Andrea Guolo, amico nonché giornalista e autore di “Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida”, è stato premiato sabato 26 novembre a Milano (Circolo della Stampa) come vincitore del premio “Cronista dell’anno 2011”, dedicato alla memoria di Guido Vergani. Si è imposto nella sezione carta stampata, quale autore di una serie di servizi pubblicati dal settimanale La Conceria sulle scarpe tossico/nocive vendute nei negozi della Chinatown milanese.
Il premio è stato consegnato dal direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli (presidente della giuria) e dalla presidente del Gruppo Cronisti Lombardi, Rosi Brandi.
“Scarpe al veleno”, si legge nella motivazione. “Nel cuore di Milano i negozi di Chinatown espongono e vendono per pochi euro falsi made in Italy, falsi vero cuoio e falsi vera pelle. Di vero c’è solo il contenuto di cromo esavalente, sostanza altamente cancerogena per chi ne viene a contatto. Dall’inchiesta giornalistica nasce un filone investigativo che sfocia in sequestri e denunce, ma soprattutto nella scoperta delle minacce terribili che il mercato del falso e le politiche di dumping sui prezzi portano alla salute di ignari consumatori. Il reportage di Andrea Guolo incarna il rigore dell’attività di cronista e dimostra una volta di più l’imprenscindibile funzione sociale del giornalismo legato ai fatti e alla ricerca”.
Per l’autore si tratta del terzo riconoscimento del 2011, dopo il premio “Penna d’Oca”, primo classificato nella sezione editoria (con Gian Omar Bison), per il libro “Uomini e Carne. Un viaggio dove nasce il cibo” (editore Franco Angeli), e dopo essere stato finalista al premio “Comunicare la coscienza imprenditoriale” con un capitolo di “Mafie in pentola”, dedicato al vino Centopassi e titolato “La mafia passa, il vino resta”.
«Con emozione e gratitudine ricevo questo premio importantissimo”, dichiara Andrea Guolo, “che è il risultato di un bel lavoro di squadra. C’è un forte collegamento tra il mio impegno professionale nei due diversi ambiti, moda e cibo: la passione nel raccontare e documentare il lavoro che sta alla base di un prodotto, la necessità di informare il consumatore su ciò che acquista e il rischio che un acquisto inconsapevole possa avvantaggiare la criminalità organizzata. Sono le stesse motivazioni che stanno alla base del testo di Mafie in pentola».
Bravo Andrea.