SAN DAMIANO AL COLLE (PV), 23 maggio – «Ho sboccato il metodo classico 15 giorni fa: 52 mesi sui lieviti, quando vuoi sei il benvenuto». Tramite le messaggerie dei social network, ogni tanto, mi arrivano anche inviti come questo. Voi che cosa fareste? Io do un colpo di telefono al mittente e, pochi giorni dopo, mi presento davanti alla cantina di Alessio Brandolini. Siamo a Boffalora, la località più elevata di San Damiano, che merita un salto anche solo per la vista: spettacolare, malgrado il pomeriggio uggioso.
Alessio ha trentatré anni e, di faccia, ne dimostra pure meno; in compenso, l’attività che oggi porta il suo nome ha compiuto 142 anni. Fu il bisnonno Carlo a iniziare la coltivazione della vite nel 1873, in questo stesso luogo; la proseguirono nonno Aristide e papà Costante, che per Alessio forse vedeva un futuro differente. Dopo il diploma di ragioniere, Alessio sembrava infatti destinato alla facoltà di Economia e commercio: curiosità, passione e familiarità con la vigna e la cantina ebbero però il sopravvento. Risultato: altro che fiulòt (ragazzino, in dialetto), sono al cospetto di un dottore (magistrale!) in Scienze viticole ed enologiche, allievo di Attilio Scienza.
Gli studi e i numerosi viaggi didattici in Italia (Chianti, Langhe, Franciacorta, Valtellina, Valpolicella, Montalcino, Bolgheri) e Francia (Borgogna, Bordeaux) hanno chiarito presto e bene le idee al giovane enologo/vignaiolo, che ha concentrato le risorse della propria azienda (poco meno di 10 ettari vitati) su pochi vitigni: caso raro, in Oltrepò Pavese. Alta densità d’impianto, basse rese in mosto, uso della chimica di sintesi ridotto al minimo, lunghe macerazioni caratterizzano i vini prodotti, che già da qualche anno sono recensiti dalle guide più attente. Alessio non apprezza il sistema delle denominazioni e indicazioni d’origine – fonte di troppi adempimenti e oneri per i piccoli produttori -, preferisce che i suoi vini siano ricordati per nome e cognome: il suo.
Date le dimensioni compatte, visito la cantina velocemente. C’è tutto comunque, dalle vasche di cemento vetrificato “anni Settanta” – esaltate all’epoca, poi neglette, ora tornate in auge – a un paio di autoclavi per i vini frizzanti, dalle barrique alle pupitre, che qui non sono decorative: la rotazione delle bottiglie di metodo classico è effettuata da un collaboratore esperto e dallo stesso titolare.
L’identificazione fra cantina e maison è assoluta: salgo una scala ed entro nel salotto di casa, che all’occorrenza si trasforma in sala di degustazione. Un generoso vassoio di salame di Varzi e coppa piacentina mi dà il benvenuto, il che non guasta.
Di Brandolini ho già potuto apprezzare i tre rossi da uva croatina: Il Cassino, Bonarda vivace tipica e perfetta come vino quotidiano, Il Soffio, Bonarda ferma più strutturata e – soprattutto – Il Beneficio, riserva la cui morbida speziatura data dall’affinamento in barrique è sapientemente equilibrata, in acidità, dal saldo di un 15% di barbera.
Per questo mi ha promesso «novità e qualche sorpresa».
Parto con il metodo classico del messaggio Facebook di cui sopra: si chiama Luogo d’agosto, come il vigneto da cui nasce. Pinot nero in purezza, extra brut (o, se volete, nature: siamo sui 3 g/l di residuo zuccherino), vendemmia 2010, sboccatura metà aprile 2015. Bel colore intenso, unghia appena ramata; naso fragrante, profumo d’uva appena raccolta. In bocca è fresco, di sapidità marcata e buona persistenza.
Scopro la prima sorpresa che Alessio mi ha riservato: stappa lo stesso vino sboccato lo stesso giorno, ma del millesimo 2011: risulta più lieve al naso, ma al palato svela un’intensa e gradevole nota agrumata, unita a una freschezza promettente.
Passo al metodo classico rosato, battezzato Note d’agosto. Sempre da uve pinot nero in purezza del 2010, stessa sboccatura del bianco, ha un colore davvero splendido e i netti profumi di piccoli frutti rossi invitano all’assaggio, di piena soddisfazione per l’equilibrio di freschezza e morbidezza (qui il residuo zuccherino è di circa 7 g/l). Ribes ed erbe aromatiche le note più caratteristiche al gusto.
La seconda sorpresa del produttore è gemella della prima e anche le Note d’agosto 2011 risultano incoraggianti.
È il momento del Bardughino 2014, bianco secco da malvasia di Candia in purezza, coltivata nella vigna omonima. Al naso la delicata aromaticità dell’uva di provenienza si sposa a sentori fruttati (pera, albicocca) e lievemente balsamici; coerente la bocca in un vino leggero e inconsueto, che mi piace molto.
L’ultimo assaggio del giorno è anche la terza sorpresa di Alessio, che per me apre una bottiglia non ancora in commercio: si chiamerà Al Negrés 2012, pinot nero in purezza da cloni borgognoni. Sul mio taccuino, mentre con la destra pizzico l’ultima fetta di salame di Varzi rimasta nel vassoio, riesco a scrivere solo un aggettivo: “Clamoroso!”.
E tanto basti.
Info:
Azienda agricola Alessio Brandolini
Frazione Boffalora 68
27040 San Damiano Al Colle (PV)
Tel. e fax: 0385 75232, mob.: 339 1619222
E-mail: info@alessiobrandolini.com
Sito web: alessiobrandolini.com
Pagina Facebook: Azienda agricola Alessio Brandolini