Michel Rolland: «Il vino? Tutta questione di passione, amore e curiosità»

«Il vino è come lo sport, senza sfide è noioso. Il Sagrantino è una varietà bellissima e molto interessante da lavorare. Marco Caprai è il punto di riferimento per il Sagrantino e ho sposato subito il challenge di volerlo far diventare uno dei grandi vini e vitigni dell’enologia mondiale. Devo dire però che anche il Merlot Belcompare che stiamo facendo a Montefalco sta dando dei gran bei risultati». Michel Rolland, l’enologo di fama internazionale unanimemente riconosciuto come il maître à penser del vino mondiale, ha raccontato così la sua collaborazione, nata cinque anni fa, con l’Azienda agricola Arnaldo Caprai di Montefalco, dove ieri sera era l’ospite d’onore di una cena in cantina organizzata per la presentazione dell’edizione italiana del suo libro Il guru del vino, edito da Edizioni Ampelos.

Tra un piatto e l’altro del menu cucinato da Gianfranco Vissani, Rolland ha snocciolato aneddoti e punti di vista sul mondo del vino: la sua visione, ad esempio, per il comparto enologico italiano è quella della necessità di sviluppare il mercato domestico, oltre che di guardare all’Asia, mercato dove i prodotti made in Italy secondo l’enologo possono crescere bene. Marketing, secondo Rolland, è la parola d’ordine per le imprese del vino, oltre che il rafforzamento del valore del brand e la continua ricerca di innalzare la qualità dei vini.

«Rolland è l’uomo che meglio di tutti interpreta il gusto dei consumatori nel mondo e per questo, cinque anni fa, l’ho voluto come nostro consulente – spiega Marco Caprai dell’Azienda agricola Arnaldo Caprai -, con lui possiamo veramente pensare di fare quell’ulteriore salto di qualità con l’obiettivo di fare numeri importanti anche a livello turistico». Ne sa qualcosa Caprai che negli anni Ottanta ha intuito il potenziale di un vitigno dimenticato come il Sagrantino e, assieme all’Università di Milano, ha lavorato incessantemente per il suo rilancio riuscendo a costruire contemporaneamente anche una rinascita di tutto il territorio.

Rolland, che è il re dell’assemblage (cioè di vini prodotti con uve di vitigni differenti), in Umbria si sta invece mettendo alla prova con i monovarietali: Sagrantino in primis, ma anche Merlot, Pinot Nero, Sauvignon, Chardonnay.  «Il Sagrantino – sottolinea Rolland – è un vitigno che ha personalità marcata, ma è possibile educarlo e indirizzarlo. Nel mondo del vino si ha successo quando si è in grado di proporre qualcosa di originale e il Sagrantino ha la capacità di essere unico. Devo dire però che anche il Merlot Belcompare che stiamo facendo a Montefalco sta dando dei gran bei risultati». Non da meno il Pinot Nero Malcompare, che sta già ottenendo bei riscontri da parte della critica. Rolland non è nuovo a questi successi, il suo palma res in 45 anni di carriera è impressionante, ma nel suo libro racconta soprattutto la sua storia personale, quella di un figlio di viticoltori destinato a subentrare nella proprietà di famiglia, ma voleva di più: con un pizzico di fortuna, tanta determinazione e una buona dose di coraggio questo ragazzo del Libournais è diventato l’enologo più ricercato e mediatico del pianeta.

 

Un profilo caratteriale che emerge, pagina dopo pagina, e che delinea un uomo che afferma che «a settant’anni non si hanno poi molti più sogni da realizzare», ma il suo sguardo tradisce le parole e fa intravedere nuovi progetti all’orizzonte. Lo conferma anche quanto racconta nella prefazione del suo libro: «Ho iniziato con l’enologia quando tutto doveva ancora essere inventato e testato. Ho avviato, nonché accompagnato, i più grandi cambiamenti nella viticoltura e nella vinificazione. Ho viaggiato ai confini del mondo, in tutte le latitudini, per minare le convinzioni dei dubbiosi. Ho assemblato diversi vitigni che si pensava fossero inconciliabili. Ho scoperto terre che si pensava fossero ingrate e sulle quali oggi spuntano orgogliosi ceppi di vite. Ho incontrato uomini singolari che avevano a cuore l’idea di produrre vini unici, di gran carattere, in paesi dall’improbabile destino viticolo. L’entusiasmo è ciò che dà luce alla vita. Lo ripeto spesso: nulla si può intraprendere se non si nutre un forte desiderio e se non si guarda oltre il tempo presente».

Il vino? «Tutta una questione di passione, amore e curiosità», conclude Rolland. Tre ingredienti fondamentali tanto per l’enologo francese, quanto per Marco Caprai. Lunga vita a chi cavalca, e non teme, l’impeto della passione; a chi trova coraggio nell’amore, non paura; a chi rompe le righe con la curiosità. Perché, come diceva Plutarco,

“la mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”.

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