«Mi raccomando, fate le brave», ci salutò Roberto che non poteva perdersi la partenza del club, tutto caricato sopra la mia cabriolet.
«E andate piano – aggiunse mia madre – Cleo, ricordati di telefonarmi tutti i giorni». Come se non lo facessi da sempre, ma uno dei divertimenti di mia madre era essere pedante, ribadire l’ovvio, chiedere quello che già aveva. E non era una questione di età, perché era così a settant’anni come a cinquanta.
«Sì mamma, non preoccuparti», le risposi. Poi mi avvicinai a Roberto per sussurrargli nell’orecchio «ci pensi tu a lei vero?». Lui annuì rassicurante e mi baciò.
«Ciao a tutti!», gridammo in coro, capelli al vento e braccia alzate in segno di saluto, mentre partivamo a tutta birra per il nostro tour in quell’infinito quadro di emozioni e di tuffi al cuo- re che è la Toscana. Almeno, quella vista con i miei occhi.
Zoe era seduta a fianco a me e aveva il compito di manovrare il navigatore satellitare e l’autoradio. Dopo un’oretta di viaggio aveva pensato bene di rinfrescarsi il trucco e, guardandosi allo specchio, sul suo viso comparve un espressione di orrore. Io la stavo guardando con la coda dell’occhio e non potei fare a meno di chiederle cosa stesse succedendo. «Un capello bian- co!», esclamò arrabbiata. Non serviva a niente negarlo, tanto valeva ammetterlo e prenderla con filosofia: gli uomini quando invecchiano diventano affascinanti, le donne diventano vecchie e basta. Un po’ come il vino buono, che col tempo matura, e quello cattivo, che col tempo diventa aceto. Certo, ci sono ecce- zioni: uomini che diventano aceto e donne che si impreziosiscono, ma mediamente non è così. Potremmo dire che l’universo femminile potrebbe essere paragonato a un vino buono, ma non molto adatto all’invecchiamento. Noi ragazze del club ci difen- devamo ancora bene, ma quanto sarebbe durata?
«Penso che noi saremo comunque sempre carine, perché ci teniamo al nostro aspetto… Non è che con questo badiamo solo all’apparenza, io credo che sia una forma di rispetto verso noi stesse… E poi, con tutti i sacrifici che facciamo: palestra, dieta, massaggi….». Lo Zoe-pensiero in materia di come stavamo combattendo i segni inesorabili del tempo era condiviso appie- no da tutte noi.
«Beh, i massaggi non sono poi un sacrificio così grande, anzi!», osservai ridendo e passando una mano sui miei capelli neri, dritti come spaghetti, che il vento spargeva nell’aria come i bastoncini del Mikado.
«Economicamente sì, però, con tutto quello che ci costa l’ayurveda di Christian», replicò Zoe.
Alice non parlava, ma se ne stava in contemplazione del pae- saggio che le si snocciolava veloce sotto gli occhi. Giulia sonnec- chiava ed Alessandra sfogliava la guida del Touring Club sulla Toscana e, di tanto in tanto, leggeva qualche passaggio ad alta voce per commentarlo con Zoe e me. Percorrere le strade che at- traversano le Crete Senesi o le colline della Valdorcia è ogni vol- ta un’esperienza straordinaria. I mutevoli giochi di luce, i colori del paesaggio, le geometrie dei campi, gli alberi, i casolari isolati o le stradine sterrate. Forse era per questo che ce ne eravamo state tutte in silenzio, mentre la mia auto si avvicinava sempre di più al borgo medievale La Bagnaia, dove avremmo trascorso i primi due giorni della nostra “missione”. Appena uscite dall’autostrada, non avevamo resistito: avevamo abbassato la capote, rallentato la velocità e ci eravamo immerse totalmente nei pae- saggi e nell’aria di quella terra che nessuno vi può spiegare esat- tamente, proprio come una donna: bisogna viverla per iniziare a capirla, certi che non si avrà mai finito di scoprirla. Mai. Era il crepuscolo quando imboccammo il lungo viale alberato della tenuta a cinque stelle a pochi chilometri da Siena, Montalcino, Pienza e quella parte di Toscana che più amavo.
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