Roberto Giacomoni lascia la presidenza di La Vis Sca, dopo ben 22 anni trascorsi alla guida della cantina lavisiana. A prendere il suo posto è uno dei consiglieri del cda, Vittorio Brugnara. Ufficialmente, il passaggio di carica è stato voluto da Giacomoni, che «aveva espresso da qualche tempo la volontà di dimettersi per motivi personali che gli impediscono, con questo specifico incarico, di dedicarsi completamente all’azienda in un momento tanto delicato». Ufficiosamente, però, questo pare più il primo passo verso l’uscita dello storico presidente dai giochi del Gruppo, nell’occhio del ciclone del Piano Pedron, ovvero delle linee strategiche tracciate dal consulente Emilio Pedron chiamato dalla Federazione delle cooperative del Trentino per rilanciare il comparto vitivinicolo locale. Visti i debiti ingenti del Gruppo La Vis, Pedron, non più tardi di due mesi fa, aveva suggerito la totale dismissione di tutti gli investimenti di La Vis: cessione di Cesarini sforza e Casa Girelli a Cavit, vendita delle due tenute toscane, quindi «ritorno a ruolo di cantina sociale di primo grado di grande eccellenza, come lo era in passato», secondo il consulente ex numero uno del Gruppo italiano vini. Di teste che dovevano saltare, se ne era già parlato qualche mese fa, ed ora questo cambio di presidenza pare iniziare ad avvalorare il presentimento. Ma è solo un sentiment, perché, come detto, la cantina ufficialmente motiva la decisione come «un aumento di figure che possono contribuire alla buona realizzazione del piano di rilancio di La Vis, che gli amministratori stanno mettendo a punto e che sarà presto presentato ai soci nel corso di un’assemblea prevista per le prossime settimane». Il contributo del neo eletto Brugnara sarà, secondo i vertici, decisivo sotto il piano delle competenze economiche e finanziarie, viste le sue precedenti esperienze nel settore bancario. Ed a lui, il consiglio di amministrazione, che giovedì sera ha votato all’unanimità il suo nome come presidente, ha affidato in primis «di completare il piano di rilancio dell’azienda con il suo Gruppo». Oltre a quanto già annunciato dal Corriere del Trentino, dell’intenzione della cantina di istallare una nuova linea di imbottigliamento dove trasferire l’attività di Casa Girelli, vendendo così l’area di Viale Verona a Trento (di cui la cantina sta attendendo la conversione da industriale a residenziale), pare concretizzarsi sempre di più, come prima mossa del colosso lavisiano, la vendita delle tenute toscane, in Chianti ed in Maremma, Villa Cafaggio e Poggio Morino, che, da sole, potrebbero arginare le sofferenze di bilancio. E gli acquirenti, potrebbero già esserci: il Gruppo italiano vini. Brugnara, però, la prende alla larga: «Il Piano Pedron non prevede la vendita dei nostri gioielli. Prevede che la cantina esamini la sua situazione e con coerenza adotti quelle delibere che servano a riportare l’azienda in equilibrio». Quali siano, le delibere, non è ancora dato sapere.
Quanto a Roberto Giacomoni, resterà all’interno del cda della cantina e mantiene tutti i suoi altri incarichi, che lo vedono al vertice sia del Gruppo La Vis, sia di Cesarini Sforza e di Casa Girelli. Almeno per il momento.
(mio articolo sul Corriere del Trentino di oggi)