si era concessa una liaison persino con Vatel, il grande cuoco di corte le cui preparazioni facevano impazzire di piacere i palati esigenti dei commensali di Sua Maestà. Una delle ricette più famose della Montespan, invece, erano i pasticcini afrodisiaci, che probabilmente serviva assieme a filtri d’amore ed altri intrugli, nonostante la sua comprovata bellezza. «Che la cucina faccia la donna ancora più bella?», mi domandavo mentre leggevo le peripezie della Preferita. Se non bella, affascinante, stando al cuoco francese, che ne i suoi Ricordi inediti si chiedeva retoricamente: “Se Madame de Montespan non avesse saputo cucinare così bene, sarebbe arrivata tanto in alto? Una donna con un simile talento poteva tenere legati a sé i più grandi regnanti della terra”.
A un certo punto della storia, però, noi donne ci eravamo dimenticate di questa grande arma a nostra disposizione, pensando che l’indipendenza e l’emancipazione passassero necessariamente attraverso il disamore per i fornelli. Se Escoffier avesse avuto ragione, e io credevo che la avesse, sarebbe stata ora di tornare sui nostri passi. Lui che era stato, tra le altre cose, l’inventore della Pesca Melba (omaggio alla cantante lirica australiana Nelle Melba) e il primo vero manager d’albergo, era anche convinto che “la cucina è forse una delle forme più utili di diplomazia”.
La cucina, ma anche il vino, Auguste.
Sul comodino della mia camera da letto le guide gastronomiche e gli itinerari del gusto non erano mai mancati. Prima di addormentarmi mi piaceva leggere qualche recensione di ri- storante, osteria o trattoria e magari trovarne qualcuna che mi attirasse così tanto da diventare la meta del mio prossimo week- end. Mi piaceva andare a caccia di curiosità su formaggi o insac- cati, scovare informazioni su dove, ad esempio, poter acquistare il vero speck, la ricotta stagionata Saras del Fen, le patate blu oppure il rarissimo broccolo di Santa Massenza. Recentemente, a queste letture “della buonanotte” se ne erano aggiunte altre che riguardavano il vino. Luca, che aveva 18 anni più di me, da venti era sommelier e sapeva bene di essere stato lui a farmi scoprire e appassionare al magico mondo dell’enogastronomia, qualche tempo prima si era presentato nel mio studio con un sacchetto pieno di libri.
«Vorrei che tu dessi un’occhiata a queste guide. Così, giusto per sapere cosa ne pensi. Va bene?», e appoggiò il sacchetto sulla mia scrivania.
Lo guardai con aria interrogativa, ma divertita.
«È una questione di vita o di morte?», gli chiesi ridendo.
«Ovviamente no, ma credo che ti potrebbe dare qualche idea per il tuo prossimo libro», rispose strizzando un occhio mentre stava già stappando una delle bottiglie di cui aveva fatto incetta nelle sue ultime tre settimane di tour de force tra Spagna, Sudamerica e Sudafrica.
«Sono nel mezzo di un articolo e non ho molto tempo… Cosa mi fai bere?»
«Viña Ijalba Reserva seleccion especial del 1994».
Lo guardai mentre mi porgeva il calice rosso intenso e la pri- ma cosa che mi venne in mente fu uno stralcio del libro di Isabel Allende, Afrodita: “I gourmet, capaci di ordinare da un menu in francese e di discutere di vini con il sommelier, incutono rispetto nelle donne, rispetto che può facilmente trasformarsi in vora- ce appetito amoroso. Non possiamo resistere agli uomini che sanno cucinare. Non mi riferisco a quei cialtroni acconciati con un berretto istrionico che si dichiarano esperti e con un gran gesticolare abbrustoliscono una salsiccia alla griglia, ma a quegli epicurei che scelgono amorosamente gli ingredienti più freschi e sensuali, li preparano con arte e li offrono come un regalo per i sensi e per l’anima; quegli uomini capaci di stappare con stile una bottiglia, annusare il vino e mescerlo prima nel nostro bic- chiere per farcelo assaggiare”. Credo fosse stato proprio questo, molti anni fa, a farmi innamorare di lui.
Presi il bicchiere e feci roteare il vino, guardai il colore, annu- sai un istante il profumo, feci appena un sorso e poi dissi «buono».
«Ora leggi quello che dicono le guide», replicò lui.
«Viña Ijalba Reserva seleccion especial 1994. Taglio di Graciano e Tempranillo al 50%, ha colore rubino non troppo vivace ma incredibilmente cupo e profondo con riflessi viola. Naso di frutti neri e cardamomo, eucalipto, prugna, crema e foglie verdi. Ha bisogno di tempo per liberarsi dalle note animali e di sudore che si sviluppano in sentori integrati di pino, china, terra umi- da in un insieme di grande fascino. Bocca prepotente di vivace acidità e tannini decisi che a poco a poco lasciano spazio a uno straripare di polpa fruttata. Finale lunghissimo anche se un po’ rustico».
«Cosa ne pensi di questa descrizione?», mi chiese.
«Sono una cronista non un’esperta… Quello che ti posso dire, però, è che se avessi letto questa recensione forse non lo avrei mai comperato: pensare di bere qualcosa che ha “note animali e di sudore” non è una cosa che mi attira – dissi ridendo – a dire il vero nemmeno il pino mischiato con la china e la terra umida! Ti immagini?»
«A te, allora, cosa fa venire in mente questo vino?»
«Una giornata di sole e afa, il caldo torrido dell’estate e io che guardo la campagna, sento il fruscio della brezza che accarezza le foglie di un salice piangente e spettina i prati, mentre mi dondolo sotto il portico, all’ombra, guardando il tramonto e pensando a cosa cucinare per cena».
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Leggi il secondo capitolo di Sex and the Wine l’8 dicembre 2017, ore 18.00.
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