È successo ancora, succede sempre più spesso, quindi è ora di fermarsi un attimo e riflettere. Perché non è più un episodio sporadico, sta diventando uno schema ricorrente. Funziona così: lui vuole uscire con te, si fa in quattro per riuscirci, manda messaggi a tutte le ore, ogni tanto sparisce e poi riappare (tecnica della sottrazione per attirare l’attenzione), è attento, a parole racconta che vorrebbe fare questo e quello con te, portarti di qui e di là, ti racconta un sacco di cose, ammira il tuo lavoro, la tua intraprendenza, la tua voglia di vivere, la tua ironia, il tuo carattere deciso, te lo dice, e tu glissi carinamente ogni volta fingendo imbarazzo. Dopo settimane, mesi (è capitato anche anni), finalmente accetti di vederlo: pensi che una costanza del genere non possa che celare un forte interesse che va oltre l’attrazione fisica (in fondo, per fare 4 salti ce ne sono tante e anche meglio di te). Il primo appuntamento va bene, sei sorpresa perché pensavi che per te fosse solo un incontro di cortesia, così decidi di rivederlo. Cinque, sei, dieci volte: lui è sempre lo stesso, sempre presente, scrive messaggi, telefona, è propositivo. Inizia a interessarti e finalmente decidi che è ora di vedere com’è anche l’intesa sotto le lenzuola. Niente male anche quella, ma improvvisamente qualcosa cambia. Per te cambia il fatto che sei interessata a frequentarlo e a fare assieme quelle cose che lui aveva caldeggiato a parole per tanto tempo, come condividere le giornate anche solo con una telefonata serale, programmare un week end da qualche parte, una cena, un pomeriggio di film e bollicine sul divano. Per lui, invece, non si sa cosa sia cambiato, perché tu sei sempre quella, ma improvvisamente sei diventata troppo “impegnativa”.
Impegnativa… Secondo il vocabolario il significato è: 1. Che impegna, cioè crea un obbligo o richiede impegno (obblighi tu non ne crei, e se passare del tempo con te è considerato un impegno e non un piacere, per carità, che resti a casa sua); 2. Che richiede dedizione (questo sì, è quello che cerchi, il fatto che qualcuno si dedichi completamente e spontaneamente a te).
Non è la paura che lo porta a definirti impegnativa e a levare le tende: ha dimostrato grande coraggio e intraprendenza ad avvicinarti con una scusa; ha provato grande soddisfazione a portarti a cena dopo averti corteggiato a lungo, dopo aver sperato di poterti strappare anche solo un aperitivo, tu che gli sembravi troppo bella, troppo intraprendente e troppo affascinante per uno come lui. Tutto quello che oggi è impegnativo, prima era affascinante perché quelle come te sono solo una sfida, una cura per accrescere l’autostima.
Esistono fondamentalmente tre categorie di uomini, da questo punto di vista. Quelli che hanno bisogno di sentirsi più intelligenti, forti e superiori: questa tipologia mai e poi mai si metterebbe con una come te, perché deve sentire di avere un margine netto di vantaggio. Poi ci sono quelli sicuri di sé, magari affermati nella vita, forti, ma non maturi: sono quelli che si annoiano con la sciampista, che vogliono la sfida, il cervello e il carattere che regga il confronto, ma allo stesso tempo vogliono comunque la donna che, arrivati al punto cruciale, faccia la donna e quindi quello che vogliono e si aspettano loro. Per quello alla fine sposano la sciampista e si fanno l’amante in carriera. E poi ci sono quelli che vogliono una vera compagna, con cui condividere tutto, anche potere, responsabilità e controllo. C’è solo un problema: di quest’ultima categoria fanno parte in pochissimi, ma tu vedi ancora, nonostante tutto, il bicchiere sempre mezzo pieno, giusto?
Impegnativi, spesso, sono definiti anche molti vini e non per questioni economiche, bensì per come sono fatti, per il loro carattere, la personalità, perché il sorso è complesso, sfaccettato, caleidoscopico, non banale. Perché l’abbinamento con il cibo è un po’ più articolato (ma dà molta più soddisfazione), perché non è beverino e leggero… Perché, quindi, definirlo impegnativo anziché, ad esempio, complesso?
A proposito di complessità, leggi QUI qualche altra considerazione in merito.
Non c’è niente da rimuginare, nulla su cui riflettere. Non c’è niente in te di sbagliato, e lo so che ogni tanto, presa dallo sconforto, ti maledici di non essere nata sciampista… L’altro giorno ho visto una t-shirt con una scritta che, in questo momento, fa proprio al caso nostro:
Perché pensare se puoi bere?
Cosa? Il Giorgio Quinto di Olmo Antico, colore rosso granato, riflessi violacei, al naso vi regala note balsamiche, frutti rossi, confetture di prugne. In bocca è caldo, abbastanza morbido, abbastanza tannico, molto pulito, come vorresti che fosse quel lui che non hai ancora trovato.