Alcuni ricercatori hanno individuato una proteina che sembra essere il barometro dell’amore: è l’Ngf (Nerve growth factor, fattore di crescita nervoso scoperto da Rita Levi Montalcini), cui è riconosciuta una funzione di sviluppo, protezione e rigenerazione delle fibre nervose.
Nel loro studio, 58 neo-innamorati tra i 18 e i 31 anni sono stati confrontati con altrettante persone impegnate in rapporti di lunga durata e con un gruppo di single: il livello di Ngf nel loro sangue era decisamente maggiore che negli altri due gruppi ed era tanto più alto quanto più il sentimento era forte (l’intensità della passione è stata misurata con una specifica scala). Dopo un anno, chi di loro era rimasto assieme mostrava un grado di Ngf paragonabile a quello dei single e di chi aveva una relazione consolidata, segno che il coinvolgimento iniziale era svanito.
È probabile che sia questa proteina a determinare l’euforia tipica dell’amore romantico, che provoca uno “scombussolamento” anche a livello cerebrale ma con effetti positivi: visto che l’Ngf protegge le cellule nervose dal deterioramento, si è anche ipotizzato che innamorarsi in tarda età possa ridurre il rischio di sviluppare demenza senile.