Quattro laghi-cantina dove nuotare in mezzo alle bottiglie di vino

Noi wine lover, si sa, siamo particolarmente sensibili alle questioni enoiche, a partire dal ristorante, che spesso e volentieri scegliamo prima per la carta del vino e, solo in seconda battuta, per il menu. E in vacanza? Idem, l’enoturismo lo abbiamo nel sangue anche se ci trovassimo nel Sahara… E allora, in questa estate post Covid-19 di vacanze più che altro all’italiana, perchè non scegliere un itinerario diverso, a caccia di laghi dove affinano le bottiglie di vino di alcune cantine?

Affinare le bottiglie sul fondale di un lago o del mare è un metodo che deve le sue origini al ritrovamento, 10 anni fa, nel Mar Baltico di un antico galeone carico di bottiglie di Champagne rimaste sul fondale marino per oltre 300 anni. È stato proprio questo ritrovamento straordinario che ha spinto  altri porduttori a tentare l’impresa.

Partiamo dal lago di Levico, in Trentino, dove riposano per 15 mesi 2mila bottiglie di  Lagorai Brut Blan de Blanc di Cantina Romanese, 100% Chardonnay, primo Trento DOC della Valsugana. Grazie alla collaborazione con l’Archeo Sub di Levico sono stati effettuati i rilievi necessari a mandare a verificare che tra i 10 ed i 20 metri di profondità la temperatura del lago di Levico rimane costante a circa 8 gradi. Insomma, il fondale del lago è una cantina naturale.

Dal Trentino Orientale ci spostiamo a sud, nella sponda del Lago di Garda sempre della provincia di Trento, precisamente a Riva del Garda, dove la Cantina di Riva affina il suo Brezza Riva Riserva Blanc de Blancs TrentoDOC Spumante Metodo Classico, immerso  a 38 metri di profondità, dove riposano sul fondale del lago e lì restano per dodici mesi (guarda il video qui). “A queste profondità, con una temperatura costante che oscilla in modo lento tra i 9 e i 13 gradi, in assenza di luce e rumori, le 1.216 bottiglie di Spumante Brezza Riva Riserva troveranno le migliori condizioni per una lenta e incessante maturazione”, spiega Furio Battelini, enologo di Cantina Riva del Garda. Un processo di vinificazione iniziato con la pressatura soffice delle uve e solo il primo 55% della Cuvée utilizzata, proseguito un mese fa con il tiraggio e ora con la maturazione nelle profondità del Lago di Garda, a 38 metri di profondità e sessanta dal porto San Nicolò.

In Lombardia, sono i fondali del lago d’Iseo a custodire delle bollicine che prendono il nome dal sottomarino immaginario del romanzo di Jules Verne Venticinque leghe sotto ai mari: il loro nome è infatti “Nautilus Crustorico”  dell’azienda Agricola della Valcamonica. Il vignaiolo Alex Belingheri spiega che l’idea è nata per necessità poiché, pur non possedendo una cantina adatta all’invecchiamento di uno spumante, ha deciso caparbiamente come un vero sognatore di produrre un Metodo Classico, prodotto con uve rosse autoctone (Ciass Negher) provenienti da ceppi storici che hanno fino a un secolo di vita. Niente Cuvée, solo vendemmia di un’unica annata, trenta mesi sui lieviti, di cui ventiquattro trascorsi a quaranta metri di profondità nelle acque del Lago d’Iseo antistanti Monte Isola per 1.550 bottiglie che, nel lago, restano a una atemperatura costante di 5 gradi, così come la pressione resta fissa a 4 bar, protette dalla luce e dall’influenza delle fasi lunari, mentre le correnti  accarezzano le bottiglie, svolgendo un naturale remuage.

A luglio 2019 il nuovo metodo di maturazione del vino in acque lacustri è stato sposato anche dal Comune  di Nemi e da quello di Ariccia, in provincia di Roma, proprio per lanciare una nuova denominazione, la Doc  Roma, appunto. Fino a marzo di quest’anno 300 bottiglie di vino hanno riposato sui fondali del lago di Nemi, posizionate da una squadra di una ventina di subacquei del gruppo il gruppo Under Water Team Italy capitanati da Josè Amici, partiti dal centro ittico Catarci. Obiettivo dichiarato dell’iniziativa, condotta dal Comune di Nemi in collaborazione con Coldiretti Roma e con l’azienda agricola Monte Due Torri, è di migliorare la conservazione del prodotto in assenza di ossidazione, senza luce e con una temperatura costante. La Doc Roma è una nuova denominazione riconosciuta dalla Camera di Commercio il quale disciplinare prevede la produzione di questa tipologia di vino con i vitigni di Montepulciano e Cesanese. “Il lago di Nemi è conosciuto in tutto il mondo per aver conservato e custodito per 2000 anni le due navi imperiali di epoca romana volute dall’imperatore Caligola – spiega Alberto Bertucci, sindaco di Nemi che detiene le chiavi dei lucchetti che sigillano le cassette – Per questa sua capacità di conservazione, l’amministrazione comunale con l’azienda agricola Monte Due Torri ha messo in atto un’iniziativa che unisce molti aspetti sia dal punto di vista naturalistico, sia sotto il profilo storico ed enogastronomico”. Nemi è conosciuta nel mondo per le due navi imperiali romane attribuibili all’imperatore Caligola (37-41 d.C.), affondate nelle profondità del lago di Nemi, recuperate in una impresa archeologica condotta dal 1928 al 1932 dopo il completo prosciugamento del bacino d’acqua (qui scopri il dettaglio dell’operazione). Il recupero fornì uno dei contributi più importanti alla conoscenza della tecnica navale romana. Le imbarcazioni sono conservate nel Museo che venne completato solo dopo il trasporto delle navi nel 1940. Una grave ferita resta riguardo a quell’importante ritrovamento: nel 1944 un incendio distrusse il museo e le navi. A provocarlo furono i nazisti che occupavano l’area.

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