BEVENDO DA SOLO SOTTO LA LUNA
Se al cielo non piacesse il vino
in cielo non ci sarebbe la stella del vino.
Se alla terra non piacesse il vino
sulla terra non ci sarebbe la fonte del vino.
E se al cielo e alla terra piace
non c’è nulla di disdicevole ad amarlo.
Si dice che il vino chiaro si può paragonare al santo
e quello scuro al saggio.
Ai santi e ai saggi piace bere.
Perché cercare allora l’immortalità?
Con tre bicchieri si comunica con il Tao,
con un moggio ci si fonde con la natura.
Incontro il piacere solo nel vino
ed è inutile dirlo al sobrio.
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SOTTO LA LUNA, UN FESTINO SOLITARIO
Seduto lì tra i fiori, con la brocca di vino –,
festino solitario, privo di amici intimi –,
elevo il mio boccale e invito il chiar di luna.
Insieme all’ombra, poi, saremo in tre,
giacché la luna non si negherà al bere.
E mentre l’ombra seguirà il mio corpo,
intanto, al fianco suo, io scorterò la luna.
La via della gaiezza termina a primavera;
mentre la luna ondeggia, al mio canto, qua e là.
Ed ha un sussulto l’ombra, fremendo, alla mia danza.
Da sobri, noi viviamo di una gioia comune;
quando poi, nell’ebbrezza, ciascuno si disperde.
Noi tre, per sempre uniti, vagando senza affetti,
infine, in lontananza, saremo alla Via Lattea.