Il settore della birra artigianale è in forte crescita nel nostro Paese, tanto che Coldiretti parla addirittura di 1.900% di micro birrifici negli ultimi dieci anni.
Secondo i dati di Assobirra tra il 2010 e il 2014 il dato è quasi raddoppiato, sono passati da da 186 a 443 e oggi sono oltre 600 i piccoli stabilimenti artigianali che hanno sede in Italia e rappresentano quasi il 3% della produzione nazionale. Sono quindi una realtà importante che è stata in grado di garantire oltre 1.500 nuovi posti di lavoro, soprattutto giovanile. In termini di fatturato, sottolinea Unionbirrai, oltre il 60% dei birrifici guadagna tra i 100mila e gli 800mila euro, e oltre il 51% si avvale di personale a tempo indeterminato. E a crescere sono anche i volumi prodotti, 445 mila ettolitri in media in un anno, +2,2% rispetto al 2011 e pari al 3,3% degli ettolitri totali di birra prodotti in Italia.
Sempre secondo Assobirra, la birra si beve tutto l’anno e addirittura sono stati 2,4 milioni di ettolitri quelli bevuto durante le feste natalizie. I consumi sono pressoché raddoppiati da 16,7 a 29 litri procapite in pochi anni. e la “bevanda rinfrescante” di allora è al centro della curiosità del pubblico femminile, dato che l’Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici di birra in Europa (6 su 10), pur mantenendo il minor consumo procapite e un approccio a questa bevanda nel segno della moderazione e del consumo a pasto. La birra è la bevanda alcolica preferita dagli under 54 (secondo uno studio Ipsos-AssoBirra) e nell’80% dei casi viene bevuta “a pasto”, quindi in modo responsabile e secondo uno stile di consumo definito “Mediterraneo”, ossia senza eccessi e in maniera consapevole. Sempre secondo Coldiretti sono oltre 30 milioni gli appassionati consumatori di birra per un consumo procapite annuo di 29 litri, molto poco rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l’Austria 107,8, la Germania 105, l’Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82. La birra italiana vola però all’estero con le esportazioni praticamente triplicate negli ultimi dieci anni con un aumento record del 28% nel 2015.
Il nostro Paese resta il mercato con i maggiori volumi di import di birra (pari a 6milioni e 175mila ettolitri nel 2013), complice anche una competizione fiscale sleale da parte di vari paesi europei, fondata su norme nazionali poco rigorose sulla denominazione del prodotto (gradi plato) che permettono di commercializzare a prezzi molto competitivi (e con una tassazione più bassa) birre di minor qualità, che rischiano di mettere fuori mercato gli operatori italiani.